Dopo la salita di Colfosco ci siamo voltati e vedendo il territorio dall’alto abbiamo capito che per ben 20 giorni non abbiamo mai avuto uno sguardo d’insieme sul paesaggio. Forse è questo l’elemento più faticoso e allo stesso tempo introspettivo della pianura: ti proietta in te stesso, senza possibilità di fuga. Sei dentro alle strade, o dentro alla calura, o dentro alla nebbia. I campanili dei paesi emergono verticalmente verso l’alto e sfilano al tuo passaggio, ma tu stai piantato a poche decine di centimetri da terra e lì dovrai restare per molto… almeno fino alla prima salita.
Il percorso
Dal municipio di Maserada sul Piave prendiamo Via Caccianiga verso il campanile del paese, dopodiché svoltiamo a destra per Via Roma, poco prima del campanile stesso. Percorriamo il tratto urbano di questa via poi prendiamo a destra Via Lentini (abbastanza trafficata prestare attenzione). Circa 800 metri e svoltiamo a sinistra per Via dei Fanti, subito dopo il cartello indicante Salettuol.
Dopo un tratto la strada diventa brecciata e va percorsa per circa 2 km. Quando ridiventa asfaltata e all’altezza del cartello di precedenza svoltiamo a destra, sempre su asfaltata. Tutto avanti fino ad arrivare ad un incrocio a T dove svoltare a destra verso un passaggio sotto l’autostrada, passato il quale c’è un piccolo memoriale con dei cimeli della Grande Guerra e una fontanella di acqua potabile. Svoltiamo alla prima strada brecciata a destra per intercettare l’argine sul Piave e la pista ciclabile sopra, a sinistra.
Si segue l’argine con una bella vista sul fiume fino ad alcune case, dopo delle quali bisogna continuare sull’argine infilandosi con un’area verde dentro due aree industriali ai lati. Quando si giunge all’incrocio e a destra c’è il cementificio bisogna andare a destra ed entrare così nella vita lavorativa e polverosa dei macchinari, un paesaggio visivo e sonoro molto suggestivo. Al cancello manteniamoci leggermente a destra e poi vedremo che la strada piega naturalmente a sinistra ritornando a bordeggiare il Piave.
Manteniamoci lungo la via principale e sempre lungo il Piave, verso il ponte della ferrovia, che passeremo grazie ad una strada di grandi sassi che vi passa sotto (usare il gpx per trovare la corretta via, più breve). Arriviamo nei pressi del ponte stradale, lo saliamo con delle scalette e lo attraversiamo grazie allo stretto passaggio pedonale, dunque appena finito il ponte andiamo a sinistra sull’argine ciclabile-pedonale, su fondo erboso. Siamo a Ponte della Priula.
Facciamo ben 3 km di questi argini fino a girare a destra per Via Loschi (siamo già dentro Colfosco). Passiamo il monumento sito all’incrocio (dove c’è anche una fontanella) e andiamo dritti verso la chiesa e la statua con le braccia aperte. Facciamo tutta questa via che comincia a salire, fino ad arrivare alla chiesetta di San Danile Tombola. Da qui comincia una breve discesa, dopodiché prendiamo a sinistra la strada brecciata Via per Collalto, una strada bellissima, prevalentemente in pianura, che passa dentro vigneti e boschi, con platani ai lati. 2 km e siamo dentro il piccolo abitato di Collalto.
Dopo la salita di Colfosco ci siamo voltati e vedendo il territorio dall’alto abbiamo capito che per ben 20 giorni non abbiamo mai avuto uno sguardo d’insieme sul paesaggio. Forse è questo l’elemento più faticoso e allo stesso tempo introspettivo della pianura: ti proietta in te stesso, senza possibilità di fuga. Sei dentro alle strade, o dentro alla calura, o dentro alla nebbia. I campanili dei paesi emergono verticalmente verso l’alto e sfilano al tuo passaggio, ma tu stai piantato…
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