Traversata da Bèvera a Ventimiglia
Mappato da Adriano (Compagnia dell’Anello)
Torniamo in Valle Roia per provare una delle poche escursioni che l’orario attuale dei treni da Cuneo permette. Premesso che oggi (22 dicembre) è il giorno del solstizio d’inverno, cioè il giorno più corto dell’anno, non è consigliabile addentrarsi in percorsi troppo lunghi. Scegliamo quindi, con mia moglie Maria Teresa, dopo essere saliti sul treno che parte da Cuneo alle 6:41, di scendere all’ultima stazione prima di Ventimiglia, cioè Bèvera, dove il treno arriva alle 9:09.
Siamo i soli a scendere a Bèvera (Beura in ligure), frazione del comune di Ventimiglia, in provincia di Imperia situata alle pendici sud-est del monte Pozzo, verso la confluenza dell’omonimo torrente con le acque del fiume Roia. Non per niente il toponimo Bèvera aveva in origine il significato di “corso d’acqua dove si abbeverano le greggi”.
Ora, zaino in spalla, per arrivare sul crinale che divide la Valle Roia dalla Val Nervia dobbiamo risalire per circa due chilometri la statale del Colle di Tenda per deviare poi, superata la località Porra, a destra sulla provinciale per Verrandi e La Colla. E’ questo certamente il tratto più sgradevole di tutto il percorso poiché la strada, nonostante il traforo del Tenda chiuso, è abbastanza trafficata e non ci sono marciapiedi o corsie per pedoni o ciclisti che permettano di transitarvi a piedi in sicurezza.
Con un sospiro di sollievo giungiamo al predetto bivio e attacchiamo la salita, abbandonando quasi subito la provinciale 92 di Verrandi, per proseguire sulla stradina che sale ripida sulla destra tra boschi e ulivi verso Trinità e Brunetti.
Con il panorama che si amplia sulla dorsale opposta verso il confine francese sovrastata dal Monte Grammondo, giungiamo sulla sella (387m) del crinale affacciato sulla Val Nervia incrociando il percorso AV (Alta Via dei Monti Liguri) che ci accompagnerà per un lungo tratto. Svoltiamo a destra e, sul limitare di un’antica vigna di Rossese, vitigno dal quale si ricava il rinomato Rossese di Dolceacqua (la prima DOC della Liguria), ci aspettano i fiabeschi Calanchi di Terre Bianche, cioè una serie di spettacolari guglie candide erose in maniera suggestiva dal ruscellamento sulle tenere rocce argillose che affiorano presso la sella.
Proseguiamo ora su sentiero che risale, tra la macchia mediterranea, la cresta Nord del Monte Baraccone, camminando per lunghi tratti immersi tra gli arbusti di profumato rosmarino fiorito frequentato (siamo a dicembre!) dal ronzio di api e bombi alla ricerca di polline e nettare.
La cima del Monte Baraccone (515m), punto più elevato dell’odierno percorso, caratterizzata da un cippo e da un immancabile ripetitore, permette un’ampia veduta sulla Val Nervia con Dolceacqua e il castello dei Doria e sulla Val Roia con l’abitato di Bèvera, nonché sulle cime circostanti arrivando fino alle Alpi occidentali.
Scendiamo sul crinale Sud su buon sentiero che si nota praticato dai bikers, confidando in una traccia che la mappa indica come possibilità per scendere alla Cappella di Madonna della Neve, ma non trovando traccia di tale bivio, proseguiamo sul bel sentiero raggiungendo il Monte Caria (333m), trivio di tralicci dell’alta tensione, da cui scendiamo verso un gruppo di villette in località Ciacca trovando con sorpresa il sentiero sbarrato da un cancello, ma per fortuna con possibilità di passaggio mediante apertura manuale tramite un chiavistello.
In breve raggiungiamo la provinciale 69 o strada degli Olandesi, con bel panorama sulla costa di Camporosso Mare, e da questa risaliamo per un chilometro e mezzo fino alla Cappella di Madonna della Neve (353m), una chiesetta rosa nascosta tra i cipressi e gli ulivi, dove ci concediamo una meritata sosta per rifocillarci. La cappella, costruita a metà del XV secolo, pare abbia avuto origine, secondo la leggenda, dal ritrovamento in una giornata nevosa, da parte di un cacciatore, di una statuetta della Madonna in onore della quale la comunità locale eresse la cappella nel luogo del ritrovamento ponendo la statuetta sull’altare.
Ritemprati dalla sosta, riprendiamo il cammino avviandoci verso Ciaixe (in dialetto significa pianoro). In saliscendi, costeggiando vari casolari tra l’abbaiare dei cani, attraversiamo la provinciale proveniente dalla statale del Tenda raggiungendo la sella (428m) nei pressi del Monte delle Fontane. Proseguiamo sulla strada militare affiancata dall’ingresso di un bunker e di numerose diroccate casermette. La strada scende fino al distacco sulla sinistra del percorso che raggiunge Ventimiglia attraverso la località San Giacomo, ma noi proseguiamo sulla destra ove la strada aggira le pendici meridionali del Monte Carbone giungendo ad una sella caratterizzata da una nutrita batterie di arnie e nei pressi un gregge al pascolo con relativi cani tenuti a bada dal giovane pastore.
Ora il percorso parte su strada e parte su sentiero è tutto in discesa e perviene al sottopasso della stazione di Ventimiglia dove alle 18:49 ci aspetta il treno che ci riporterà a Cuneo.
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