Il nostro itinerario parte da piazza XXIX maggio: percorriamo via Vittorio Emanuele, lungo la quale incontriamo la Collegiata di Santa Maria Assunta e l’antistante piazza Bernardino da Siena, in fondo alla quale osserviamo una porta con un affresco. Riprendiamo la via, che ci conduce fuori dal centro del paese e che in corrispondenza di una rotonda diventa via Roma, lambita da filari di tigli.
La percorriamo, fino a quando confluisce con la più trafficata via Bellosguardo: la attraversiamo e imbocchiamo via Toti, passando sopra un ponticello. La via a un certo punto diventa più stretta e sterrata, passando accanto ad un campo da calcio e costeggiando un ruscello da cui proviene un piacevole concerto di rane. Ne approfittiamo per ammirare la valle e le Apuane che si intravedono alla nostra sinistra. La stradina si immette in via XXV Aprile, che prendiamo verso sinistra, e che lasciamo poco dopo per via Bottaro, una strada sterrata sulla destra, in corrispondenza di un capannone: la si segue, e a un certo punto troviamo un ponticello, che dobbiamo attraversare e mediante il quale entriamo in una zona boschiva.
Dopo non molto siamo di nuovo su una strada asfaltata (via delle Grotte), in corrispondenza di un campo da calcetto e una chiesina (Sant’Andrea apostolo), e le indicazioni “Francigena Roma” ci guidano verso sinistra, e subito dopo verso destra, salendo lungo via della Fornace. La strada passa accanto ad una dimora storica di un certo fascino, sotto un ponticello, e alla fine riemerge sulla strada asfatlata: la si percorre fino al tornante a destra, dopo di che un sentierino sale sulla destra, piuttosto stretto e reso impervio dalla vegetazione e dall’umidità, che, snodandosi all’interno di un uliveto, alla fine porta ad una serie di gradini che ci conducono direttamente al paese di Montemagno.
Qui si potrebbe proseguire per la strada asfaltata SP1, ma seguendo le indicazioni della via Fancigena deviamo sulla destra in corrispondenza di un grosso parcheggio, dal quale una strada in salita costeggiata da filari di cipressi (indicata come via Carlo Magno, poi via del Leccio) ci conduce alla borgata di Licetro: ci troviamo ad un crocevia contrassegnato da un’edicola votiva. E’ qui che attraversiamo la via principale e riscendiamo sul fianco opposto per una stradina lastricata, che si stringe e diventa presto sterrata, aprendo una bella panoramica sulla piccola vale sottostante (si intravede il lago di Massaciuccoli oltre le colline). Lo stradino scende e confluisce su una strada asfaltata e a tratti cementata, che si prende verso sinistra (da notare sulla sinistra una casa completamente immersa nella vegetazione).
Al confluire di questa stradina in via Pioppetti, procediamo verso sinistra (scegliamo quindi il percorso “Valpromaro”, contrassegnato in rosso sul cartello della relativa indicazione), scendendo in località Vallone, passando accanto ad una chiesa. E’ tempo di reimmettersi sulla strada provinciale, che percorriamo per un lungo tratto, passando sotto un filare di tigli, accanto al torrente Promaro. Arriviamo al paese di Valpromaro, deviando sulla destra dove ci si può ristorare in un bar: proseguendo, si passa accanto a un simpatico Rottweiler che minaccia di balzare fuori dalla recinzione. Subito dopo si imbocca una strada sterrata, proseguendo dritti, che passa in una zona semiboschiva e ci risparmia il traffico della provinciale.
Lo stradino ci porta su via del Molino II, che inizia a salire in un bosco; dopo la salita, troviamo un ampio piazzale, e prendiamo la strada asfaltata verso destra, raggiungendo il paese di Piazzano. L’atmosfera del paesino è molto piacevole, ed il panorama che si vede sulla destra non è da meno, con paesini e caseggiati adagiati sul monte antistante. Piazzano si snoda lungo una sola via, e alla fine del paese c’è la chiesa, che costeggiamo sulla destra, scendendo verso il cimitero; è subito dopo il cimitero che, in corrispondenza di una cappella, si prende la strada sterrata che scende sulla destra, svoltando poi a sinistra in corrispondenza del bivio (la francigena è segnalata, ma il cartello verde si mimetizza fra la vegetazione).
La strada scende nel bosco, fino a sfociare in una strada asfaltata (via delle Gavine) che percorriamo verso destra: poco dopo troviamo la chiesa di San Michele Arcangelo, datata al 1175, che si adagia sulla riva di un ruscello e sulla quale è ancora apposta la lapide originale con la scritta che attesta la donazione da parte di Federico Barbarossa. Dall’altra parte della strada sorgeva una volta un ospitale per accogliere i pellegrini, che vide svolgersi un delitto alla fine del XVIII secolo (a rimetterci le penne fu l’ospitaliera).
La medesima strada ci conduce al paese di San Macario Monte, prima, e San Macario in Piano poi: è qui che, in corrispondenza della chiesa di S.Jacopo Apostolo, lasciamo via delle Gavine per prendere, a sinistra, via della Chiesa XXIII. Questa ci porta a ridosso di un argine, che seguiamo, e non abbandoniamo nemmeno quando un ponte alla nostra sinistra scavalca l’argine. Traversiamo il borgo di Ponte San Pietro e, dopo la chiesa di San Pietro (sempre lui) Apostolo, ci troviamo sulla sinistra il ponte omonimo che attraversa il fiume Serchio. Dopo il ponte, andiamo a sinistra e proseguiamo per la strada sterrata, via della Scogliera, che costeggia il fiume (a fare da padroni ci sono i grossi platani), e la percorriamo fino a quando non arriviamo ad un viadotto bianco: la lasciamo, prendendo via del tiro a segno verso destra, e siamo nella città di Lucca.
Proseguiamo e poi prendiamo ad un incrocio via Cavalletti verso sinistra: sarà lei a portarci fin sotto le mura, permettendoci di entrare nel centro storico per porta San Donato. Andiamo sulla destra e prenciamo via Vittorio Emanuele II. In corrispondenza di piazza Napoleone, verso destra raggiungiamo piazza del Giglio e imbocchiamo via Duomo, che ci conduce alla destinazione finale del nostro itinerario: il Duomo di San Martino.
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