Descrizione: percorso molto vario che interessa numerose emergenze storiche, architettoniche e naturalistiche, attraversando inoltre il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo. Si procede sia su strade campestri che su sentieri facili, valicando l’Appennino nei pressi di Praglia. L’itinerario può essere percorso sia in MTB, sia in ambito escursionistico: sono possibili numerose variazioni dell’itinerario principale a seconda delle preferenze personali: per tale motivo si consiglia di dotarsi della Carta Escursionistica “Il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo” – Studio Cartografico Italiano – Genova. L’itinerario proposto non vuole essere sicuramente la via “più breve” per raggiungere il capoluogo ligure, ma ha lo scopo di rendere il cammino (o la pedalata) piacevole sia in termini di paesaggio, sia per i diversi punti di interesse che si incontrano, quali strade storiche, castelli, dighe, miniere, torrenti incontaminati (ottimi per il bagno d’estate), gallerie “pedonali”, Santuari, ed inoltre resti di un percorso su rotaia. L’itinerario termina per convenzione presso la stazione FF.SS. di Genova Pontedecimo, ed è da considerarsi la prosecuzione dell’itinerario già descritto “Silvano-Mornese”.
Dal centro di Mornese (387 mt s.l.m.) esci dal paese in direzione Bosio; dopo neppure un chilometro una strada in salita si diparte alla tua destra (indicazioni per il Percorso Verde – Roverno): seguila fino ad uno scollinamento, lasciando l’asfalto in discesa e proseguendo a destra, sul crinale; sei su un largo sterrato: dopo qualche saliscendi un bel sentiero ti chiama alla tua destra: stai per iniziare un tratto a mezza costa particolarmente interessante in quanto il percorso è contraddistinto da numerosi muretti a secco e digrada dolcemente seguendo le curve di livello: “antica correva la strada”, pensi, e manco a farlo apposta compare in mezzo al bosco il maestoso Castello di Casaleggio Boiro (365 mt s.l.m.), già immortalato nel film “I Promessi Sposi” di Zeffirelli. Il maniero risulta in ottimo stato di conservazione ed è attualmente abitato, così come il borgo sottostante. Dopo la breve discesa che ti allontana dal castello, incontri alcune case e pieghi a sinistra in discesa; trovi una fonte e rientri nel bosco: ancora qualche saliscendi, una svolta a destra e dopo circa un chilometro ti sembra di atterrare nella stupenda vallata del torrente Gorzente, per la precisione sulla strada asfaltata che conduce ai Laghi della Lavagnina. Pieghi a sinistra e segui l’asfalto (bassissimo indice di traffico veicolare) per qualche chilometro fino ad una biforcazione (bivio Centrale/Diga): segui a sinistra in lieve salita, la strada diventa sterrata, la vallata si stringe e ti accorgi di essere in prossimità della prima diga che incontrerai nel tuo cammino, detta “Diga Inferiore Della Lavagnina” (334 mt s.l.m.). Non potrai non notare alla tua destra lo stretto canyon che d’estate offre imperdibili occasioni per un bagno refrigerante: da provare assolutamente!
Arrivi nei pressi della diga: raggiungi pure la casa del custode per ammirare il panorama del lago, che oggi non costeggerai, in quanto dovrai attraversare la diga stessa, su una spettacolare (ma sicura!) passerella metallica; sull’altra sponda abbandoni la vallata principale per rimontare una bella mulattiera che dopo vari tornanti conduce alla loc. Ferriere (segnavia tre cerchi gialli): quest’area è caratterizzata dalla presenza di almeno una dozzina di ex-miniere che potrai trovare abbandonate nel bosco seguendo di volta in volta le varie diramazioni che si dipartono alla tua sinistra. Proseguendo l’itinerario principale arrivi su una larga sterrata che segue il panoramico crinale Piota-Gorzente, nei pressi di Cascina Maggie (640 mt s.l.m.): vai a sinistra, sempre in salita (segnavia cerchio barrato giallo) e in qualche chilometro, dopo aver attraversato la località “Cornagetta” ritrovi l’asfalto, in località “I Foi”, Capanne di Marcarolo (770 mt s.l.m., disponibile un rifugio/ punto di ristoro). Panorama imperdibile, alla tua sinistra i monti Tugello (848 mt s.l.m.) e Tobbio (1092 mt s.l.m), alla tua destra la vallata del Torrente Piota chiusa tra i monti Pracaban (946 mt s.l.m., a sud) e Colma (836 mt s.l.m., a nord).
Dopo aver seguito l’asfalto sulla destra, in direzione “Campo Ligure – Praglia”, dopo qualche centinaio di metri si apre uno spiazzo alla tua sinstra: attraversi pertanto la strada ed imbocchi – nei pressi di una sbarra – uno sterrato a destra, in salita (indicazioni per lago Bruno, segnavia due triangoli gialli); la strada costeggia le pendici della Costa Lavezzara e successivamente digrada verso la loc. “Aberghi”; da qui si prosegue su sentiero (un po’ ostico se stai procedendo con una MTB) che senza ulteriori dislivelli ti riporta nella valle del Gorzente in un tratto veramente spettacolare che da solo “vale il viaggio”: i meandri turchini del torrente incastonati nel vermiglio delle rocce ricche di metalli ferrosi, colpo d’occhio eccezionale ed accostamento cromatico imperdibile (paesaggio citato peraltro da P.Rumiz in “La Leggenda dei Monti Naviganti”). Dopo il necessario secondo bagno della giornata (in estate!) risali a mezza costa il corso d’acqua sulla sponda orografica sinistra fino ad arrivare nei pressi della diga inferiore del complesso dei laghi del Gorzente (Lago Bruno); ti mantieni sempre sulla sponda sinistra dello stesso fino a digradare verso l’affluente che genera il lago, nei pressi di un ponticello dalle fattezze antiche, che attraverserai (Nota: in questa zona, poiché praticamente è possibile percorrere il periplo dei tre laghi, esistono numerose possibilità di variare il percorso, che lascio –cartina alla mano- alla tua discrezione). Ti ritrovi su uno sterrato, che proviene (a destra) dal lago Badana: andrai a sinistra e troverai una “sorpresa”: la prima delle tre gallerie ciclopedonali che attraverserai durante questo viaggio appenninico. Prosegui, attraversi su di un ponte l’affluente che genera il lago Bruno (alla tua sinistra) ed intravedi, sulla destra, la tua prossima meta: la diga del lago Lungo; prosegui su strada sterrata, talvolta cementata, lungo la sponda orografica destra. Dopo un bel “lungolago”, la strada inevitabilmente inizia a salire, ti accorgi che stai per valicare lo spartiacque appenninico quando incontri il segnavia dell’ “Alta Via dei Monti Liguri” (Passo Prato Leone, 779 mt s.l.m.). Prosegui fedelmente il tracciato verso destra (direzione Ventimiglia) fino ad incrociare e percorrere per un breve tratto la strada provinciale che da s. Martino di Paravanico sale a Praglia; compare un bel panorama, in cui spicca il Monte Figogna, con il Santuario di N.S. della Guardia, tua prossima meta.
Sempre seguendo il segnavia AV, in loc. Passo Prou Nercu (871 mt s.l.m.) abbandoni a sinistra l’asfalto per una bella sterrata, in leggera salita per qualche chilometro: questa zona è particolarmente brulla, spesso battuta dal vento e soggetta a repentine variazioni meteorologiche causa l’estrema vicinanza al mare: anche in piena estate potresti trovarti tranquillamente in mezzo ad un acquazzone. Ad un evidente bivio, dove i monti finalmente sembrano terminare sul mare (bella visuale sul Golfo di Genova) abbandoni l’AV per piegare a sinistra, in discesa su una sterrata che inizia a discendere (segnavia triangolo rosso, indicazioni per Lencisa). Segui il tracciato che, sempre molto aereo, si mantiene su un crinale che conduce alla pendici del Monte Figogna. Arrivi ad una caratteristica cappelletta, (Rocca Maia) tradizionale punto di sosta per i pellegrini diretti al santuario prima dell’ultima salita; qui il percorso principale, sempre ben individuabile, segue il crinale fino a planare sulla Loc. Lencisa (presenti alcuni Ristoranti). Se sei un ciclista, invece, prenderai il sentierino abbastanza ben pedalabile che dalla cappelletta scende a destra (vedi traccia GPS) , per arrivare ad un gruppo di case (loc. Vaccarezza) e successivamente ad una stretta strada asfaltata che in falsopiano conduce comunque alla Loc. Lencisa.
Dopo una dovuta pausa ristoratrice, stai per affrontare l’ultima salita: passando a fianco al “Ristorante Bertin” segui l’asfalto in decisa salita, fino a svoltare su uno stradello sempre asfaltato ma ancora più stretto, sempre a sinistra (sbarra). Dopo qualche centinaio di metri, ignori il tracciato che prosegue in falso piano e svolti a destra, in salita. Ritroverai la strada asfaltata (che hai abbandonato in precedenza): seguila per un breve tratto in salita e dopo aver passato un altro Ristorante prendi una scaletta in cemento a sinistra (indicazioni per “percorso pedonale per il Santuario”). Anziché proseguire la salita, devi individuare sulla sinistra un sentiero esposto verso Nord che si inoltra nel bosco, salendo dolcemente. Dopo quasi un chilometro, sempre in leggera salita, un’ultima svolta a destra e ti ritrovi su una strada assai particolare: il percorso dell’ex Guidovia che, con tanto di binari ancora in sede, costituiva una sorta di ibrido tra una tramvia a motore ed una funicolare, che fino all’anno 1967 collegava il fondovalle con il Santuario (lungo il percorso troverai numerosi pannelli esplicativi). Se rimonti alla tua destra raggiungerai in breve il Santuario (visita assolutamente consigliata!), mentre in discesa ti rivolgi verso il capoluogo ligure. Segui fedelmente il percorso (incontrando due brevi ma caratteristiche gallerie!) per diversi chilometri fino a raggiungere la località Gaiazza. Da qui si diparte un sentiero, contrassegnato con il segnavia (due cerchi rossi) che seguendo dapprima un strada asfaltata, successivamente una mulattiera a tratti mattonata, discende verso l’abitato di Pontedecimo. Un sovrappasso sulla linea ferroviaria Milano-Genova ti conduce nel tratto urbano vero e proprio, da cui arrivi rapidamente alla Stazione FF.SS, punto convenzionale di arrivo di questo percorso.
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