Anello del Cauri, da Grange di Pradleves
Mappato da José (Compagnia dell’Anello)
Importante anello oggi in Valle Grana per giungere alla bella dorsale che da Caraglio risale fino alla Rocca Cernauda costituendo lo spartiacque con la Valle Maira, percorrendola nel tratto più suggestivo sulle verdi praterie attornianti il Monte Cauri e il Colle della Margherita.
L’appuntamento odierno è a Caraglio dove incontriamo Franco, un nuovo amico della Compagnia che ci onora della sua presenza.
Partiamo per la val Grana, in particolare alla scoperta delle sue montagne meno frequentate intorno a Pradleves e alle borgate della sinistra idrografica.
A Pradleves, svoltiamo a destra poco prima dell’Albergo Tre Verghe d’Oro, per inoltrarci nel vallone Gerbido fino a Grange dove lasciamo le auto (967 m). Dopo poche decine di metri su asfalto prendiamo un piccolo sentiero sulla destra, palina con indicazione Colle Arpet, Monte Cauri e subito dopo al primo bivio prendiamo il sentiero sulla destra lasciando a sinistra quella che sarà la via di ritorno. Procediamo per un lungo tratto su sentiero pianeggiante fiancheggiato da siepi di bosso nuovamente verdeggiante, fino a raggiungere la strada asfaltata che ci porta prima a Presa e poi a Gerbido (1239 m), l’ultima borgata del vallone.
Proseguiamo a destra per il colle del Gerbido e risaliamo al dritto in mezzo all’erba alta ancora bagnata dalle recenti piogge, e poi nel bosco di faggi fino a raggiungere la carrareccia che sale dai Tetti di Dronero.
Seguiamo la carrareccia, il cui fondo è in parte rovinato dalla risalita di mezzi pesanti utilizzati dai boscaioli e più avanti completamente ricoperta da fango per le recenti piogge che rende il progredire difficoltoso e poco piacevole.
Superato il punto più elevato della zona disboscata proseguiamo nel bosco sempre più fitto seguendo le indicazioni per Colle della Margherita fino a raggiungere i bei pianori degli alpeggi, dominanti sulla bassa Val Maira ben visibile sotto di noi.
Siamo ormai sotto le pendici settentrionali del Monte Cauri, con le prime fioriture di rododendri che annunciano un’estate decisamente in ritardo.
Apprezziamo con uno spuntino il bel paesaggio sotto un sole che sta facendosi largo tra le nuvolaglie che ci avevano accompagnato finora.
Dobbiamo ora risalire una traccia al dritto, assai faticosa, ma imbiancata dalla fioritura di Anemoni narcissiflora che spiccano nel verde primaverile dei prati e raggiungiamo la cresta spartiacque tra le due vallate (la Curnis Auta). Qui seguiamo le tracce lasciate da qualche mezzo motorizzato che ci portano rapidamente in cima al Monte Cauri (1976 m).
Ci fermiamo per ricompattare il gruppo e per alcune foto di rito, mentre il tempo sta cambiando, il cielo si è scurito e la temperatura è calata di colpo. Passiamo alla vicina Punta del Mezzogiorno (2004 m), collegata alla precedente da belle distese prative che proseguono fino al successivo Monte Chialmo (2020 m). Tra le nubi che persistono vediamo la non lontana Cernauda, a Ovest le cime della Val Maira e a Sud le Marittime ancora imbiancate.
Decidiamo di scendere di qui al Colle Arpet (1823 m) su una traccia che costeggia il versante Sud della Punta del Mezzogiorno, in parte ripido e pietroso, e poi attraversa un gias dotato di vasche d’acqua per bovini.
Al colle decidiamo di fare la pausa pranzo dal momento che alcuni massi ai piedi della palina indicatrice dei percorsi ci permettono di poter stare seduti sull’asciutto.
Finito il pasto alcuni intrepidi decidono di aggiungere all’odierna collana di cime anche la vicina punta Freura (1899 m), distante pochi minuti. Un po’ di fatica in più, gratificata dallo stupore dei rinunciatari all’ulteriore fatica postprandiale, ma tant’è, ormai bisogna scendere, il cielo è sempre più scuro.
Iniziamo la discesa abbandonando il sentiero che prosegue verso Cauri e Cialancia ma pieghiamo a sinistra su prato scosceso privo di tracce fino a raggiungere una baita all’inizio del Vallone Cauri. Qui troviamo il sentiero che si inoltra nel Vallone, il terreno si presenta scivoloso per le recenti piogge e richiede attenzione ad ogni passo. Raggiunto il bosco jl fondo migliora leggermente anche se si mantiene scivoloso per le foglie impregnate d’acqua sul sentiero decisamente scosceso. Procediamo con attenzione senza evitare alcuni innocui scivoloni.
Usciti dal bosco, in basso, il sentiero si trasforma in un ruscello secco pieno di sassi dove l’attenzione non può venire meno, ma dove ci imbattiamo in un unico esemplare di orchidea screziata (Neotinea tridentata). Finalmente raggiungiamo il primo bivio incontrato al mattino dove chiudiamo l’anello odierno e dopo poche decine di metri la strada asfaltata e le auto.
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