Magritte direbbe di questo percorso: “Questo non è un percorso”. Di seguito riporteremo lo stesso le indicazioni, ma non vanno assolutamente seguite per fare un’escursione. Servono come promemoria, servono come elemento di continuità per il Giro della Tuscia, servono per indicare una possibile via da aprire, ma laggiù nella forra non ci sono i segni orientativi necessari per poter passare. Il tutto perché oggi abbiamo sbagliato il punto del guado del Rio Vicano e sbagliare anche una sola volta significa perdersi, perché credi di essere in un punto e invece non ci sei, con tutti i riferimenti alterati. Ciononostante siamo andati avanti, tra spine possessive, ulteriori guadi e grandine improvvisa. Ed è per questo che il racconto sarà, per la prima volta in prima persona, per dare l’idea di quello che si è fatto oggi e non si dovrà fare mai più, come fosse un ricordo…
Il percorso
Siamo andati tra i vicoli di Civita Castellana fino a trovare l’estremo del paese che affaccia sulla forra, passando per Via della Tribuna e Vicolo Febo. Alcune belle e panoramiche scale ci hanno condotto giù verso la strada delle macchine e poi a sinistra per cinquanta metri e ne abbiamo imboccate delle altre, verso la chiesa di Santa Maria delle Piagge (foto). A sinistra della Chiesa siamo scesi per una strada sterrata che ci ha condotti al ponte sul Rio Vicano, subito dopo del quale abbiamo preso la prima a destra e ci siamo inoltrati nella forra. Dopo essere passati dentro ad una proprietà privata ed aver chiesto il permesso la strada continuava ed è così che l’abbiamo percorsa fino a che una discesa a destra non ha intercettato nuovamente il Rio, oltre il quale c’era un ponte di legno con un corrimano, ma il ponte era appoggiato alla riva opposta e non era utilizzabile, pur dandoci l’impressione di essere nel punto esatto dove dover passare il torrente. Ed è stato così che vista la non grande profondità del Rio ci siamo cimentati in un guado, senza scarpe e pantaloni, con l’acqua che arrivava fino alle ginocchia. Oltre di esso siamo andati a sinistra lungo le rive seguendo un sentiero per almeno 300 metri fino ad incontrare un ruscello secondario. Guadato anch’esso ci siamo infilati nella fitta boscaglia, proprio mentre una ventata forte preannunciava l’arrivo della pioggia. Seguendo l’esile indicazione del gps e di un bit rimasto fortunatamente nella cache che segnava ancora il sentiero di qualche santo utilizzatore di openstreetmap, abbiamo intercettato il sentiero che saliva, proprio quando la pioggia si trasformava in grandine. Andando sempre dritti, al principio in salita e poi in piano, siamo arrivati nei pressi di Pizzo Iella, il cui nome ci ha fatto capire il perché di molti avvenimenti. Poi per almeno 4 chilometri siamo andati in piano e siamo arrivati ad un bivio a cui abbiamo girato a sinistra. Da lì abbiamo trovato il ponte che ha attraversato nuovamente il Rio e la forra e che con la seconda a destra ci ha portato a Castel Sant’Elia.
Magritte direbbe di questo percorso: “Questo non è un percorso”. Di seguito riporteremo lo stesso le indicazioni, ma non vanno assolutamente seguite per fare un’escursione. Servono come promemoria, servono come elemento di continuità per il Giro della Tuscia, servono per indicare una possibile via da aprire, ma laggiù nella forra non ci sono i segni orientativi necessari per poter passare. Il tutto perché oggi abbiamo sbagliato il punto del guado del Rio Vicano e sbagliare anche una sola volta significa…
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