“Uscito di casa vedo un merlo fermo su una tegola, sotto la pioggia battente. Immobile. Serafico. Le sue penne impermeabili lasciano scivolare altrove le gocce d’acqua… E io? Perché mi preoccupo tanto?”.
Chia e Bomarzo sono due paesi molto vicini tra loro, ma una distanza d’altro tipo li rende lontanissimi. E’ la distanza formata dalla storia degli uomini che hanno vissuto questi luoghi. Una distanza fatta di tempo e non di spazio. Camminare da Chia a Bomarzo significa fare circa 15 km a piedi, ma anche viaggiare nel tempo per millenni perché questi sentieri furono calcati da preistorici, villanoviani, etruschi, romani, uomini medievali, rinascimentali…
Ralph Waldo Emerson nel 1950 scriveva che “la terra è tutta memorandum e firme”, perché gli uomini, camminando, lasciano le loro impronte sui sentieri, come in una sorta di scrittura andante e collettiva. Ebbene camminare tra Chia e Bomarzo è come leggere un libro scritto e riscritto da migliaia di uomini per migliaia di anni e allo stesso tempo lasciare lì la propria firma.
Il percorso
Il percorso inizia dalla piazza principale di Chia, Piazza Garibaldi. Si va dunque in salita verso l’uscita del paese e dopo breve si svolta a destra per Via del Lavatoio. Dopo una facile salita si gira ancora a destra per Via degli Scopelliti anche se la strada dritta conduce ugualmente verso la nostra destinazione. Svoltare a destra però significa fare la strada più bella e panoramica che ci darà subito la possibilità di avere uno sguardo d’insieme su ciò che stiamo per affrontare. Costeggiamo infatti la rupe che dà sulla valle, proprio sul ciglio. Alla nostra destra l’Umbria e le sue montagne. In basso Mugnano, paesello arroccato su di una collina che toccheremo di striscio. Sotto di noi la forra e davanti l’altra collina, che percorreremo per intero, ma nel verso opposto. Dopo cinque minuti di cammino trovate un bivio a cui bisogna svoltare a destra e subito vi si aprirà la vista sul Castello di Chia, del 1200, appartenuto dal 1970 al 1975 a Pier paolo Pasolini e negli anni passati affidato dagli eredi, per le attività culturali, al Gruppo Archeologico Roccaltìa. Arrivati sulla strada ortana bisogna svoltare a destra e percorrere trecento metri di strada asfaltata, che passa con una massicciata sopra al torrente castello, che scava la forra nella quale tra poco ci inoltreremo.
Subito dopo il ponte infatti prendiamo a destra per il Parco Le Cascate di Chia, parco oggi a pagamento (visitate il link per info e fatevi dare le chiavi all’ingresso per superare il cancello posto sotto il Castello Pasolini, altrimenti no0n potrete proseguire). Seguiamo il tracciato andando sempre dritti, non curanti del primo sentiero sulla sinistra che ci condurrebbe proprio sotto la Torre di Chia. Giungiamo così alle splendide cascate dove Pasolini girò la scena del battesimo di Cristo nel Vangelo secondo Matteo, riproducendo il fiume Giordano e in cui per la prima volta (nel 1963) vide quella che poi diventerà la sua dimora.
Questa zona è costellata di gore, canali, condotte per l’acqua in quanto rappresentava la zona produttiva del suddetto castello. Proseguendo infatti lungo il torrente si giunge ad un arco che affaccia sulle cascate, per poi passare dentro ad un tunnel ricavato dalla morfologia del luogo e andando sempre dritti si passa in prossimità di un primo mulino, memore di antiche storie di quotidianità, dedicato alla lavorazione del grano. Il sentiero, così bello da far scrivere a Pasolini che “qui l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia…” costeggia il torrente tra massi erratici ed edere che si arrampicano lungo le pareti di peperino. Si giunge così ad un secondo mulino, utilizzato per l’olio e poi ad una grotta probabilmente usata da pastori. Infine si arriva al congiungimento con un altro torrente, il Fontana Vecchia. Sopra di noi il castello.
Superato il ponticello (e il cancello) proseguiamo per il sentiero che incomincia a salire e notiamo subito un nuovo tipo di scrittura del sentiero: il basolato. Bellissimo. Usato dagli abitatori di Bomarzo per raggiungere i mulini, fino a cinquanta anni fa ancora funzionanti. Il sentiero sale dunque e dopo breve si raggiunge un altopiano, non prima di aver superato però un punto panoramico che affaccia sulla valle e da cui il mitico Thomas Ashby, nel 1912, fotografò il castello. Siamo nel punto opposto rispetto al sentiero iniziale.
Percorriamo il sentiero, ben evidente, per circa dieci minuti, fino a raggiungere una radura (campeggia un cartello che indica la nostra provenienza: la Torre di Chia). Qui, all’altezza dell’area pic-nic noi prendiamo il sentiero che va in piano e va dritto, dal momento che il sentiero che sale a sinistra ci porta al campo sportivo di Bomarzo, mentre quello che scende a destra, come indicato da un secondo cartello, ci porta ai resti archeologici di Santa Cecilia, che però noi visiteremo successivamente e giungendo da un altro sentiero. Camminiamo così per circa 15 minuti costeggiamo il ciglio della rupe fino a quando, in prossimità di un evidente sentiero che va a sinistra e che ci porterebbe direttamente a Bomarzo, lasciamo la strada e prendiamo un sentierello a destra. Qualche passo e siamo davanti alla tomba di Musetto, un cavallo evidentemente tanto amato da qualche abitante del luogo.
Facendo molta attenzione a non scivolare seguiamo il sentiero che scende ripidamente e che ci porta in pochissimo ad una splendida casa ipogea, con una brevissima deviazione a sinistra. Continuando sulla stessa strada il sentiero si posiziona sotto ad una rupe di peperino (alla nostra sinistra) e ci conduce in un luogo straordinario e ricco di fascino: la piramide etrusca. Inutile stare qui a spendere ulteriori parole: questo luogo parla di uomini che operarono qui più di mille anni fa. Salendo sui gradini della piramide si gode di un panorama indimenticabile.
Proseguendo nella stessa direzione degli scalini a scendere si trova facilmente il sentiero che va seguito, al primo bivio, a destra (da qui inizia un tratto segnato di rosso e bianco). Camminiamo per circa venti minuti (passando sopra ad un taglio di frana molto suggestivo) e arriviamo, accolti da enormi sassi di peperino caduti nel bosco chissà in quali notti silenziose del tempo, a Santa Cecilia, dove possiamo ammirare tombe, pestarole e cippi di pietra.
Scendendo a valle per un sentiero ben evidente (ma che diventa il letto di un ruscello dopo breve) giungiamo, in circa 15 minuti, ad una strada sterrata usata dai cacciatori, bella larga, che in altri 15 minuti sempre di discesa ci riconduce sulla riva sinistra del Torrente Castello. Usciti da un cancello (sempre aperto) si prende una strada battuta per poi lasciarla in prossimità del suo allontanamento dal ruscello. Noi infatti, per ammirare altri segni del tempo, dobbiamo semplicemente costeggiare il corso d’acqua e camminare tra i noccioleti.
In circa dieci minuti infatti si arriva ad una diga con un foro da dove esce l’acqua veementemente. Il sentiero, inoltrandosi in un noceto, ridiventa visibile e ci conduce proprio sotto Mugnano. Quando saremo a trecento metri circa in linea d’aria dalla torre di Mugnano c’è una svolta a sinistra in salita. La imbocchiamo e giriamo subito a sinistra e poi ancora a sinistra. Qui facciamo una visita alla Domus Dejana, dove, immersi in una splendida natura e in un’atmosfera rilassante, si può praticare, tra le altre cose, anche Arte Terapia, Tai Chi Chuan, musica e teatro, attraverso laboratori e incontri(www.domusdejana.org).
Tornati al sentiero lo proseguiamo in salita a destra e andiamo sempre dritti, noncuranti delle deviazioni che incontreremo. La strada passerà dentro a delle tagliate, a zig-zag, continuando a salire, poi vi ritroverete in cima all’altopiano. Davanti a voi il Monte Cimino. A destra Bomarzo, la meta. Seguite dunque il basolato etrusco, una strada meravigliosa costeggiata da sassi simili a pietre miliari. Dopo essere passati vicino ad una torretta dell’Enel giungiamo nella zona nuova di Bomarzo, lo stadio e la strada asfaltata. Giriamo a destra quando troviamo una strada carrabile abbastanza frequentata e scendiamo in paese. Una breve salita e siamo dentro la porta del borgo vecchio.
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