Podere Veranello Podere Collefagiano

Lasciamo il podere Veranello, imboccando la strada asfaltata delle Ragnaie a destra (verso N). Seguiamo questa strada fino al punto culmine (Poggio San Pellegrino) e poco dopo incontriamo, sulla destra, nel punto più basso della vallata, un’abitazione isolata in pietra. Centocinquanta metri dopo, appena risale la strada, si incrocia un tratturo erboso che va imboccato a sinistra (verso W) e che ha, di fronte, la propria prosecuzione sul lato destro della strada asfaltata. Più avanti la strada si inoltra nella…

Ammappato il
14 Dicembre 2015
Ammappato da
Gruppo VieWwoof Michele Mondello

Altro da sapere

I percorsi di andata e ritorno dal Podere Veranello a Collefagiano sono stati mappati durante il campo Viewwoof che si è tenuto in Maremma nei giorni tra il 5 e l’8 Novembre 2015. L’autunno ormai inoltrato regala, nel tipico paesaggio delle colline della Maremma grossetana, colori e profumi caratteristici del periodo, ma riscaldati dal tiepido sole dell’estate di San Martino (11 Novembre). Lungo i percorsi la vegetazione appare, ad una prima occhiata, sempre molto uniforme, ma andando ad osservare attentamente si può notare che il ruolo dominante è svolto da specie diverse della “famiglia” delle querce, infatti si incontrano Lecci (Quercus ilex) e Roverelle (Quercus pubescens) nei luoghi più caldi e assolati, intorno a Montepò e sul colle de La Rustica dominano i Cerri (Quercus cerris), mentre vicino al Fosso Senna si incontra una popolazione speciale composta da Cerro e Farnetto (Quercus frainetto), una quercia molto simile alla Farnia, ma con portamento della Rovere, le due querce più maestose di tutta la “famiglia”.
Il percorso si snoda attraversando territori diversi e spesso, all’interno dei boschi, risultano molto frequenti l’Ornello (Fraxinus ornus) e il Frassino ossifillo (Fraxinus angustifolia subsp. oxycarpa), insieme a Lentisco (Pistacia lentiscus), Fillirea (Phillyrea latifolia), Alaterno (Rhamnus alaternus), Corbezzolo (Arbutus unedo) e alla Rosa selvatica (Rosa sempervirens), di cui iniziano ad essere commestibili le bacche più vecchie, scure e quindi mature.
Quando invece si percorrono i tratti adiacenti alle aziende agricole, si osservano gli alberi caratteristici di queste zone: sono gli alberi “compagni dei contadini” come l’Acero trilobo (Acer monspessolanum) e il Testucchio o Acero campestre (Acer campestre), spesso in passato maritati alle viti lungo i filari dei vigneti oppure potati a “capitozzatura” per fornire nutrimento agli animali. In zone più fresche invece, al posto degli aceri veniva coltivato e lasciato crescere l’Olmo campestre (Ulmus minor) per sostenere le viti, con i suoi caratteristici rametti con escrescenze suberose.
Per tutto il tragitto si possono incontrare moltissimi sorbi che, proprio in questi giorni, colorano boschi e paesaggio di giallo, arancio, rosso e vinaccia, come il Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), il Ciavardello (Sorbus torminalis) e anche il Sorbo domestico (Sorbus domestica), di cui in questo periodo si possono mangiare i frutti ben maturi (color rosso-marrone).
Molto più rari e caratteristici del bosco intorno al castello di Montepò e del Fosso Inferno lì vicino, sono le piante più esigenti degli ambienti freschi come il Tiglio nostrano (Tilia platyphyllos), l’Acero riccio (Acer platanoides), l’Alloro (Laurus nobilis) oltre alle varie felci disseminate nei posti più umidi.
Questi sentieri ci danno modo, non solo di osservare la diversità dei vari sub-territori coltivati intorno a Scansano, talvolta più aperti, talvolta racchiusi da colline diverse e talvolta confinanti con importanti torrenti. Ci consento anche di ammirare i colori sgargianti dell’autunno, il profumo del terriccio e delle foglie bagnate, il susseguirsi e l’alternarsi delle diverse tipologie di vegetazione. Inoltre in questi territori, se riusciamo a camminare silenziosamente e in maniera rispettosa, come furtivi osservatori di una natura ancora molto selvatica, potremo osservare caprioli, volpi, ricci, tassi e cinghiali, potrebbero alzarsi in volo davanti a noi la poiana, l’upupa, la ghiandaia e al crepuscolo anche la civetta ed il gufo. Un percorso tra le nuove e le vecchie aziende agricole, che tocca due borghi antichi e un castello, che sfiora le rovine dello storico Castello di Cotone e l’importantissima fucina di biodiversità del Torrente Trasubbie, con punti visuali che spaziano su tutto il massiccio del Monte Amiata, con il Monte Labro e l’inconfondibile Torre Giurisdavidica posta alla sua sommità. Un cammino da fare armati di tenacia, ma anche di voglia di scoprire.

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