Partiamo da Ca’ Lamari (wwoof host) imboccando un sentiero che scende tra la vegetazione a sinistra del cancello. In caso di maltempo questo primo tratto può essere un po’ scivoloso. Sulla destra, dall’alto dei suoi 20 metri e dei suoi 25 milioni di anni, ci osserva il Sasso di Sant’Andrea, solida dimora del falco pellegrino. Continuando a seguire i segnali bianchi e rossi arriviamo nei pressi del Mulino di Livia, a 441 s.l.m. i cui ruderi sulla sinistra, all’ombra di querce e castagni, ancora ci parlano di vite e fatiche non troppo lontane nel tempo. Incontriamo un ponticello di legno su un piccolo torrente, il Rio Grande: senza farci intimorire dal nome lo attraversiamo e proseguiamo seguendo dei cartelli del Parco Regionale dei Sassi di Rocca Malatina verso Montecorone. In primavera, se avrete la fortuna di farvi accompagnare da un esperto di botanica o siete appassionati di erboristeria, fare questo sentiero affincato da boscaglie e calanchi vi richiederà un po’ di tempo in più: sarà come passeggiare in un’enciclopedia delle piante, ed ogni angolo avrà una nuova pagina da sfogliare: in maggio prevalgono i colori violetti: di qua l’orchidea piramidale (Anacamptis pyramidalis), e poi tante tante Poligale (Polygala spp.), ti puoi imbattere poi nell’astragalo (Astragalus spp.), nella simpatica glubularia (Globularia spp.), nell’ottima lupinella (Onobrychis vicifolia). E poi tante graminacee.
Il sentiero comincia a salire, seguendo sempre segnalazioni bianco-rosse: sulla destra, arroccato su un cocuzzolo vediamo l’antico borgo di Montecorone (www.montecorone.it), in cui un gruppo di case e palazzi, come un pugno chiuso, da più di 500 anni sembrano sorreggere la chiesa di Santa Giustina che lo sovrasta. Voltandoci, rivediamo sul versante opposto la fattoria di Pietro, come uno scoglio orgoglioso opposto all’avanzare del tempo. Il percorso, costeggiato di ginestre, sale sino ad incrociare una strada ghiaiata che imbocchiamo a sinistra, in direzione del borgo di Ca’ di Toti, che poco dopo attraversiamo. La strada diventa asfaltata e dopo poco arriviamo al Borgo di Tizzano con un agriturismo (wwoof host) che continua in quella che in queste vallate è stata per secoli la principale attività, la castanicoltura. Incontrando lungo il percorso dei castagni secolari, vediamo nella cura con cui vengono conservati un ringraziamento all’albero generoso che ha sfamato intere generazioni. Dietro di noi si vede tutta la catena del Monte Cimone e del Monte Cusna. Sorpassate delle piantagioni di vecchi ciliegi svoltiamo a destra imboccando Via Lamizze. La strada passa accanto a un agriturismo con ordinate file di lavanda e un curioso allevamenti di bisonti irlandesi, si scende in una conca con larghi prati punteggiati da peri selvatici e noci, poi all’altezza del numero 473 di Via Lamizze giriamo a destra verso Borgo Fontanini (wwoof host, www.borgofontanini.it ) che raggiungiamo poco dopo. Qui c’è come un concentrato di bellezze italiche: come in dipinto, una torre, una casa-torre e una casa fortificata costruite a partire dal ‘400 e ora ben ristrutturate, dominano la campagna, dove ancora la mano dell’uomo lascia spazio al selvatico. Lasciamo Borgo Fontanini girando le spalle all’ingresso della torre e prendendo il sentiero che, a una biforcazione, sale tra un bosco di castagni. Dopo una cinquantina di metri giriamo a destra a un bivio scendendo leggermente. Il sentiero passa quindi in un boschetto di abeti, è ben visibile, ma non molto pulito, attenzione alle ortiche. Sbuchiamo dopo poco su un campo, e giriamo a sinistra, poi attraversiamo l’area cortiliva di un paio di case. Costeggiamo il cimitero e un parco cittadino in cui gli ampi e secolari castagni rinfrescano le estati dei villeggianti saliti qui a Monteombraro dalla pianura. Lasciamo il cimitero sulla sinistra e proseguiamo verso destra sulla strada asfaltata. Arrivati sulla via principale giriamo a destra verso la farmacia. Dopo circa 40 metri giriamo a sinistra, scendendo, ma proseguendo dritto per 20 metri si incontra la fermata del bus 656 e 671 che porta a Bologna. Lasciamo la piscina sulla sinistra e continuiamo sulla strada asfaltata in discesa (Via Fontaneda) per più di un chilometro. Costeggiamo la famosa piscina di Montembraro. La strada poco dopo è ombreggiata da grandi aceri montani. All’altezza del numero 1754 , quando sulla sinistra incontriamo Ca’ di Sancio, voltiamo a destra in una strada bianca e arriviamo dopo pochi metri all’ecovillaggio Consolida (wwoof host). Se vi prenderete il tempo di fare due chiacchere con la famiglia che da vari anni sta animando questo progetto, vi parlerà di sovranità alimentare, permacultura, autosufficienza, condivisione e vi porterete via una visione di mondo più positiva, più giusta, più armonica e, volendo, una quantità di sapere sull’agricoltura non indifferente. I botanici possono ammirare con quanta energia qui intorno prosperano equiseto e valeriana, segni di grande umidità del suolo. Attraversiamo la caotica vitalità dell’aia, con la yurta colorata, e incrociamo subito una carrareccia che imbocchiamo andando a sinistra. Dopo una ventina di metri entriamo, svoltando a destra, in un castagneto. Saliamo per il castagneto e arriviamo in un prato con alberi da frutto e una casa disabitata (la Campola), che oltrepassiamo. Continuiamo in leggera salita lasciandoci sulla destra un capannone e il chiasso delle oche e sulla sinistra l’orto e un laghetto. Terminato il campo, anziché proseguire lungo il sentiero tagliamo sulla destra salendo in maniera più decisa e costeggiando il campo sulla destra. Sorpassato un boschetto arriviamo a Malprevisto. A dispetto del nome, arrivare qui può essere un imprevisto molto piacevole: sulla destra ci accolgono i colori e gli odori del campo di erbe officinali, disposte una accanto all’altra con finta casualità, in un’oasi di biodiversità in cui l’amore e la cura per le piante traspare anche dalla libertà che vien loro concessa di crescere come sanno.
Dal 2006, gli Strulgador (wwoof host) trovano dalla natura in questo angolo di Appennino le risorse per occuparsi di medicina alternativa: quando la scienza e la bellezza si sposano.
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