Tappa lunga e faticosa soltanto per la distanza totale coperta, ma sempre di cammino piacevole in mezzo a campi coltivati con begli scorci di campagna umbra pianeggiante ai piedi delle colline. La fatica è ripagata dalla meta conquistata, il bel paesino di Deruta, elegante e silenzioso, famoso in tutto il mondo per la produzione delle pregiate ceramiche. Per abbreviare la distanza e portarla al di sotto dei 30 km, si può pensare di lasciare Perugia con un mezzo pubblico che dal centro raggiunga la località di Ponte Valleceppi, già incontrata alla fine della tappa precedente. È possibile intercettare qui nuovamente il percorso verde del Tevere nei pressi della “pedancola” pedonale e ricominciare a camminare evitando così una ridiscesa dal centro storico di quasi 4 km.
Qualunque sia la decisione, da questo attraversamento sul Tevere ben riconoscibile (in cemento armato e acciaio color blu con parapetti gialli, a pochi passi dal parco di Ponte Valleceppi), si ricominci a seguirne lo scorrere sulla riva orografica sinistra, lasciandosi alle spalle la stretta ansa che ne rallenta di molto la velocità.
Superati i campi sportivi a sinistra si dovrà quindi passare al di sotto del ponte stradale di Via Arno. (Appena superato il quale, in alto a sinistra si intravedono le mura della Chiesa di Santa Maria Maddalena)
Il percorso è piacevolmente variegato alternando tratti ombrosi di bosco ad ampie aperture sulla sinistra verso i campi coltivati, per almeno 6 km. Unendo Ponte FelcinoePonte San Giovanniè molto frequentato e apprezzato sia da chi pratica sport e da chi voglia fare una passeggiata rilassante lungo fiume.
Dopo quasi due ore di cammino, superato un ben visibile (ma soprattutto udibile) canile alla propria sinistra, si sarà quasi nei pressi di una grossa costruzione “tecnica” di tubi sorretti alla base da grossi blocchi di cemento armato e spessi cavi d’acciaio tesi fra una riva e l’altra. Pochi minuti dopo, l’imponente ponte della ferrovia con tre campate a mattoni rossi sull’acqua. E ancora oltre, una diga di gestione del livello del Tevere. Già ben visibile da qui, il bel ponte dalla copertura in legno. Si tratta del nuovo Ponte vecchioin legno strutturale e cemento finito di costruire ex novo nel 2000, a ridosso dei piloni del ponte precedente andato distrutto, e che offre una bellissima vista suggestiva sul Tevere, nel caso si voglia fare qualche passo in più.
Attraversare quindi la strada (Via della Valtiera) proprio all’imbocco del ponte e continuare a seguirla tenendo la sinistra e puntando il grosso cavalcavia in cemento armato della E45 dopo la rotatoria che si andrà ad attraversare.
(N.B. Si tratta di un passaggio di prima periferia lungo asfalto dove i pedoni non sono contemplati. Porre quindi la massima attenzione soprattutto sbucando da sotto il cavalcavia su Via del Sottopasso, svincolo della strada statale dove le macchine procedono spedite e la curva è cieca)
Ponendo la giusta attenzione raggiungere quindi la SP401/1 Via Ferrierasorpassando sulla sinistra un bar d’angolo ben riconoscibile dall’antistante portichetto.
Purtroppo inizia un lungo tratto di asfalto di almeno 3 km, con un marciapiede discontinuo in mezzo ad un paesaggio non dei più avvincenti in direzione della piccola area industriale di Miralduolo, alla propria sinistra nel senso di marcia.
(Il centro abitato dalla bella torre quadrata, in alto sulle colline alla propria sinistra, è invece il paese di Brufa)
Prima che l’arra di capannoni artigianali sia finita terminata sulla sinistra, porre attenzione a svoltare a destra nella stradina senza nome indicato, ma che risulta chiamarsi Vocabolo Palla. Un cartello indica “Strada Privata” (prima di due abitazioni agricole a sinistra) ma non è interdetto il passaggio a piedi diventando una piccola via sterrata di servizio fra i campi coltivati (qui soprattutto pomodorini) distesi fra il Tevere e la SP401.
La strada bianca continua avvicinandosi e allontanandosi dal Tevere e seguendo la geometria delle coltivazioni per almeno 7 km del tutto gradevoli ma molto assolati. Anche reperire acqua potabile può risultare complicato, è quindi meglio provvedere in precedenza, soprattutto a seconda della stagione in cui si cammina. La meta finale è il piccolo centro abitato di Torgianoche si raggiungerà in circa due ore e mezza di cammino, riguadagnando per un brevissimo tratto l’asfalto della provinciale secondaria SP401/1 (qui Via di Torgiano) lasciando Vocabolo Pallaproprio in prossimità di un’edicola votiva di San Giorgio.
Imboccare la provinciale alla propria destra in direzione Torgiano, tenendo presente che i campi di tabacco contigui risultano praticabili a piedi e che portano passare di fronte ad un grosso edificio rurale abbandonato. (Si sta camminando su quello che è conosciuto come “Anello di Torgiano”, un percorso locale poco segnalato) e poi su un breve pezzo della bianca Via Entrata. Proseguire dritto puntando le abitazioni di fronte in localitàOlmoneper poi decidere fra due opzioni.
Strada Olmonesi ricongiunge con laSP403 proprio ai piedi dell’abitato di Torgiano in coincidenza della vasta e nota cantina Lungarottiben riconoscibile sull’angolo alla propria destra.
Nel caso in cui si voglia raggiungere il centro del piccolo paese precollinare (che risulta essere un ottimo punto sosta per quel che riguarda attività commerciali e reperimento di acqua potabile pubblica) si risalga la SP403 per prendere poi a destra una delle strade che puntano verso l’abitato.
In caso contrario, seguire Strada Olmonegirando a sinistra proprio dove si sdoppia e dove inizia il vasto vigneto che porterebbe a tangere la cantina Lungarotti di cui sopra. Andando dritto su questo tratto di Strada Olmone (sempre fra vigneti) si risbucherà sulla SP403, ma più avanti proprio all’altezza dell’incrocio semaforico con Via Ponterosciano tagliando quindi fuori l’abitato di Torgiano.
In entrambi i casi bisognerà comunque imboccare quest’ultima (asfalto con marciapiede) per continuare dritto per almeno 500 mt ed attraversare il ponte sull’ampio fiume Chiascio, affluente di sinistra del Tevere, poco più a valle.
Superato il ponte, girare subito a destra oltre le prime case sulla larga SP400 Via Roma. (Non raggiungere la riva del Tevere anche se in vista perché si tratta di una traccia morta) Sul lato sinistro della provinciale, nascosto dietro un bell’ingresso di una villa antica ma senza cancello, una traccia funge da ciclopedonale lungo il campo agricolo, correndo parallela alla via principale per un altro mezzo chilometro fino a raggiungere l’incrocio con un’altra stradina.
Continuare quindi dritto per superare la piccola Chiesa del Crocefisso(lato sinistro) e camminare lungo la provinciale, ponendo attenzione a sfruttare il più possibile il marciapiede che risulta discontinuo su entrambi i lati fino a località Ponte Nuovo a circa 1,5 km di distanza.
La provinciale forma qui un grosso incrocio con la strada SP375/2 Via dell’Unità d’Italia. che andando a destra va ad attraversare il Tevere sull’ampio ponte. Sull’incrocio, alla propria destra, prima del ponte, un bar e sul lato sinistro la facciata dellaChiesa di San Lorenzo. Di fronte, sul lato destro oltre l’incrocio invece, un bello slargo con panchine e della cartellonistica turistica ai piedi di un crocefisso ligneo e di un’opera in ceramica.
Si entra qui nell’amministrazione del comune di Deruta e cominciano infatti le prime botteghe e magazzini dedicate alle pregiate ceramiche.
Scendere sulla stradina a destra che si fa percorso ciclopedonale lungo il Tevere passando all’interno di una bella area naturale cittadina con panchine, fontanelle e attrezzi ginnici.
Dopo esser passati al di sotto del rumoroso cavalcavia in cemento armato della SS3 Bis Tiberinamancheranno circa 5 km al primo abitato di Deruta.
Passeggiando fra vaste distese di pomodorini, tenere sempre la destra ignorando tutte le altre tracce e i bivi che si innestano sul percorso assecondando quindi la riva del Tevere.
Anche all’ultimo bivio (il più grosso, in coincidenza di un cartello di informazioni turistiche in legno) tenere la destra e raggiungere il primo asfalto del paese (strada vicinale Tevere) per passare con pochi passi di fronte agli edifici di una grossa ditta produttrice di macchine utensili (oltre il cancello nel prato, due enormi anfore)
Girare a sinistra su Via del Mosaicoche passa in mezzo ad un campo alberato e porta a passare nuovamente al disotto della SS3 bis.
Ormai nell’abitato “basso” di Deruta, imboccare la trafficata Via Tiberinaandando a destra sul marciapiede per superare la rotonda, e dopo nemmeno 500 mt, dove ridiscende dall’alto a sinistra la via Borgo Garibaldi (piccolo monumento dell’Avis sul lato sinistro di marcia), risalire le prime scalette pedonali sotto gli alberi che salgono verso il centro di Deruta posto in cima.
Deruta è inserita nella lista dei borghi più belli d’Italia e per quanto di dimensioni ridotte, è ricchissima di patrimonio storico e artistico fra palazzi nobiliari, chiese (San Francesco in primis) e musei.
Soprattutto la produzione di ceramiche artistiche anima la vita del borgo fra tradizione e commercio. La posizione elevata offre inoltre suggestive vedute sul Tevere dai suoi belvedere come per esempio quello dei giardinetti pubblici Milziade Magniniin cima alle scalette di cui sopra.
Piazza dei Consoli dalla pianta allungata e la sua bella fontana medievale ottagonale posta ai piedi del palazzo comunale, risulta essere infine l’arrivo naturale di questa tappa.
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