Friedrichshafen – Ludwigshafen

Ovvero Del lento dileguarsi della coscienza

Non sempre quello che ci accade è immediatamente disponibile per un’elaborazione ragionata che prenda la forma di un racconto e già intravedo, ora che mi metto sul foglio a scrivere, quanto sarà difficile per me spiegare questi ultimi 60 km di cammino trascorsi sulle rive del Bodensee. Sono state giornate semplici, sia per quanto riguarda le strade da trovare, sia per gli alloggi, sia per il tempo atmosferico, sempre fresco e sereno. Giornate volate via in un soffio, già dimenticate, o meglio sarebbe dire vissute inconsciamente. Forse la mia mente, dopo molti giorni di pressione e lavoro, si è lasciata andare ad un periodo di riposo, aiutato dallo scorrere dei paesaggi, come un film su cui posare lo sguardo e scordarsi del resto delle cose. Sarà stata la vista ininterrotta del lago, grande e calmo, dai colori accesi ma non aggressivi, sarà stata l’ospitalità di queste famiglie diverse da tutte quelle incontrate finora in Germania, dove la felicità sembra davvero esistere in un equilibrio tra consapevolezza e responsabilità, oppure semplicemente il naturale passaggio, dopo tre mesi e mezzo di viaggio, ad una nuova fase del cammino, ma qui in questi giorni tutto è assomigliato ad un remotissimo sogno. I nomi dei luoghi, già così simili tra loro, si sono confusi inevitabilmente. Riuscirò in futuro a ricordare con precisione quale fosse la chiesa di Friedrichshafen rispetto a quella di Ludwigshafen? O quale sia la differenza tra Uhnteruhldingen e Oberuhldingen? Chiedo a Marina: “Che strada abbiamo fatto ieri?” e insieme non riusciamo a ricordare, o comunque ci mettiamo del tempo, mentre i ricordi dei primi mesi erano così chiari e lucidi e perfino adesso, al richiamo del nome Gubbio o Belluno o Reutte, le immagini scattano sull’attenti e gli aneddoti sono pronti per essere raccontati. “Domani dove saremo?” chiede Marina e io debbo prendere la mappa per risponderle, mentre solo qualche giorno fa avrei potuto recitare a memoria la sequenza delle tappe da dover ancora affrontare come un soldato farebbe con la propria missione.

Succedono poi altre stranezze: d’improvviso, mentre cammino e senza un apparente motivo, mi ritornano alla mente altri luoghi, come dei proiettili che mi colpiscano da lontano. Sono sensazioni che si svegliano dal sonno della coscienza e risalgono velocissime in superficie, che mi lasciano senza parole. Perché quest’immagine di Lucera di tre anni fa? O di Terracina la scorsa estate? O questo ricordo di quando ero ragazzo? Cetacei che affiorano dalle acque e paralizzano il mondo di fuori con la loro divina presenza. Sembra che il magma della mente sia in assestamento. Che mondi separati si vogliano parlare, creando connessioni che forse un giorno sfoceranno in un racconto sensato delle cose.

Così è trascorso il tempo in questi ultimi giorni, mentre lo sguardo si posava su migliaia di bici e ciclisti, centinaia di papere, chioschi, barche a vela, vigneti e paesini. Forse non sono mai stato così simile a Bricco come in questi giorni. La sua mente dev’essere qualcosa di simile, un impasto di immagini e sensazioni.

Ora siamo a Ludwigshafen, ultimo paese prima di inoltrarci nella Foresta Nera, un nome che inquieta quanto i segreti del proprio sé più recondito e misterioso. Da qui, ieri, ci siamo voltati indietro e abbiamo potuto vedere, contro luce, tutta la lunghezza del Bodensee, confusa in una luce chiara ma non accecante, con le Alpi ormai definitivamente lontane a fare solo da sfondo. Dopodiché abbiamo tolto i nostri vestiti da escursionisti e ci siamo immersi nel lago, per sciogliere definitivamente noi stessi nelle grandi acque dell’esistenza.

Friedrichshafen – Ludwigshafen

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