La Stalingrado del Giro della Tuscia, questo è la Faleria – Civita Castellana. Nessuno dei paesani la dà per percorribile. Ai lati hai forre di trenta metri, che qui chiamano giustamente Canion. Davanti un altro sbarramento naturale che fa paura: il fiume Treja, che ti accompagna in alcuni tratti col suo frastuono. Il tutto avvolto da una vegetazione rigogliosa, pressante e selvaggia, che ti toglie il respiro, dove i sentieri sono segnati dal caso. Ma se resisti a tutto questo e credi che nonostante tutto si possa arrivare… allora ascendi a Civita Castellana, la Stalingrado del Giro della Tuscia.
Il percorso
Avendo il palazzo-castello di Faleria alle spalle andiamo sulla sinistra e poi scendiamo in una strada da dove partono delle cantine che costeggiano il dirupo. Dopo qualche centinaio di metri sarete già in grado di godere del profilo di Faleria e di qualcosa di assolutamente unico: la vegetazione di edere ha già inglobato molti dei vecchi edifici di pietra, dando vita come a delle sculture vegetali. Quando arriverete nei pressi di una porcilaia prendete il sentierino che sale a sinistra e non il principale a destra. Arrivati su ai noccioleti li costeggiamo alla loro destra, seguendo il tratturo. Da qui, dopo non molto, dato che la strada sale lenta ma costante, potrete ammirare tutto un ampio paesaggio: i monti Cimini, il Monte Rocca Romana, la nostra meta Civita Castellana e addirittura Soriano nel cimino e il suo castello. Giungendo alla strada bianca, che va imboccata a sinistra e percorsa per 5 chilometri, potrete vedere il Soratte molto da vicino a destra. Alla fine di questa bella e lunga strada bianca giungerete a Castel Paterno, dove lo strapiombo vi impedisce di andare avanti. Qui a destra troverete le rovine della fortificazione costruita da Ottone III (foto).
Tornando indietro di circa 500 metri, all’altezza di una roulotte e varie recinzioni per animali, c’è un sentiero che scende a destra e che si infila nella forra. Arriviamo così ad un piccolo piazzale dove troviamo a destra un sentiero abbastanza nascosto ma evidenziato anche da un cartello (foto) che ci indica appunto Civita Castellana. A sinistra invece continua a scendere la strada principale. Passeremo così sopra ad un taglio di frana e poi, seguendo l’esile sentiero, dopo un altro cartello (foto) giungeremo ad un ruscello, che va guadato facilmente. Attenzione perché da qui in poi bisogna seguire le indicazioni di plastica bianca e rossa lasciate sapientemente sui rami da qualcuno (foto) e si consiglia dunque di studiare bene il percorso gpx prima, nel caso non si trovassero più. Queste conducono infatti a zig zag per il bosco fino ad una macchia di ginestre e poi ad un tratturo che incontriamo in un bivio a T. Qui giriamo a sinistra in discesa e sempre facendo riferimento al gpx attraversiamo un ampio prato (foto) dall’atmosfera magica. Costeggiandolo a destra giungerete ad una sbarra verde, oltre la quale c’è la nostra sterrata. Percorrendola vedrete arrivare le forre di Civita Castellana e le prime abitazioni, in uno scenario rimasto intatto da secoli.
Al bivio andate a destra e sarete sulla Flaminia, strada delle macchine, ma molto ampia e poco pericolosa. Dopo il ponte salite a sinistra per l’antica via e al bivio successivo a destra. Questa era l’originario accesso alla città, arroccata e fiera.
La Stalingrado del Giro della Tuscia, questo è la Faleria – Civita Castellana. Nessuno dei paesani la dà per percorribile. Ai lati hai forre di trenta metri, che qui chiamano giustamente Canion. Davanti un altro sbarramento naturale che fa paura: il fiume Treja, che ti accompagna in alcuni tratti col suo frastuono. Il tutto avvolto da una vegetazione rigogliosa, pressante e selvaggia, che ti toglie il respiro, dove i sentieri sono segnati dal caso. Ma se resisti a tutto questo…
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