Questo progetto nasce dalla scommessa che tutta l’Italia sia percorribile a piedi, senza macchina, senza nemmeno prendere un treno o un bus. L’idea è che ognuno di noi può condividere i percorsi a piedi che conosce. Una mappatura del nostro territorio, tale da farci esclamare: “Ammappa l’Italia!“.
Manziana Castel Giuliano
- Regione: Lazio
- Durata: 5h
- Difficoltà: escursionistico
- Natura: 75%
- Percorribilità: piedi, cavallo, bici
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Un percorso di grande interesse naturalistico, da percorrere assaporando un paesaggio mutevole e mai noioso. La Natura si manifesta nella sua pienezza con la maestosità del bosco di Macchia Grande e poi, con un cambio di paesaggio spiazzante, con il suggestivo monumento naturale della “Caldara”, dove la grande conca solfurea,circondata in parte da un bosco di betulle, può far pensare, secondo dove si dirige lo sguardo, all’Africa o al Grande Nord. Anche l’acqua modella il paesaggio e la troviamo rappresentata in varie forme: in partenza, che sgorga dalla fontana del Mascherino, in seguito nei fontanili che incontriamo lungo il cammino, ristoro per vacche brade e viandanti e nella Caldara dove allegra fuoriesce dal gaiser solfureo; Acqua che dolcemente scorre sonora tra sassi del fosso della Caldara e che ci accompagna per un tratto del percorso. Arrivati al borgo di Castel Giuliano, nascosto dalle mura di palazzo Patrizi, un delizioso giardino privato – che parte da un classico Hortus Conclusus e poi trova ispirazione dai grandi giardini informali inglesi- noto per le sua collezione di rose, idealmente ci attende. Idealmente perché è visitabile solo in Maggio per la Festa delle Rose. In tutti gli altri giorni dell’anno possiamo solo immaginarlo, partendo da quel che si intravede attraverso il cancello dell’imponente palazzo.
“Bosco e giardino”, come la grande giardiniera inglese Gertrude Jekyll teorizzava, si fondono, insieme al paesaggio circostante, per “donare delizia, grata beatitudine e il più puro tra tutti i piaceri “conferire allo spirito dell’uomo il più giocoso senso di conforto, promuovere allegrezza della mente e richiamare a casa spiriti infranti.” E se consideriamo la Natura come la Madre di tutti noi, la dicotomia tra il giardino addomesticato e il paesaggio naturale si dissolve e ci avvolge, rendendoci parte del Tutto.
Ci troviamo a Piazza Tittoni a Manziana, tra la chiesa e il palazzo baronale. Partiamo dalla fontana centrale, disegnata dall’architetto Ottaviano Mascherino(1536-1606), volgendo un ultimo sguardo verso sud-est dove in lontananza vediamo il lago di Bracciano, attraverso lo squarcio che fende la corolla dei boschi che degrada quasi fino alle sue sponde. Prendiamo Via Roma, sulla destra volgendo le spalle alla chiesa.
Fatti 600m giriamo a destra su Via Civitavecchia. Passiamo davanti alla storica trattoria “del Sorcetto ” percorriamo questa via essenzialmente residenziale fino alla fine e brevemente ci troviamo nei pressi dell’entrata principale del bosco di Macchia Grande. Attraversiamo con attenzione la trafficata via Braccianese – Claudia, lasciamo sulla nostra destra il forno di Manziana e ci troviamo di fatto su Largo Salvatori, dove c’è l’entrata del bosco e dove inizia lo stradone principale Via di Mezza Macchia.
Questa bella strada, una fenditura tra gli alberi, molto frequentata da sportivi e viandanti, si percorre con facilità. Facciamo circa 3 km, fino ad arrivare dove termina il bosco, incontriamo lungo la via il bel fontanile Testa di Bove e il Fontanile del Bottaccio, dove spesso il bestiame brado viene ad abbeverarsi.
MACCHIA GRANDE
Il bosco si estende per circa 600 ettari e si trova a 350 m slm. In realtà è quel che resta di una selva molto più grande ” selva Mantiana” che partiva dal territorio di Veio e arrivava ai Monti della Tolfa.
Le essenze predominanti sono cerri e farnetti, ma ci sono anche aceri campestri, carpini bianchi, agrifogli e arbusti come il nespolo selvatico. Sotto gli alberi troviamo un sottobosco riccodi felci, rose canine, ciclamini, pungitopo, rovi e una fauna tipica di questo habitat: volpi, tassi, scoiattoli, istrici,donnole, moscardini,ghiri, martore. Non manca una ricca fauna aviaria: beccacce, picchi, cince, allocchi, ghiandaie, gheppi, sparvieri,che volteggiano nel cielo e ci allietano con i loro canti.
Usciamo dal bosco, ma Via di Mezza Macchia continua ,sempre sterrata, dritta in aperta campagna, in una zona di rade villette. Ci sono i cartelli esplicativi del progetto Life -questo è un percorso segnato che porta anche al Casale delle Pietriche e a Pian Curiano, zona di tombe etrusche – e continuiamo costeggiando uliveti,un allevamento di cavalli e aree più o meno coltivate.
Arriviamo alla fine della strada dove si incrocia con Via del Condottino.
Andiamo a sinistra su questa strada, ora asfaltata, fino ad arrivare ad uno stop. Facciamo qualche passo verso destra fiancheggiando l’Agriturismo “la Caldara”, per attraversare la strada provinciale Sasso – Manziana con più agio sulle strisce pedonali e imboccare di fronte a noi Via della Caldara. Percorriamo la strada sterrata fino ad arrivare da li a poco all’ingresso dell’area del Monumento Naturale.
Ci sono dei pannelli esplicativi e dopo un cancello in legno un’area picnic ci accoglie per una pausa, dopo aver percorso 6.4km circa dalla partenza. Uno sguardo alla cartina, per constatare che la direzione da seguire per Castel Giuliano è sud-est e ripartiamo accompagnati da una leggera pioggia. Seguiamo il comodo sentiero che a breve ci porta a fiancheggiare – sulla nostra sinistra – l’area della Caldara . Lasciamo lo stradello e ci dirigiamo verso i bordi della conca, per vedere da vicino la polla e ammirare il paesaggio che ci circonda.
MONUMENTO NATURALE DELLA CALDARA
Il nome ha un’origine probabilmente popolare, visto la similitudine del luogo con un pentolone di acqua bollente. L’area fa parte del Parco Naturale regionale di Bracciano Martignano,si trova a 260m slm ed ha un estensione di circa 90 ettari.
Per i suoi aspetti geologici e vegetazionali è uno dei più importanti biotopi dell’Italia centrale. L’ambiente della conca è paludoso e l’accumulo di sostanze organiche ha dato origine ad una sorta di torbiera. Al centro, una affascinante polla idrotermale rappresenta l’attività post vulcanica dell’antico complesso Sabatino. L’acqua scorga a circa a 20 gradi, con emissioni di anidride solforosa e anidride carbonica, questi gas, che continuano a risalire dal profondo, danno origine a quei fenomeni che sembrano far ribollire l’acqua e il fango di polle e laghetti. Oltre alla tipica vegetazione delle zone paludose, una rara graminacea color giallo pallido – agrostis albula -colonizza l’ambiente paludoso, insieme ad un insolito bosco di betulle che scompare appena si allontana dai terreni acidi e umidi nei pressi della polla, per far spazio a ontani, noccioli, castagni, querce .
La non usuale presenza di un boschetto di betulle, un albero che vive in zone come la tundra e in alte quote in Europa centro settentrionale o sugli Appennini, ha generato due ipotesi: il boschetto potrebbe essere un relitto post – glaciale oppure che gli alberi siano stati piantati in tempi antichi dall’uomo.
In tutti i casi, favorite dal micro-clima particolare, le betulle si sono adattate a vivere in un luogo molto lontano dal loro habitat naturale.
Ora giriamo le spalle alla conca, non torniamo allo stradello, ma facciamo qualche passo fino ad intercettare sulla nostra sinistra il sentiero “Natura”, che si inoltra nel bosco di betulle. Seguiamo la traccia, evidenziata anche da vecchi paletti segnavia, mentre il tronco bianco delle betulle ci dà la sensazione di attraversare un bosco fatato.
Lungo il sentiero abbracciamo uno degli alberi, un consiglio letto su un cartello esplicativo che mettiamo subito in pratica. Il cartello ci dice che questa è una betulla monumentale alta 17mt e con una circonferenza di 192 cm.
Seguitiamo a camminare nel boschetto di betulle, fino alla fine del sentiero Natura che si ricongiunge allo stradello, e andiamo avanti su questa via. A meno di un chilometro dalla Caldara troviamo un bel fontanile-abbeveratoio, particolare nella sua forma e caratterizzato dal verde brillante delle lenticchie d’acqua (Lemna minor) che galleggiano nell’acqua tranquilla. Passiamo il fontanile e andiamo avanti senza indugio; la giornata uggiosa e grigia ci spinge a non attardarci.
Il sentiero, ben battuto da bici e cavalli, costeggia il fosso della Caldara. Stiamo ancora all’interno del bosco, ora misto tra betulle, refrigerate dall’acqua del fosso, e le altre essenze tipiche della zona.
Andiamo avanti cercando il passaggio sul fosso che ci permetta di riprendere la direzione calcolata, lo troviamo sulla nostra sinistra all’altezza di un piccolo cancello con il cartello dell’Università Agraria -queste sono zone di proprietà dell’Ente, le cosiddette terre comuni-quindi attraversiamo il cancello e qualche metro più giù, passiamo il fosso su un ponticello. Dopo il ponticello il sentiero si biforca, prendiamo quello a destra che si insinua nella vegetazione, ora sale ora scende, costeggiando sempre più o meno il fosso, che ora scorre sulla nostra destra.
Il sentiero è molto suggestivo, ci accompagna la musica dell’acqua che scorre tra i sassi. Lungo la via troviamo alcuni tratti fangosi ma facilmente aggirabili.
Arriviamo ad un vecchio cancelletto, ormai rotto, il sentiero prosegue e si divide, noi andiamo a sinistra, in salita. Lo stradello ora si allarga un pochino, ci stiamo allontanando dal fosso e anche il bosco si dirada un po’. Proseguiamo fino ad arrivare ad una sorta di slargo dove si intrecciano alcune strade forestali. Di fatto stiamo sulla curva di una strada sterrata più grande. A sinistra abbiamo un cancello al di là del quale c’è una strada forestale, invece a destra la strada ci porterebbe alla storica Fonte del Riccio e al grande complesso ippico della Tenuta di Santa Barbara, questo che stiamo percorrendo ora è uno dei sentieri della tenuta. Ignoriamo ambedue le direzioni e andiamo avanti sulla leggera salita davanti a noi. Dopo circa 500m la sterrata si immette su di un’altra via. Andiamo a destra, ora una sorta di siepe naturale, sulla nostra sinistra, ci accompagna, al dì là intravediamo dei campi. Percorriamo circa 200m di strada, fino altezza di una grande quercia dove la siepe è stata volutamente aperta, evidentemente per consentire il transito di bikers, cavalieri e camminatori. Per ora la situazione è questa .Quindi lasciamo la sterrata, passiamo questo pertugio e seguiamo ora le tracce che attraversano un campo aperto. Alla fine del campo davanti a noi c’è l’entrata dell’Agriturismo “I Lecci” e naturalmente una strada, ancora sterrata, che prendiamo andando verso destra. Ora che non siamo più riparati dai boschi, un forte vento che proviene dal vicino mare ci accoglie, ma nonostante questa sia una giornata buia e tempestosa, davanti a noi le forme morbide e sinuose dei monti Ceriti mantengono sempre una grazia leggiadra.
Passiamo sopra una cattle-grid -ovvero una griglia di tubi di ferro che attraversa orizzontalmente la strada e impedisce al bestiame brado di andare oltre- e proseguiamo sulla strada, fino quando non incrocia Via di Mozzoneta. A guardia delle due strade un fontanile ci spinge a fare una sosta. Sono circa 12 i km percorsi, davanti a noi l’entrata dell’Agriturismo “Fosso della Mola” ci dice che ormai siamo vicini alla meta.
Dopo la sosta andiamo a destra su Via di Mozzoneta, lungo la via costeggiamo una bella fila di fichi d’india e un leccio secolare a confine di alcune case di campagna. Più avanti passiamo un’altra cattle-grid e subito dopo la via termina dove incrocia Via Castel Giuliano – Sambuco. Andiamo a sinistra, la via è asfaltata ma poco trafficata, infatti alcune galline con un impettito gallo ci attraversano la strada con molta tranquillità. La presenza di case inizia a essere costante, il cuore del piccolo borgo non è lontano.
La strada scende, passiamo un alberata di lecci e guardandoci intorno, le piante che vediamo sono le classiche della macchia mediterranea: corbezzoli, lecci, fichi d’india.
Passiamo ora un grazioso ponticello su un fosso, la stretta strada però ci costringe a stare all’erta; le auto che passano sono poche ma vanno veloci, certamente un pericolo da non sottovalutare per i viandanti.
Affrontiamo l’ultima salita con negli occhi il nostro punto di arrivo, è da un pó che vediamo palazzo Patrizi, in lontananza, sulla nostra destra. Eccoci arrivati ad incrociare Via di Castel Giuliano, strada che proviene da Bracciano. Andiamo a destra, verso il palazzo che ora si staglia davanti a noi, la visione perde un po’ di efficacia a causa del campanile della chiesa moderna che lo impalla leggermente. Gli ultimi 500m sul marciapiede sono leggeri e arrivare davanti al Palazzo è un soffio. Arriviamo nella piazzetta del piccolo borgo, stoppiamo la traccia -più o meno 14,5km totali – e ci avviciniamo all’imponente palazzo Patrizi, costruito in più tempi e il cui assetto definitivo è stato portato a termine tra il ‘600 e il ‘700 dall’Architetto Cipriani.
“Rubiamo” tra le grate del cancello il poco che ci è concesso vedere: sicuramente la parete dell’edificio a destra, ricoperta dalle foglie verde intenso delle rose sempreverdi Banksiae, introduce efficacemente la fama del roseto del giardino.
Non ci resta che aspettare maggio per visitarlo. Per tutti gli altri giorni dell’anno poco lontano da qui ci sono le altrettanto note e suggestive cascatelle del Fosso della Mola, lungo il percorso che porta da Castel Giuliano a Cerveteri. Ma questa, ancora una volta, è un’altra storia.
IL GIARDINO DI PALAZZO PATRIZI
Il parco secolare di Castel Giuliano è situato nella tenuta del Palazzo Patrizi, insediamento etrusco e romano alle pendici dei monti della Tolfa, di proprietà dei marchesi Patrizi sin dal Cinquecento. Grazie a lunghi ed accurati restauri, il complesso del parco, del castello e della chiesa di famiglia hanno ripreso vita dopo secoli di abbandono.
IL GIARDINO
Il giardino, che confina con il bosco, occupa una superficie di 5 ettari, estendendosi con dolci pendii e aree terrazzate, create attorno all’hortus conclusus, ricco di verdure e di molte varietà di fiori. È caratterizzato da una vegetazione lussureggiante, con erbe aromatiche e arbusti fioriti che crescono alla base di pini domestici (Pinus pinea), querce, cedri del Libano (Cedrus libani), magnolie e aceri .
Sono le rose le protagoniste del giardino, passione della marchesa che ha trasformato Castel Giuliano in uno dei maggiori roseti italiani. Centinaia di rose antiche si arrampicano sulle vecchie mura, molte altre rose formano bordure e siepi, si unisono a digitali (Digitalis spp.), mirti (Myrtus spp.), lavande (Lavandula spp.) e ceanoti (Ceanothus spp.). In onore delle rose, ogni anno, a maggio, viene organizzata una “Festa delle rose”, nell’antico borgo della tenuta e che raduna piante rare provenienti dai più prestigiosi vivai d’Italia.
Il giardino può essere diviso in varie zone: il prato del Paradiso, con rose degli anni trenta; il prato del fagiano dorato, che comprende una collezione di rose inglesi e di digitali; le grotte, con acanti (Acanthus spp.), piante acquatiche e rose rampicanti; le scuderie vecchie, con la vasca dei fior di loto e con gigli (Lilium spp.), iris giapponesi (Iris ensata) e calle; il pozzo delle farfalle, dove crescono erbe mediterranee.
(fonte:Italian botanical heritage )
Un percorso di grande interesse naturalistico, da percorrere assaporando un paesaggio mutevole e mai noioso. La Natura si manifesta nella sua pienezza con la maestosità del bosco di Macchia Grande e poi, con un cambio di paesaggio spiazzante, con il suggestivo monumento naturale della “Caldara”, dove la grande conca solfurea,circondata in parte da un bosco di betulle, può far pensare, secondo dove si dirige lo sguardo, all’Africa o al Grande Nord. Anche l’acqua modella il paesaggio e la troviamo rappresentata…
Ammappato il 4 Maggio 2017
Ammappato da: Omero Walden NW group
Altro da sapere
COME RAGGIUNGERE:
-Manziana – Ferrovia f3 Roma-Viterbo con possibilità trasporto bici oppure Bus Cotral
-Castel Giuliano Servizio locale Cilia Italia Orari Feriali
06:00 – LINEA B 07:15 – LINEA B1 08:25 – LINEA B2 09:30 – LINEA B 11:00 – LINEA B 12:00 – LINEA B 12:55 – LINEA B3 13:40 – LINEA B 14:30 – LINEA B2 16:15 – LINEA B 17:30 – LINEA B
18:45 – LINEA B 20:00 – LINEA B Non effettua servizio la Domenica e festivi.
-La fermata Cotral più vicina a Castel Giuliano è a Bracciano a circa 7km
-La stazione FS piu’ vicina a Castel Giuliano è a Bracciano a circa 8km
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