Il percorso
Quella di oggi potrebbe essere la prima puntata di una (ri)scoperta a piedi del Cilento costiero. Non è la prima volta che intraprendo questo piacevole sentiero e come sempre ne approfitto per godermene i frutti. Il mio “campo base” è il porto di Agropoli. Non è particolarmente vicino alla stazione ferroviaria ma è il miglior punto di partenza per dirigersi verso sud preferendo la costa alla strada regionale (ex SS267), che soprattutto d’estate è trafficatissima. Avendo il mare di fronte ed alla mia destra la spiaggia su cui dalla rupe si affaccia il centro storico dell’antica Akropolis, mi dirigo alla mia sinistra; alla rotonda svolto ancora a sinistra e percorro la strada che sale lungo la collina, seguendo le chiare indicazioni per la Baia di Trentova. In pochi minuti sono su Via S. Francesco, panoramicissima. Da qui, anche in condizioni climatiche non ottimali, la costa d’Amalfi, i monti Picentini, la piana del Sele, ed i più vicini monti Soprano e Sottano riservano uno spettacolo mozzafiato. Lungo la panoramica incrocio prima un’antica torre d’avvistamento medievale (barbaramente ristrutturata ed abitata da privati) e poi lo scoglio su cui il santo di Assisi avrebbe predicato ai pesci, dice la legenda, estenuato dalla cocciutagine degli agropolesi…
La strada, panoramicissima e piacevole, prosegue fino ad affacciarsi sulla Baia di Trentova, dove di frequente mi è capitato di campeggiare, approfittando della magnifica baia come punto di partenza per escursioni sul Monte Tresino, quello che costeggerò anche oggi. Alla mia destra la breve strada che conduce alla spiaggia. Qui le possibilità sono due: scendere, facendo un breve tratto via spiaggia, o proseguire innestandosi subito sullo sterrato. Importante: nel caso si preferisca la prima opzione, tornare sul percorso principale è facilissimo; è necessario prendendo uno dei brevi sentieri che ascendendo dalla spiaggia reincrociano il sentiero maestro più avanti. Io preferisco la seconda delle due opzioni, dunque avanzo di una ventina di metri e prendo lo sterrato alla mia destra, facilmente riconoscibile perché si trova tra una viale alberato evidentemente privato (a destra) ed un ampio spazio sterrato (a sinistra) utilizzato come parcheggio libero, soprattutto nei mesi estivi. Io stesso ci ho dimorato in camper, in carovana con altri amici fricchettoni!
La strada sterrata in questione si chiama ufficialmente “strada interpoderale Sauco-Pastena-Tresinoa”, nome sconosciuto ai più; per l’ente Parco del Cilento è classificata come Sentiero di Trentova (lungo la baia) e Sentiero dei Trezeni nella parte successiva. Da qui in poi seguo con facilità lo sterrato lungo la costa rocciosa; qui, anche se non ne approfitto, è possibile di fare il bagno nel noto “Vallone”, poco amato dalle famiglie, adorato dagli amanti della pace. Non che le famiglie non amino la pace ma qui parliamo di una pace differente. Lungo il percorso il panorama è rasserenante, la macchia mediterranea è divina e padrona, le piante aromatiche esplicitano ignare la loro presenza; è possibile anche cogliere del mirto: bacche per fare l’infuso, foglie da utilizzare come spezia. Una nota importante: attenzione ai cinghiali. Nelle stagioni opportune se ne possono incontrare o udire e, com’è noto, l’incontro con un cinghiale può essere potenzialmente pericoloso. Superata abbondantemente la prima metà del percorso su sterrato, l’itinerario attraversa l’azienda agricola San Giovanni. Qui mi rinfresco approfittando della fresca fontana e della gentilezza dei fattori. All’uscita dall’azienda il percorso è meglio battuto -qui transitano i mezzi dei fattori- e molto rapidamente raggiungo di nuovo l’alto della costa rocciosa da cui mi affaccio sull’altro versante del monte Tresino, quello che dà sulla frazione Lago del Comune di Castellabate. La strada punta decisamente verso il basso ed in pochi minuti sono di su strada asfaltata, in una zona a vocazione evidentemente balneare ma piuttosto tranquilla. Anche in questo caso non devo fare altro che proseguire lungo la strada maestra, fra pochi piccoli lidi, qualche negozio d’alimentari ed una manciata di rozze villette.
A questo punto è necessario prestare massima attenzione poiché c’è una deviazione, si trova in corrispondenza del Lido dal Pincio che è davvero poco segnalato. Svolto a destra per Piazzale dei Rocchi proprio in direzione del lido e giunto alla spiaggia vado verso sinistra ed attraverso una breve passerella fino ad incrociare una nuova strada asfaltata, Via Lungomare Bracale. Qui comincia ufficialmente la frazione Santa Maria di Castellabate. Proseguo dritto, alla rotonda mi tengo a destra, passo tra la “gru” (a destra) ed il “molo” (a sinistra) del minuscolo cantiere navale e poi ancora ancora dritto sul lungomare. Al primo incrocio (con possibilità di svolta a sinistra) è possibile scegliere se proseguire lungo il mare o dirigersi verso il corso. Qualora si scelga di andare verso il corso è necessario svoltare a sinistra e percorrere la strada finché, nell’impossibilità di andare dritto si svolta a destra e si prosegue nuovamente dritto in direzione del Corso Matarazzo. Io, essendo un “abitué” della zona, stavolta preferisco seguire il lungomare: non devo fare altro che continuare dritto lungo il largo marciapiede che costeggia la scogliera. Camminando sul lato rigorosamente pedonale si aggiunge la piccola darsena su cui affacciano le arcate de Le Gatte oltrepassate le quali si giunge alla bella spiaggia su cui affacciano il piccolo borgo sorto attorno al Santuario di Santa Maria a Mare, alcuni palazzi storici ed una medievale torre di vedetta.
Da qui, via spiaggia, raggiungere la frazione San Marco è questione di dieci minuti. Da lì poi è possibile prendere il sentiero che al pari di quello appena concluso, cince il promontori di Monte Licosa, passando per l’omonima punta (e isolotto con faro annesso) e raggiungere la località di Ogliastro Marina, nota per la famosa spiaggia delle tartarughe.
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