Immenstadt – Friedrichshafen

Ovvero la Lezione di Bricco

Un giorno ho detto a Marina: “Le difficoltà dell’inizio le abbiamo passate, la torrida e infinita Pianura Padana è alle spalle, le gigantesche Alpi dileguano all’orizzonte svelando morbide, fresche e verdissime colline… vedrai che adesso non ci rimarrà altro da fare che godere, finalmente, della nostra conquistata prestanza fisica e del conciliante paesaggio bavarese, e sarà come camminare nell’archetipo del paradiso mantenuto dalla perizia di un giardiniere tedesco in pensione”. Marina mi ha guardato e non ha detto nulla, perché è saggia e sa che i miei entusiasmi vanno presi con le molle. Ed infatti… il trappolone era in agguato. Come un ragno che ha tessuto una tela di centinaia di chilometri, chiamata appunto la “Baviera ad Agosto”, era lì ad aspettarci, soddisfatto. Qui fa fresco, non ci sono zanzare, non ci sono dislivelli, i sentieri sono tutti segnati, i boschi sono puliti ed i paesini abitati da pupazzetti della lego, ma non c’è un posto per dormire nemmeno se sei la Merkel o Bismarck redivivo. La maggioranza dei tedeschi va in ferie proprio in questo periodo e prende d’assalto la zona, calando come Lanzichenecchi sulle sponde del Bodensee, prenotando tutto il prenotabile con anni di anticipo. Così, dopo i nostri abituali e obbligatori 18 km di cammino giornaliero, incominciamo a chiedere in ogni agglomerato di case che incontriamo se ci sono zimmer, gasthaous, b&b, bivacchi, case sull’albero, tane, ponti… ma i paesini sono paradossalmente più desolati di un quadro di De Chirico e nel “Nein” che la gente ci risponde sembra che alberghi qualcosa di inquietante, una sorta di compassione mista a lontanissima distanza emotiva. Dunque siamo costretti a spostarci di campeggio in campeggio, che è come andare da una città all’altra. I campeggi ospitano migliaia di camper, hanno tre-quattro ristoranti all’interno, piscine urlanti di bambini iperattivi e batterie di sanitari che la mattina, mentre stai su una delle mille tazze in fila, sembra di stare sotto al bombardamento di Dresda del ’45. Monta la tenda, fatti una doccia, vai a mangiare, prendi sonno nonostante il volume della musica rap dei vicini adolescenti e magicamente sono le 6, orario in cui Bricco si trasforma, da docile cane tutto occhioni e stanchezza, in affamato e delirante Diavolo della Tasmania. Un gentile risveglio…

Ma la verità è che bisogna prendere esempio proprio da lui per affrontare questo momento, probabilmente il momento più difficile del viaggio, perché inaspettato. Non c’è l’entusiasmo dell’inizio, non c’è l’ospitalità della gente a cui raccontare il progetto, non c’è nemmeno più lo stupore per la tanta bellezza incontrata. Qui c’è solo Puro Cammino, misto ad enormi incertezze quotidiane. Ed è per questo che bisogna abbassare la testa e osservare come fa lui, per passare queste settimane di attraversamento delle Terre di Mezzo, per superare questo interminabile guado.

Bricco ci insegna, come dice il caro Alfonso, ad essere più antichi di quel che siamo, a non pensare a quel che sarà, ma ad andare solo avanti, con una tale inconscienza che ha dell’incredibile, vera e propria fede nella vita. Bricco è una pura sfera di energia che va, tira, scruta, annusa, quando si sta per esaurire rallenta, si accovaccia, ansima e infine si ricarica. Non sa nulla, né del perché siamo partiti, né del punto di arrivo, del progetto, dell’importanza delle strade secondarie, del Parlamento e dell’Europa. Assomiglia ad una lumaca che attraversi un’autostrada, ignara e santa. Bricco è lì, andante, dentro alla sua bolla di completa incoscienza, ma sa la cosa più importante di tutte, ovvero che bisogna solamente andare, testa bassa e camminare. Spesso punta una lepre, ma il guinzaglio lo tira via e lui non ne fa una tragedia, ricomincia a cercarne un’altra. Spesso un cane pastore lo aggredisce. Perché lo fatto? chi lo sa… ma Bricco abbaia, gli dà un paio di zampate come a dire: “Che ti credi? Io sono stato randagio, e tu?” e quando i ruoli si sono stabiliti ricomincia ad andare. Io l’ho visto lo sguardo di Bricco dopo questi furiosi attacchi: è lo stesso di qualche istante prima. Quel pastore è ormai alle spalle, anche se solo di qualche metro, ma l’importante è ciò che c’è avanti, anche solo di qualche metro. E la mattina, quando la stanchezza è andata via col sonno e la nuova alba si fa strada nel buio della tenda, Bricco si alza rinnovato, nuovo come un cucciolo appena venuto al mondo, senza alcun pensiero. “Se soltanto prendessero quel guinzaglio anche stamattina” dice dentro di sé, “Se soltanto si potesse anche oggi andare, esplorare, scrutare, vivere…!”.

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