Dalle indicazioni lette e ricevute ci si prepara ad affrontare il guado del fiume Calore, il quale sembra debba avvenire in corrispondenza della confluenza col Mele, ruscelletto guadato nella tappa precedente; ma la quantità di acqua e la forza della corrente in quel punto ci fanno pensare che forse dobbiamo spostarci un po’ a monte: il pescatore aveva detto che, in corrispondenza del passaggio, il fondo sale un po’ e l’andatura dell’acqua è tranquilla; ma più a monte la foresta di ortiche e rovi che ci separa dal fiume si fa sempre più ampia e fitta; le sponde in quel punto sono sostanzialmente verticali e anche dall’altro lato non c’è un approdo ragionevole. Torniamo sui nostri passi, mi tolgo le scarpe e provo ad avvicinarmi al fiume, ma già a riva l’acqua sembra essere molto profonda (da superare il ginocchio), inoltre il fondo è pericolosamente instabile e sprofondo nel fango fin oltre la caviglia…Ultimo tentativo che proviamo a fare è andare in corrispondenza dei piloni del Ponte Rotto, ma qui il letto si fa più stretto e il fiume decisamente più impetuoso!
L’acqua molto torbida anche nei punti più calmi, infine, non ha aiutato ad avere una misura seria della profondità in mezzo al fiume.
Il desiderio di fare il guado era veramente fortissimo, per questo abbiamo tentato tutto il possibile andando su e giù per la riva per più di un’ora, ma abbiamo dovuto desistere. Il mancato guado ci costringe ad una variante lunga ed impegnativa e quando sei costretto a prendere una strada diversa da quella dove vorrebbero portarti i tuoi desideri, la fatica è doppia!
Passiamo così dal paese Calore, superiamo il fiume sul ponte e cominciamo le salite serie dell’Appennino. Fino a Passo Mirabella sono salite senza soluzione di continuità, più o meno pendenti, ma inesorabili. Ogni tanto qualche sosta per bere e, piano piano, arriviamo su. Ci avevano detto che dopo il Passo sarebbe andata meglio… ma già dall’altimetria del nostro tracciato sapevamo che non era vero.
Ci fermiamo nell’area archeologica di Aeclanum, anche in questa troviamo domus, terme, botteghe, basolati, una fullonica (che insieme ad un canale di scolo delle acque termali è l’unica struttura riconoscibile, perché il resto è invaso dalla vegetazione); in fondo al percorso un insediamento cristiano con resti dell’abside di una basilica e il fonte battesimale.Scopriamo inoltre dai custodi che sulla locandina è disegnato il tracciato dell’Appia antica, messo in luce da uno scavo in cui risulta che la sede stradale dell’Appia Antica ha due corsie, una per ogni senso di marcia; altro che piccola stradina di poca importanza…! Ci segnalano inoltre che poco più su, nei sotterranei di un palazzo cinquecentesco ex sede di una distilleria storica, è stato scavato un altro tratto di strada, venuto alla luce durante la realizzazione di un garage; se citofoniamo è possibile vederla; e noi quindi andiamo a citofonare… e la abbiamo vista! Scopriamo poi il culto della dea Mefitis, per cui decidiamo di andare a trovare anche lei. La strada continua in salita senza troppe sorprese, a volte vale la pena fare dei tagli a volte no; finchè prendiamo la deviazione per le Mefiti. Il posto è spettrale: nel bel mezzo della Campania felix troviamo un laghetto ribollente di non più di 40 m di larghezza, il cui immediato intorno è completamente desertico e velenoso, e per questo inavvicinabile. Le esalazioni sono letali, quindi è possibile vederlo solo dall’alto; e c’è stato chi ha scelto questo posto per andare a suicidarsi nel sonno…Secondo Virgilio si tratta della seconda bocca dell’Ade, a questa poi venne associato il nome della dea.
Nella strada del ritorno riprendiamo il tracciato e, in compagnia di qualche sporadica (ancora per poco) pala eolica, arriviamo a destinazione. Sulle mappe era indicato il paese di Guardia Lombardi e, a seguire, quello di Borgo le Taverne; non ci era molto chiaro a quale dei due appartenesse il nostro agriturismo “Amico Mio”: e infatti arriviamo ad un unico paese e sul cartello bianco c’è scritto Taverne di Guardia!
Ottimo agriturismo e ottima cena preparata dalla signora, con prodotti totalmente di propria produzione a cominciare dalla pasta fatta in casa (grano di produzione propria), per finire con una buonissima torta e un impagabile liquore di foglie di amarene. Serata di chiacchiere coi proprietari, da queste parti sempre accoglienti, disponibili al dialogo e loquaci!
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