Tappa medio-lunga, non particolarmente impegnativa dal punto di vista dei dislivelli anche se offre un primo sali e scendi iniziale e un altro a tre quarti del percorso.
Il bacino artificiale di Montedoglio fra i due, consente di passeggiare in totale rilassatezza al riparo da ogni tipo di traffico, godendo di vedute pittoriche del paesaggio specchiato sull’acqua.
L’arrivo in San Sepolcro è incantevole, nel cuore della bassa alluvionale ai piedi del paese, in mezzo a coltivazioni di erbe medicinali che si perdono lontane alla vista. L’approvvigionamento d’acqua è difficile, non toccando il percorso grossi centri abitati.
(N.B. Da tenere inoltre presente un passaggio disagevole nei pressi della diga a causa di una proprietà privata e un piccolo guado sul Tevere che può richiedere di togliersi le scarpe)
Lasciare il centro di Pieve Santo Stefano andando ad imboccare la principale via Tiberina in direzione sud. Seguirla fino a raggiungere un piccolo giardinetto pubblico sul lato destro (monumento centrale) proprio affacciato sulla confluenza del Torrente Ancione con il Tevere. Attraversare quindi il piccolo ponte di Via Verna che si vede alla propria destra, per guadagnare l’altra riva del torrente sbucando in un largo parcheggio asfaltato confluenza di via della Verna e via della Greppa e dove, tenendosi il torrente a sinistra si inizierà a camminare lungo via Casavecchia in direzione sud. Si tratta di una piccola asfaltata di servizio alle abitazioni di questa sponda. Dopo circa 400 mt (dopo aver ignorato Via Santa Barbara che sale alla propria destra fra le case) andare ad attraversare ancora una volta la SS3bis Tiberina passando sotto un cavalcavia. La stradina si fa sentiero a tutti gli effetti nei pressi di un rudere abbandonato che si raggiunge in circa due minuti di marcia. Si affronta qui un leggero dislivello per salire a mezza costa nel bosco. La traccia è ben visibile e comoda anche se un po’ sconnessa nella ridiscesa circa mezz’ora dopo. Il rumore della SS3 bis Tiberina, riecheggia nella valle e se ne intuisce il percorso su viadotti innalzati in coincidenza al percorso del Tevere alla propria sinistra in basso oltre la vegetazione, il cui letto comincia ad essere decisamente ampio e ben distinguibile.
Lungo il sentiero, visibili qua è la i segnali di conforto della Via di Francesco (quella del nord: prima tappa La Verna-Pieve S. Stefano, 15 km circa) solitamente percorsa dai pellegrini in senso contrario rispetto a quello che si sta camminando.
La discesa sbuca nei pressi di un’ampia area di scavo. Una cava di ghiaia ben riconoscibile da tenere alla propria sinistra andando dritto e riguadagnando l’asfalto di una secondaria.
Seppur via provinciale, la SP48 di Sigliano è di scarsa percorrenza. Larga e di facile cammino, è la via più prossima al Tevere in direzione della frazione di Sigliano e che permette di raggiungere l’argine del fiume e il sentiero di bordo lago dopo circa 45’ di cammino.
Lasciata quindi alle spalle la cava proseguire sull’asfalto per raggiungere e superare un grande maneggio alla propria sinistra. Dopo circa mezz’ora di asfalto, sulla sponda opposta del fiume, il Torrente Sinigiola si butta nel Tevere, ma non è visibile da qui. Questo è però il punto di massimo livello del bacino artificiale di Montedoglio, dove il Tevere da fiume rallenta e si fa lago grazie al primo imponente impianto idroelettrico lungo il suo corso.
La sponda occidentale è del tutto percorribile al riparo dalle automobili abbandonando quindi la SP48. Si tratta però di un percorso in molti suoi punti accidentato e poco mantenuto. Con tutta probabilità si tratta di una vecchia via di servizio dell’impianto, ma che offre comunque una piacevole possibilità pedonale per almeno 6 km.
Non risulta essere chiuso né interdetto al pubblico, ma comunque del tutto non segnalato in nessun modo. È quindi consigliabile l’utilizzo della traccia .gpx per andare a imboccarlo, tagliando per i prati aperti a sinistra puntando le sponde, oppure continuando sull’asfalto fino ad incrociare una piccola viuzza che scende a sinistra verso il lago priva di nome o segnaletica.
Raggiunto il lago basterà proseguire tenendo l’acqua alla propria sinistra per essere in direzione della diga. È da tenere ben presente che trattandosi di bacino artificiale, il livello delle acque è soggetto a forti variazioni stagionali. Con l’acqua bassa sarò facile per esempio, arrivare a camminare direttamente sul fondo limaccioso del lago, in mezzo ad un paesaggio surreale e desertico. Da tenere ben presente anche che il lago non è balneabile nella sua interezza.
Il sentiero si snoda assecondando la linea della sponda e offre vedute suggestive sull’altra riva e sulle poche case del borgo di Madonnuccia che vi si specchia dentro. Il cammino può risultare accidentato in alcuni punti soprattutto dove si devono superare alcuni ponticelli in mattoni rossi, a volte crollati o invasi dalla vegetazione, ma nel suo complesso sicuro e piacevole. Per la maggior parte assolato offre nella sua parte finale riparo fra macchia e anche alcune piccole ulivete.
Piegando poi decisamente verso ovest, sempre seguendo la sponda, puntare l’alto viadotto moderno sul fondo (di nuovo la SP48) che si raggiungerà in circa 45’ camminando lunga una sorta di fiordo creato dall’affluenza nel lago del Torrente Singera che accoglie qui anche altri piccoli corsi d’acqua come il fosso del Riolo, di Vaglia di Casteldone e di Dagnino.
Nei pressi del viadotto il sentiero risale all’asfalto della provinciale per sbucare proprio nel mezzo di un incrocio con una piccola strada di servizio priva di nome che sale verso l’altro. Piegare quindi a sinistra per raggiungere il ponte ed attraversarlo. Il traffico automobilistico risulta pressoché inesistente, ma porre comunque la giusta attenzione trattandosi di strada provinciale.
Inizia qui la seconda parte di salita, percorrendo in senso inverso l’altra sponda del fiordo. Strada è assolata e in salita porta però a prendere quota e a guadagnare vento passando proprio al di sotto del poggio degli Scopeti (sentieri e segnaletica a destra verso l’altro, 532 mt). Soprattutto consente di raggiungere la bella diga di Montedoglio, offrendone una veduta d’insieme dall’alto molto suggestiva.
Per ridiscendere verso i percorsi a valle della diga e quindi in direzione di San Sepolcro, porre attenzione alla piccola via sterrata che si butta in basso verso sinistra fra gli alberi.
Risulta ben riconoscibile per via di un accogliente quanto discutibile cartello che indica “Vietato ai pellegrini”. Seppur pare trattarsi di via privata non percorribile, risulta ottimo punto di riferimento da prendere per superarla e riconoscere facilmente la discesa successiva distante meno di 200 mt sempre lungo l’asfalto.
Si tratta di una “sterratona” montana che scende ripida in mezzo alla vegetazione e che si continuerà a seguire verso il basso anche all’unica diramazione che si incontra dopo meno di 10’ di cammino. Da qui la strada si fa un po’ più accidentata fino a raggiungere un bizzarro bivio fra sentieri dettato dallo spigolo vivo di una grossa recinzione di rete verde appartentente a una proprietà privata che sbarra il passo. Che si decida di proseguire dritto oppure piegare a destra, si dovrà comunque camminare in modo molto disagevole costeggiando la recinzione nella sua interezza e che lascia davvero poco spazio al viandante.
In entrambi i casi, il passo rallenta e quello che sarebbe un facile raggiungimento della strada bianca ai piedi della diga di Montedoglio, può richiedere anche 20’ fra strettoie e cespugli.
Raggiunto l’ingresso della grossa proprietà privata (Località Le Vignacce) il percorso si fa totalmente pianeggiante fino alla fine della tappa. Prendere la bella strada bianca che corre leggermente soprelevata sui campi per addentrarsi in quella che è l’Area naturale protetta di interesse locale Golena del Tevere.
Dopo circa 15’ all’altezza del secondo acquitrino sulla propria destra, abbandonare la principale per piegare nel bosco su una traccia ben segnata e carrabile che punta nuovamente verso il Tevere posto alla propria sinistra e che si andrà ad attraversare guadandolo. Non si tratta di un passaggio pericoloso. La portata d’acqua è ovviamente in relazione alla stagione, ma l’ampio letto del fiume, di almeno 25 mt consente un attraversamento agile ma con la buona probabilità di doversi togliere le scarpe Risulta qui utile anche l’aiuto di un bastoncino da trekking.
Sull’altra sponda, continuare sulla carrareccia girando a destra al bivio per continuare a seguire l’andamento del fiume. Dopo un quarto d’ora di macchia ombreggiata e una curva a gomito verso il basso a destra che porterà ad attraversare il Fosso del Camposanto si sbucherà fra i primi campi coltivati a mais che si allargano a sinistra verso le colline al fondo della piana (Fosso del Poggio, Fosso della Chiesuola)
In circa 45’ raggiungere il primo di due grossi bacini artificiali destinati alla pesca sportiva. Abbandonare quindi il Tevere per percorrere il lato corto del primo girando sulla strada a sinistra per immettersi poi sul lungo rettilineo che li costeggia entrambi al fondo.
Dove la strada si riavvicina al corso del Tevere e si sdoppia (ormai in aperta campagna) scegliere il percorso curvato verso la propria sinistra e che porta ad una curva a gomito sempre a sinistra. Si tratta di via Le Marcelle, stretta asfaltata fra i campi che in pochi passi porta a passare sotto una bassa abitazione bianca e isolata. Seguirla per circa 20’ camminando fra i campi per poi abbandonarla (con l’aiuto della traccia .gpx) imboccando a destra la strada di campagna (nota come via Il Gaia) che si va a ricongiungere con la Strada vicinale Pocaia La Fiora che porterà a passare sotto il cavalcavia di cemento armato della SS3bis Tiberina. Appena sbucati alla luce, al bivio girare a destra (via Fonte del Tesoro) e in pochi passi prendere la stretta traccia pedonale alla propria sinistra che porta a costeggiare una vigna.
Dopo aver superato, alla propria destra, una ben visibile area recintata rifugio d’animali da cortile si raggiungerà la trafficata via Sandro Pertini. Attraversarla con attenzione puntando l’edificio posto di fronte davanti al quale passa un’altra piccola traccia sterrata pedonale che va verso destra e che diventa asfaltata su strada vicinale Fonte del tesoro. Attraversare quindi il Torrente Fiumicello sul ponticello pedonale per arrivare in mezzo alle case della strada vicinale. Al fondo girare a sinistra sulla trafficata via del Frantoio e puntare 500 mt più il là al grosso centro commerciale Coop che si affaccia sull’angolo con Via Osimo.
Da qui, ormai agli ultimi passi, con meno di mezz’ora di cammino e seguendo le indicazioni per il centro non sarà difficile accedere al bel centro storico attraverso la Porta Fiorentina, percorrendo prima via dei Lorena che diventa poi l’alberato viale Armando Diaz.
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