Questo progetto nasce dalla scommessa che tutta l’Italia sia percorribile a piedi, senza macchina, senza nemmeno prendere un treno o un bus. L’idea è che ognuno di noi può condividere i percorsi a piedi che conosce. Una mappatura del nostro territorio, tale da farci esclamare: “Ammappa l’Italia!“.
Strade
Nasciamo nudi, senza possedere niente. Il nostro corpo, le nostre vene, il sangue e basta. Molti anzi dicono che nasciamo già con una mancanza. Lo chiamano debito. Ma questo non è vero fino in fondo. A pensarci bene ognuno di noi, per esempio un italiano, nasce possedendo tutte le strade italiane. Certo come “bene comune”, non come “proprietà privata”, ma pur sempre un pezzo enorme di territorio dove poter andare.
Le strade sono tue, dal momento in cui nasci fino a quando morirai. Di questo patrimonio che hai ereditato le più importanti non sono quelle d’asfalto che puoi percorrere ad una velocità compresa tra i 40 e i 90 chilometri l’ora. Quelle strade non sono nemmeno completamente tue, ma della velocità che t’impone di percorrerle così. Le più belle sono quelle di terra, di ghiaia, di erba, di sassi, dove puoi andare e fermarti ad ogni passo. Portano in cima alle montagne, dentro le gole, tra i campi coltivati, fra le colline, in mezzo alle zone residuali delle metropoli, sotto i cavalcavia di cemento delle autostrade e lungo le ferrovie abbandonate. Se le potessimo rendere fluorescenti risplenderebbero come i capillari di un corpo: sono piccole, ma portano dappertutto. E tu, globulo rosso, daresti vita e vigore al tuo territorio, l’Italia, che altrimenti marcirebbe nelle parti più nascoste. Tu, globulo bianco, proteggeresti l’Italia con la sola tua presenza, camminando, osservando, capendo, amando e denunciando.
Le strade di questo tipo hanno nomi quasi dimenticati, perché testimoniano di un mondo passato e in agonia: sterri, trazzere, mulattiere, carrarecce. Non collegano più le persone come facevano una volta, andando dal mulino al casale, dal paese al fontanile, dal santuario al crocicchio. Oggi portano solamente da un posto senza vita ad un altro, cioè giacciono tristemente tra ruderi. Esse stesse morenti vivono mestamente, come i viottoli tra le tombe di un cimitero. Eppure hanno ancora una funzione vitale da mostrarci, collegano cioè l’Italia al suo passato. Lasciarle sparire significa dimenticare la strada fatta fin qui. Rimuovere l’origine del cammino per cancellarlo per intero, di modo che non ci possa più essere alcuna possibilità di comprensione. Esattamente come nelle fiabe russe, dove la strega, nel mentre in cui i bambini si inoltrano nel bosco, gli cancella da dietro le spalle i sentieri con cui poter tornare felicemente a casa.
Ciononostante noi siamo ancora consapevoli. Comprendere di poter andare ovunque con queste strade, gratuitamente, tanto nello spazio come nel tempo, è il dono più grande che ci possiamo fare. Con questa coscienza si può ancora essere felici. Si può ancora resistere.