Quattro giorni che camminiamo in questi territori e mai un escursionista, solo ciclisti. E’ un mondo di strade lunghe, dritte, eterne, astratte come la geometria. Qui un ciclista andando piano fa 25 km in un’ora. Noi per farne altrettanti ce ne mettiamo almeno sei. Insomma la sfida è questa: andare a piedi laddove tutti vanno su due ruote. Non ci si può permettere sbagli, costano ore di fatica; non ci si può permettere di non riempire l’acqua alla fontanella, chissà tra quanto ricapiterà; non ci si può permettere di lasciarsi sfuggire una persona che s’incontra e farsi dire se quel ponte è ancora aperto o se c’è il traghetto in funzione, altrimenti si rischia di tornare indietro di 25 km.
Il percorso
Parallelo a Via Marabina, a Lido di Dante, c’è un sentiero, lato mare, che possiamo usare per raggiungere il ponte sui Fiumi Uniti. Subito dopo il ponte prendiamo la ciclabile a destra che ad un tratto curva e diventa lungomare, per poi, con alcuni stradini sabbiosi, farci entrare dentro il Lido di Adriano. Da qui prendiamo la pista ciclabile che costeggia il mare e percorriamo tutto l’abitato. Prendiamo una nuova pista ciclabile, la Adriabike, ovvero la Ravenna – Venezia. Percorrendola tutta usciamo su Via della Fontana e continuiamo sempre dritti, fino a passare accanto agli sbarramenti detti Denti di Drago, un sistema anticarro utilizzato nella seconda guerra mondiale.
Imbocchiamo così Via dell’Ancora che ci conduce alla pineta, facciamo qualche passo a destra e poi rientriamo nella pineta, sempre seguendo la Ravenna – Venezia. Molto caratteristica ad un tratto troviamo la Madonna del Silenzio, ovvero una specie di chiesa a cielo aperto, dove si svolge messa su pance arrangiate con i tronchi d’albero. Troviamo anche dei basamenti d’artiglieria della prima guerra mondiale (Comitato Ricerche Belliche 360 gradi).
Giunti a Marina di Ravenna potete prendere il traghetto che con un euro vi porta ogni 15 minuti a Porto Corsini (info qui: http://www.startromagna.it/servizi/traghetto/). Attraccati di là mantenete la stessa direzione di sempre e prendete la pineta, con il suo stradello centrale. In realtà dovrete fare una specie di C per sorpassare il Villaggio del Sole che vi sbarra la strada. Così avanti per alcuni chilometri fino a quando, dopo molte strade asfaltate incontrate perpendicolarmente, non andiamo a sbattere ad una casa nella pineta. Qui svoltiamo a sinistra e imboccando Viale Italia a destra oltrepassiamo il Fiume Lamone. Oltre di esso, sempre andando dritti, c’è una pista ciclabile asfaltata da usare tutta fino alla nuova pineta e al cartello per il Casello di Borsetti. Sempre avanti e arriviamo a Casal Borsetti, antica dogana.
Quattro giorni che camminiamo in questi territori e mai un escursionista, solo ciclisti. E’ un mondo di strade lunghe, dritte, eterne, astratte come la geometria. Qui un ciclista andando piano fa 25 km in un’ora. Noi per farne altrettanti ce ne mettiamo almeno sei. Insomma la sfida è questa: andare a piedi laddove tutti vanno su due ruote. Non ci si può permettere sbagli, costano ore di fatica; non ci si può permettere di non riempire l’acqua alla fontanella, chissà…
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