Anello della Valle del Cugino e del Monte Tamone
Mappato da José (Compagnia dell’Anello)
Viste le previsioni meteo rinunciamo al programma langarolo e torniamo sui sentieri di Bernezzo, così ben tracciati dagli Amici dei Sentieri Bernezzesi, per un nuovo giro ad anello nella Valle del Cugino con apice sul Monte Tamone, che, nonostante la quota non elevata, rappresenta un ottimo belvedere su buona parte della pianura cuneese e sull’arco alpino.
Parcheggiata la macchina sulla piazza dei lavatoi di Bernezzo (572 m), imbocchiamo via Vigne, quindi a destra ,via del Mulino e dopo poche centinaia di metri deviamo a sinistra per risalire un viottolo non asfaltato verso la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo.
Aggirato l’abside della chiesa, scendiamo a destra nel bosco, su un sentiero ben mantenuto, fino a raggiungere via Alpi che seguiamo fiancheggiando il Centro Recupero Animali Selvatici per poi proseguire verso la sorgente Magnesia e svoltare a destra in mezzo a prati verdeggianti, fiancheggiati da rossi papaveri e con davanti, in alto, il Monte Tamone.
La strada non asfaltata sembra finire nel cortile di una fattoria, ma subito prima del cancello una traccia nel prato conduce prima a destra e subito dopo, a sinistra, lungo la recinzione che percorriamo accompagnati dall’abbaiare rauco e “costipà” del cane di casa.
Qui inizia il “sentiero Diego”, percorso intitolato a Diego Basano, un bravo biker che si allenava su queste colline, morto in un pre-gara nell’astigiano ad appena 17 anni di età.
Il sentiero comincia ad inerpicarsi dentro il bosco alla destra della cava di calce di Bernezzo, attiva dagli anni 70 nel Vallone del Cugino.
Si tratta del più grande giacimento in Italia di dolomia di elevata qualità, una calce purissima, destinata all’industria siderurgica e al comparto della produzione di fibra di vetro. Tra l’altro la ditta estrattrice si è impegnata a ripristinare il fronte di estrazione e negli ultimi anni sono stati piantumati migliaia di alberi tra betulle, aceri, ciliegi e pini per mascherare la cava e ripristinare l’habitat del Vallone del Cugino dove vivono diverse specie di animali, come ben documentato dalle fototrappole piazzate nel bosco e le cui immagini sono disponibili sul sito internet degli Amici dei Sentieri Bernezzesi.
Lasciatici alle spalle il rumore della cava, ci inerpichiamo sul sentiero di Diego e del percorso del Vallera Trail, in mezzo al bosco di vecchi castagni fino a raggiungere il sito della Cava di onice presso la casa di caccia denominata “el Casin Bianch”, tra i valloni Nubiera e Cugino, dove negli anni ’50 venne scoperta la presenza di onice, prezioso calcedonio usato per “soagnè le ca dje sgnor”, come ampiamente descritto nel cartello in 4 lingue affisso nel sito. Cava abbandonata in seguito anche per l’impurità del calcedonio.
Procediamo nel fitto bosco, prima di castagni e poi di noccioli, su sentiero reso a volte estremamente scivoloso dalle recenti piogge che hanno finalmente ravvivato alberi e sottobosco, infatti superiamo dapprima un ricco tappeto di mughetti affiancato da un prato di viole e più in alto di saponaria.
Raggiungiamo un trivio dove affrontiamo il sentiero al dritto in mezzo al bosco di noccioli con sottobosco ancora ricco di fiori. Il sentiero prosegue ripido e dopo aver aggirato alcuni salti scivolosi raggiungiamo la grande croce della cima del Monte Tamone (1393 m).
Questa è la terza croce portata sulla cima: la prima venne costruita a Valgrana e portata a spalle dai fedeli il 4 luglio 1901, la seconda venne eretta nel 1933 alla presenza del vescovo, che raggiunse la cima “an sel gropon d’en mul “, e infine la croce attuale in acciaio inossidabile posta il 18 giugno 2001; segno dei tempi: il numero riportato di fedeli che assistettero alla posa delle croci, dai 4000 nel 1901, ai 2500 del 1933 per finire con 1700 nel 2000 (notizie riportate dal cartello in 4 lingue posto in cima).
Lo spettacolo in questa magnifica giornata di sole sulla pianura cuneese ripaga la fatica. Lo sguardo abbraccia l’Alpe di Rittana, il Beccas del Mezzodì, la Rocca Radevil, i monti Grum e Bram e tutta l’arcata di cime fino al Monviso.
Intanto si alza il vento ed iniziano a comparire nubi minacciose che ci invitano a ripartire verso l’altro versante del Vallone del Cugino. Scendiamo rapidi verso le Funse su una comoda mulattiera che più in basso raggiunge la strada nei pressi di una baita dove deviamo a destra, quindi superiamo altre due belle baite ben ristrutturate affiancate da una bellissima fioritura e raggiungiamo in breve l’incrocio delle Funse (1274 m) dove si incontrano le strade che salgono da Canavasse e Chiot Rosa.
Deviamo a sinistra e subito incontriamo il cippo dedicato a Diego Basano. Il sentiero prosegue quasi pianeggiante per un lungo tratto in mezzo alle betulle e a magnifici faggi sulla lunga dorsale che divide la Valle di Sant’Anna dalla Valle del Cugino, imbocchiamo a destra il Yeti Trail (cartello indicatore), superiamo, tenendo la sinistra, il bivio per Bagot fino a raggiungere l’alta croce della Pitonera (1314 m) quasi invisibile in mezzo ai folti rami degli alberi che ormai la circondano.
Scendiamo nella fitta faggeta incontrando magnifici esemplari di faggio per proseguire su sentiero pianeggiante evitando di salire il sentiero che porta alla cima del Bric del Cugino ma tirando dritto fino a raggiungere un soleggiato punto panoramico con due panchine in legno ideali per la sosta pranzo. Il tempo pare tenere e ci permette una sosta tranquilla in faccia alla cima del Tamone con la croce che brilla sotto i raggi del sole.
Ora non ci rimane che affrontare la lunga e ripida discesa diretti alla Chiesa della Maddalena.
Superiamo due bivi del Giro delle Borgate e raggiungiamo Rinerme (1101m), una borgata di ruderi a formare quasi una piazzetta nel bosco.
Proseguiamo nel bosco di castagni, raggiungiamo prima Giurdana (1046 m) e subito dopo un bellissimo posto panoramico, le Panchine Giordana (1025 m) con una vista spettacolare su Cuneo e la pianura fino alle Langhe.
Più in basso deviamo a sinistra verso la Chiesa della Maddalena, (cartello direzionale), che raggiungiamo subito dopo. Si tratta di una cappella del 1000-1100 con vista su Bernezzo, rifatta nel 1700 con la costruzione del nuovo portico e con il campanile a lato della cappella.
Continuiamo la discesa fino a raggiungere l’ampio spazio verde retrostante la chiesa dei SS Pietro e Paolo dove chiudiamo l’anello odierno. Passiamo ad ammirare la bella facciata della chiesa per scoprire che nel 1763 fu consacrata dall’eminentissimo vescovo fossanese Josepho Morotio (un lontano parente di uno di noi?!).
A questo punto non ci rimane che raggiungere le auto terminando questo piacevole giro in allegra compagnia, ormai incuranti delle nubi sempre più scure che si affacciano su Bernezzo.
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