Il fiume Tevere nasce nel cuore di una faggeta dell’appennino tosco romagnolo ai piedi dell’altopiano che è il complesso del Monte Fumaiolo a 1268 mt di livello sul mare.
Seppur storicamente in territorio fiorentino, un’imponente stele di gusto fascista con tanto di aquila e lupe, ricorda come nel 1923 per volere personale del Duce il confine amministrativo sia stato modificato per farne ricadere la sorgente nella regione della Romagna Toscana, provincia di Forlì, provincia natale di Mussolini.
L’acqua non sgorga da un solo punto, ma da diverse risorgive che dettano il toponimo vene del Tevere, incanalate in un’unica caduta verso il fontanile celebrativo sotto il monito di “qui nasce il fiume sacro ai destini di Roma”. Da qui il Tevere segue il suo percorso naturale puntando verso valle in forma di torrentello largo una manciata di centimetri.
Inizia così il cammino che per tutto il primo tratto è di evidente percorrenza camminando su sentierini ben tracciati e curati nel mezzo della faggeta fino a raggiungere il parcheggio ai piedi dell’altura, proprio in prossimità della SP43/Via Tevere.
Piegare a destra in salita attraversando così il Fosso del Fumaiolo e in meno di 200 mt imboccare il sentiero sterrato che si butta nel bosco in forte discesa a sinistra.
Non abbandonarlo mai tenendo sempre la sinistra ad ogni bivio, optando al massimo per una piccola deviazione fino ad ammirare la prima cascata del Tevere ben segnalata da cartelli. (Tavoli e panche di legno).
Ripreso il sentiero principale si attraverseranno così con leggeri Sali scendi alcuni pascoli e la sommità di un primo calanco con bella veduta sulla valle sottostante, prima di raggiungere una carrareccia bianca che si imboccherà di nuovo in discesa a sinistra. Al primo bivio piegare invece a destra (lasciando la bianca Via Tevere) per puntare dall’alto all’abitato di Falera che si raggiungerà incrociando via Padre Francesco Guerra (Ben visibile una fontanella vicino ad una panchina. Acqua potabile) Seguire sull’asfalto verso sinistra, risalendo e puntando quindi verso Le Balze per andare ad imboccare nei pressi del campo sportivo il sentiero CAI n.119 (rosso e bianco) in direzione Colorio.
Il sentiero si affaccia su ampi pascoli e offre vedute di natura pressoché intonsa, assolutamente caratteristiche di questa parte di appennino poco antropizzato e meno noto. Il sentiero è ben segnato, mantenuto e facilmente camminabile e alla propria destra si apre sui calanchi sottostanti Poggio la Croce (1000 mt) che svettano sopra i pascoli curati.
L’ultimo tratto è interamente all’ombra di una vegetazione “povera” ma rigogliosa e porta, in circa 45’ di marcia all’asfalto della piccola frazione (Strada Colorio) di Colorio.
Entrare nell’abitato per incontrare la piccola chiesetta alla propria destra che è da riferimento per la continuazione del cammino. Lasciarsela alle spalle per seguire la traccia che scende discesa fra l’erba, leggermente a destra a fianco di un pascolo con staccionata.
In circa dieci minuti di cammino sempre in discesa e dopo aver superato il Fosso della Macchiarella ci si troverà in una vera e propria gola scavata dal Tevere, in uno scenario che ha del lunare. Alte pareti friabili di pietra chiara a picchio sul canyon formato dal Tevere che si snoda creando scenari da film western. Il sentiero è sempre ben segnato in rosso e bianco, ma richiede una scarpa dalla suola adatta visto il fondo in alcuni punti sdrucciolevole.
Continuare a camminare per circa due ore lungo la gola sulla riva orografica sinistra, alternando pezzi di macchia a vedute incantevoli sui calanchi che intanto si sviluppano dall’altra parte della valle sulla direttrice est-ovest, alla propria destra nel senso di marcia. Il percorso sale e scende nascondendo per buona parte del tempo il Tevere fino a congiungersi, in cima ad una salitella, ad una carrareccia. Seguendo a sinistra, indicato da cartelli, i resti del Castello di Colorio e ancora oltre, la località del Sasso che ride, masso calcareo situato nel parco demaniale modellato dalla natura sul quale -con un po’ di fantasia- si possono individuare delle facce dai tratti umani.
Per continuare, procedere invece a destra in leggera discesa per proseguire in direzione della super strada SS3bis Tiberina che si raggiungerà con circa 1h 30’ di cammino dopo aver cambiato sponda del Tevere in località Ponte sul Tevere. La strada è piacevole e facilmente percorribile. Alterna a pezzi di bosco ampie vedute dall’alto sulle colline boscose alla propria sinistra. La E45 per quanto cominci a sentirsene il rumore in lontananza, rimane nascosta alla vista praticamente fino a quando non ci si trova a doverla attraversare.
Il grosso viadotto in cemento armato si trova a circa un chilometro di cammino dall’attraversamento su ponticello sopra il Torrente Teveriola che poco più a valle andrà a buttarsi nel Tevere.
Una strada di servizio consente l’agile passaggio al di sotto della via ad alta percorrenza, e piega poi naturalmente a destra in forte salita per portarsi all’altezza della carreggiata nei pressi dello svincolo Canili. Raggiunto l’asfalto, continuare quindi in salita puntano la curva alla propria sinistra e lasciandosi così la SS3bis Tiberina alle spalle.
Dopo pochi tornanti, e poco dopo il bivio in salita per Canili a destra, la strada risulta chiusa al traffico automobilistico da grossi blocchi di cemento. Si tratta della originaria via Tiberina, vecchia e tortuosa strada di collegamento soppiantata dalla trafficatissima SS3bis Tiberina.
Ad oggi risulta chiusa per crolli e presenta alcune voragini sul bordo, ma è percorribile in tutta sicurezza sia in biciletta che a piedi. Seguendola, in poco più di un’ora e con 5 km di distanza si raggiungerà comodamente l’abitato di Valsavignone, meta della prima tappa.
Per raggiungerne il centro, continuare sull’asfalto della Tiberina sempre in leggera discesa (che nel frattempo è tornata praticabile per le auto a ridosso del paese, ma comunque non trafficata) e superare, piegando a sinistra, il ponte sul Torrente Cananeccia. Continuare discendere fino a trovare l’incrocio alla propria sinistra, che porta a camminare in direzione opposta per mezzo chilometro al disotto del livello degli enormi cavalcavia nei prati coltivati alla propria destra sopra il Tevere.
La tappa termina in centro alla frazione, su un piccolo ponticello di cemento armato bianco, per quanto anonimo, primo vero ponte sul Tevere.
Con qualche altro centinaio di passi in salita verso il centro storico, si può optare anche per le mura del Castello di Val Savignone e la chiesetta intitolata ai Ss. Pietro e Paolo.
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