Ormai siamo quasi arrivati a destinazione ed è quindi con affetto e tenerezza che possiamo rivolgerci ai nostri acciacchi, che ci hanno accompagnato lungo la via con costanza e perseveranza e non ci hanno mai lasciato stare, nemmeno fossero dei cani fedeli. Il più simpatico di tutti è sicuramente Damocle il Crampo, cronicizzato e latente, sempre pronto a scattare sull’attenti in qualsiasi momento meno adatto: a cena, durante una salita, alle tre di notte, durante una conferenza. Lui si è unito alla compagnia al terzo giorno e sta ancora con noi. Poi c’è Subdola, la vescica sul mignolo destro, la quale, dopo essere stata medicata con apposito cerotto, ha pensato bene, per poter sopravvivere alle cure, di deformare la pelle definitivamente e per sempre. Marina invece è stata accompagnata sin dal primo giorno dai due Achille, cioè due talloni doloranti che a fine giornata urlano come degli ossessi e che la mattina dopo sembrano scomparsi. Ed invece…
Infine ci sono gli acciacchi di Bricco, che per nostra fortuna non possiamo sapere con precisione, ma che dalla distruzione che lo coglie la sera possiamo ben immaginare ci siano…
Il percorso
Dalla piazza del Comune davanti a noi abbiamo Via dei Nobili, facciamo le scalette e arriviamo a Via di San Giuseppe, da prendere a sinistra in discesa. Questa strada diventa vicolo del Fico dopodiché svoltiamo a sinistra sempre in discesa. Si arriva alla Porta della Fiera e si scende oltre di essa, su strada asfaltata. Passiamo dentro la seconda porta e continuiamo a scendere. Giunti in fondo alla via incrociamo una strada asfaltata, ma davanti a noi ci sono delle scalette da prendere in discesa. Le scale svoltano a sinistra e ci fanno vedere il ponte romano, dopodiché svoltiamo a destra sul ponte di ferro. Oltre di esso si svolta a sinistra, si costeggia la ferrovia, si può ammirare ancora il ponte romano e poi si va al bivio in salita a destra. Qui possiamo visitare San Cassiano con un sentiero ubicato dopo il casotto a destra in salita, indi tornare sui nostri passi e andare avanti per il largo sentiero della ferrovia dismessa. Passeremo così due tunnel, costeggiando il Nera ed entrando nelle sue gole.
Si arriva quindi all’altezza di un borghetto dall’altra parte del Nera: è Stifone. Lo visitiamo grazie ad un sentiero che scendendo ci porterà ad un ponte pedonale, che a sua volta ci conduce al delizioso paese con le sue innumerevoli sorgenti d’acqua. Riprendiamo così la nostra larga strada lasciata poc’anzi e percorriamo 800 metri: all’altezza di un piccolo casotto sulla destra c’è un sentiero nascosto che s’infila nel bosco e comincia a salire. Quando arriva in piano incrociamo un altro sentiero e andiamo a sinistra. Questa via passa un grande e bel fosso e diventa asfaltata, dopodiché entra dentro un piccolo agglomerato di case. Qui, prima di arrivare all’asfaltata per Narni, prendiamo a destra una strada che sale e che in breve diventa bianca, con alcuni tornanti. Un centinaio di metri e prendiamo a sinistra per una strada che viene dal basso e che in breve ci conduce ad una sbarra con delle rimesse agricole e dei pollai. Qui andiamo a destra per il ponticello e quindi per il sentiero che sale. Al bivio successivo andiamo dritti, dunque si apre lo scenario e quando arriviamo a vedere Montoro, con la sua forma perfetta e altera, andiamo a destra per una via sterrata che scende leggermente. Andando avanti si arriverebbe a Nera Montoro in pochi minuti.
Prima di arrivare al fosso troviamo un ponte che ci porta a sinistra e che porta ad una strada di erba che prosegue in salita, fino alla strada asfaltata. Qui andiamo a destra e poi dopo cinquanta metri a sinistra dopo il Podere Ciardini e all’altezza dell’edicola della Madonna. Entriamo nell’arco di Montoro e svoltiamo a destra per le scale. Arriviamo ad un belvedere e a sinistra del ristorante Il Feudo andiamo per le scale. Ci riforniamo di acqua alla fontanella e uscendo dal secondo arco al bivio successivo andiamo a destra in salita, poi con un arco a destra entriamo nella grande Piazza Baronale con la chiesa, la fontana e la vecchia scuola. Dietro il castello.
Prendiamo la strada che esce dal paese costeggiata da ulivi e che dopo un incrocio a cui andare dritto ci porta al cimitero con delle caratteristiche panchine di pietra e una croce. Qui prendiamo a sinistra per Via Strada Castelluccio Amerino.
A 1,1 km dal cimitero prendiamo a destra una strada sterrata caratterizzata da una catena con due pali versi. Scendiamo, guadiamo il fosso sempre molto infangato e ricominciamo a salire per la villa con pannelli fotovoltaici. Finita la salita e arrivati in piano questa via (Strada di Sacco) si ricollega ad una bianca tra le colline. Andiamo avanti per la principale fino ad intercettare la strada per Montecampano (alla nostra sinistra), che va imboccata a destra e lasciata alla prima a sinistra (Strada di Raganella) dopo qualche centinaio di metri. Poi prendiamo a destra per Strada di Pettorella e poco dopo a destra per Strada di Rufino. Arrivati in fondo a questa strada notiamo che fa alcune piccole svolte e comincia a costeggiare sulla destra un fosso, che poi attraversa con un ponte. Dunque andiamo in salita dopo il ponte. Qualche centinaio di metri e troviamo una strada sulla destra, da non prendere. Andiamo dritti fino all’asfaltata Strada di Cecanibbio che prendiamo a sinistra per alcuni chilometri, sempre dritto. Giungiamo così ad un bel arco del 1700 e poi alla strada asfaltata più grande già dentro all’abitato di Amelia. Qui andiamo a destra, facciamo tutto il corso e arriviamo alla porta del paese. Entriamo e saliamo nel centro.
Ormai siamo quasi arrivati a destinazione ed è quindi con affetto e tenerezza che possiamo rivolgerci ai nostri acciacchi, che ci hanno accompagnato lungo la via con costanza e perseveranza e non ci hanno mai lasciato stare, nemmeno fossero dei cani fedeli. Il più simpatico di tutti è sicuramente Damocle il Crampo, cronicizzato e latente, sempre pronto a scattare sull’attenti in qualsiasi momento meno adatto: a cena, durante una salita, alle tre di notte, durante una conferenza. Lui si è…
Commenta con Wordpress