Prendendo come punto di partenza la casa del parco nel cuore della riserva naturale regionale di Tevere Farfa (raggiungibile anche in macchina discendendo dal paese di Nazzano), tenersela alla propria destra e cominciare a camminare sull’ampia sterrata che si inoltra nella vegetazione di fondo.
È da tenere presente che soltanto i primi due chilometri sono di tipo naturalistico.
La tappa infatti, che è medio lunga, è praticamente tutta di tipo sub urbano e in buona parte sull’asfalto. La strada bianca, all’uscita dell’area protetta si innesterà infatti sulla SP20b Via Tiberina proprio all’altezza della centrale elettrica Enel di Nazzano e della grande diga sul fiume vicina a dove il Farfa si butta nel Tevere. Puntare verso sud tenendo la propria sinistra e continuare a camminare ponendo attenzione al traffico anche se la carreggiata risulta ampia e facilmente camminabile in entrambe le direzioni.
Dopo poco meno di 3 km ignorare il grosso bivio stradale posto dopo una curva in salita e che a destra porta verso Fiano Romano, per continuare così sul lungo rettilineo di Via Procoio posto davanti a sé, abbandonando la Via Tiberina.
Anche in questo caso la strada risulta molto ampia e facilmente camminabile lungo il ciglio anche se totalmente priva di qualunque attrattiva in un paesaggio tutto sommato anonimo da grossa via di scorrimento.
Passare sotto l’imponente cavalcavia di cemento armato dell’autostrada del sole per continuare dritto e raggiungere una grossa rotatoria in mezzo ad alcuni edifici. Alla propria sinistra un bar lungo la strada. Procedere dritto su Via Milano tenendo il lato destro della strada più facilmente percorribile anche grazie ad avanzi sparsi qua e là di marciapiede e di un’improbabile pista ciclabile di fronte a ville e villine private di periferia industriale.
Continuare dritto per andare ad attraversare nuovamente la A1 ma questa volta passandovi al di sopra. Si tratta di un passaggio obbligato su un cavalcavia che per quanto ampio è pur sempre stradale e nei pressi di un casello, sprovvisto quindi di qualunque tipo di protezione per i pedoni, pressoché inesistenti da queste parti.
Dall’alto guardando a sinistra infatti, a poche centinaia di metri, il trafficatissimo ingresso autostradale di Roma Nord.
Per fortuna il piccolo svincolo a sinistra (sempre via Milano, dritto invece: Via variante Tiberina) permette di abbandonare il ponte appena finito l’attraversamento, discendendo verso la classica zona di scambio fra anonimi alberghi, magazzini, officine e depositi a ridosso dello snodo autostradale, fino ad arrivare ad una vastissima rotatoria, posta di fronte ad un Hotel Palace Inne un gigantesco multisala.
Attraversare la rotonda per continuare sulla strada Variante Provinciale Tiberina ponendo attenzione al traffico fino girare a sinistra alla rotonda successiva per rinfilarsi per un tratto di circa 650 mt sulla Via Tiberina, che si restringe e comincia a discendere.
Poco prima della vistosa passerella pedonale (mai aperta al pubblico) che sarebbe di servizio al polo archeologico Lucus Feroniae,sul fondo in coincidenza di un altissimo pilone pubblicitario nel prato a destra, una piccola strada rettilinea ornata da begli ulivi punta il grande edificio al fondo che risulta essere un ristorante dalle fattezze vagamente country. (La riserva del Principe Bacco). L’edifico si trova isolato in mezzo ai campi con, in lontananza su tutti i lati, costruzioni industriali o palazzine di periferia. C’è moltissimo spazio quindi per girargli intorno sulla destra e per proseguire lungo la traccia alle sue spalle che risulta non mantenuta e che taglia per i campi. Al fondo con circa 400 mt, alla propria sinistra una specie di sfascia carrozze isolato vicino a un complesso abbandonato, e poco dopo un cancelletto facilmente superabile. (N.B. non risulta trattarsi di aree private, o almeno non è stato possibile rinvenire segnaletica a tal riguardo, si tratta piuttosto di aree in abbandono). Superato il cancello ci si troverà sulla pubblica via Mola Saracena che si seguirà andando a sinistra per poi imboccare a destra dopo pochi passi il rettilineo di Via dell’artigianato, camminando così nel cuore di una sciatta e degradata area industriale non proprio frenetica. Percorrere tutta la via finché al fondo non si sarà costretti a innestarsi andando a sinistra su Via Prato della Corte per percorrerne meno di 500 mt e trovare il piccolo passaggio asfaltato alla propria sinistra che permette di raggiungere la via parallela che si imboccherà andando nuovamente a sinistra e quindi tornando indietro per un tratto rispetto al senso di marcia tenuto fino a qui. Al bivio, di fronte alla pizzeria pub “La Saracena”,proseguire sulla principale via località Mola Saracena che pianeggiante punta a destra passando in mezzo ai campi e gli edifici privati, verso la grossa strada che si vede sul fondo. All’incrocio ci si troverà quindi sulla SP 17A Via Capena della quale si percorrerà però un brevissimo tratto andando a sinistra per poi buttarsi subito a destra sull’altro lato della strada su Via passo Cavallone. La piccola stradina in 300 mt raggiungerà un edificio privato sulla sinistra per prendere da lì in avanti ad essere una traccia carrabile in discesa fra i campi ben leggibile.
Porre però attenzione nell’attraversamento del piccolo rio posto sul fondo fra la vegetazione. Si tratta di un passaggio fangoso e disagevole del tutto non mantenuto. Potrebbe risultare necessario trovare un punto più comodo per guadare l’altra sponda oppure aiutarsi smuovendo qualche pietra e legno a mò di passerella. Appena guadato, prendere in salita lungo il campo abbandonato sulla propria destra puntando l’unica palazzina posta in cima alla collinetta davanti a sé, ben riconoscibile e in stato di abbandono a sua volta. Ci si ritroverà per forza su uno sterrato in salita che sarebbe la naturale continuazione della Via Passo Cavallone abbandonata pochi minuti prima sull’altra riva. Purtroppo, come spesso capita avvicinandosi alle grandi città, non si potrà che constatare costernati l’orribile stato di degrado ai piedi dell’edificio diventato una vera e propria discarica a cielo aperto ricca di frigoriferi, divani rotti e ogni altra sorta di rifiuto.
La strada tornerà ad essere asfaltata ridiscendendo la collinetta e andando a incrociare la tranquilla Via Monte Travicello che imboccata verso sinistra in 450 mt si congiunge alla trafficatissima e pericolosa Via Tiberina dopo aver superato sulla sinistra un autocarrozzeria e l’edificio ospedaliero della Usl Roma F.
All’incrocio sulla propria sinistra un grosso bar ristorante tabacchi lungo la strada, mentre proprio davanti a sé, una strada secondaria che porta ad un ponte bianco ben riconoscibile e di recente fattura. Strada e ponte risultano aperti al traffico ma del tutto non utilizzati visto che, superato il ponte che passa al di sopra della diramazione A1 Roma Nord(della quale si è già incontrato il casello in precedenza) e camminato circa un chilometro, la strada diventerà di servizio ai campi, una sterrata che al fondo sulla sinistra costeggerà un bacino d’acqua artificiale e obbligherà a raggiungere alcuni piccoli edifici industriali di movimentazione ghiaia e terra.
Il passo è bloccato alle auto da una bassa catena proprio nei pressi del sito, ma per i pedoni è possibile continuare sulla strada che piega verso destra e diventa così strada Fioretta, un lungo rettilineo asfaltato fra i campi che costeggia un altro laghetto sulla destra e al fondo dopo circa 700 mt costringe ad una piega a 90° a sinistra verso delle basse cascine raggiunte le quali piegare nuovamente di altri 90° ma verso destra.
Al fondo, ormai ai piedi del paese di Monterotondo si raggiungerà un grosso viale alberato proprio nei pressi di una un’ampia area abbandonata di una vecchia azienda agricola sulla propria destra.
Per andare verso Monterotondo scalo bisognerà girare verso sinistra e camminare lungo il viale che è Traversa del Grillo.
Ci vorranno poco meno di 400 mt per raggiungere il ponte che attraversa il Tevere e guadagna la sponda dove è sito il paese, ma si tratta senza tema di smentita dei 400 mt più pericolosi e meno agevoli di tutto il Cammino OltreTevere.
La carreggiata e molto stretta, i grossi fusti degli alberi costringono a invaderla per poter procedere. Il traffico scorre ad una velocità priva di ogni logica e l’ampia curva verso destra prima del ponte rende la visibilità ridotta per i mezzi che sopraggiungono.
Porre quindi la massima attenzione, distanziandosi il più possibile se si è in gruppo e segnalando al meglio la propria presenza lungo la via.
Una volta superato il ponte (dallo stretto marciapiede pedonale) girare subito a destra lungo la trafficata Via Ercole Ramarini. Si è ormai vicinissimi alla meta, ma l’ultima ora risulta scomoda e caotica nel cuore di una zona artigianale e industriale molto frequentata e rumorosa. Proseguire quindi sulla via fino a raggiungere la prima grossa rotonda per andare a sinistra lungo le sei corsie di Via Leonardo da Vinci. Seguirla per 1300 mt per poi imboccare la piccola Via Archimedeposta alla propria destra nel senso di marcia e che comincia ad addentrarsi nell’abitato popolare di Monterotondo Scalo. Al fondo a sinistra via Galilei e poi Via dei Monti Lepini permetteranno di raggiungere in 10’ il giardinetto pubblico intitolato ad Aldo Moro proprio a ridosso dello scalo ferroviario di Monterotondo che è distante almeno 3 km dall’abitato storico del paese posto in alto in direzione sud-est.
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