Antico sentiero di Sant’Anna
Mappato da José (Compagnia dell’Anello)
Oggi la Compagnia dell’Anello affronta una escursione speciale per una occasione speciale, affrontiamo il Cammino di Sant’Anna seguendo l’Antico sentiero del Colle di Brasca (ora di Sant’Anna) accompagnati da Gianni Rosso, uno degli ideatori e operatori che hanno riportato in luce e riattivato l’antica mulattiera a partire da Pratolungo ed i cui lavori sono stati conclusi recentemente, come ben descritto nel numero 29/2022 de “La Guida”.
Non avevamo mai affrontato il Cammino di S. Anna come Compagnia, ma solo come singoli, partendo come da tradizione, dai luoghi più disparati e rigorosamente di notte.
Risaliamo la Valle Stura fino a Pratolungo, all’inizio del Vallone di Sant’Anna, e lasciamo le auto in uno dei due parcheggi presso il bivio per Roviera (917m ).
Percorriamo la strada verso Roviera per poche centinaia di metri fino alla deviazione a sinistra, ben segnalata, dove inizia il vero e proprio Sentiero di Sant’Anna.
Il sentiero ben tracciato prosegue ripido nel bosco per superare la balconata rocciosa verso il vallone. All’uscita dal bosco incontriamo una stradina asfaltata che seguiamo in salita fino a raggiungere la frazione Aie (1092 m), che attraversiamo, e proseguiamo fino ad arrivare alla curva a sinistra verso il ponte dove invece proseguiamo al dritto, su sentiero ben segnalato lungo un muro a secco.
Ci inoltriamo nuovamente nel bosco dove la nostra guida inizia il racconto, con dovizia di particolari, dei lavori che ha comportato il recupero dell’antica mulattiera di qui in avanti. Si trattava infatti di un bosco vero e proprio dove l’antica traccia era stata ricoperta dalla vegetazione e dalle frane e solo alcuni tratti indicavano la direzione da seguire. Si è dovuto dapprima eseguire un vero e proprio lavoro di ricerca portato a termine nel 2017 da alcuni volonterosi del CAI di Fossano, tra cui la nostra guida odierna, per aprire una prima traccia da seguire con il lavoro vero e proprio di ripristino del sentiero.
Saliamo fiancheggiando spesso il torrente e, superato un primo salto, arriviamo ad una inaspettata ma deliziosa canalina che capta dal torrente e dirotta l’acqua ad irrigare i prati di Aie. La seguiamo fino a piegare a destra per superare un tratto in ripida salita dove il terreno diventa quasi sabbioso, terreno dovuto alla risulta della galleria scavata nella roccia per portare l’acqua del torrente Sant’Anna alla diga del Vallone di Riofreddo, lavori eseguiti negli anni ’50 dall’allora Piemonte Centrale di Elettricità (P.C.E.). Infatti, poco dopo, dall’alto vediamo lo sbarramento dove l’acqua viene prelevata.
Il sentiero ora prosegue con alcuni saliscendi che si affacciano sulla provinciale dall’altra parte del torrente fino a raggiungere il ponte della Boutiero.
Qui termina il primo tratto del nuovo sentiero (aperto nel 2019) e bisogna percorrere un breve tratto su asfalto fino alla curva successiva dove riparte il vecchio sentiero, che dopo un breve tratto si divide, a destra seguendo la classica scorciatoia del Cammino di Sant’Anna e a sinistra ricalcando l’Antico sentiero verso il ponte tibetano, cartello ben evidente.
Proseguiamo verso il ponte tibetano costeggiando il torrente per un tratto quasi pianeggiante fino a giungere in vista del ponte dove pieghiamo a destra per risalire la parte rocciosa fino all’attacco del ponte. Si tratta di un ponte sospeso costruito a regola d’arte, del tutto sicuro, con il fondo completamente coperto da solide assi e poco ondeggiante. Ci complimentiamo con la nostra guida che intanto ci illustra i momenti della costruzione.
Superato il ponte risaliamo il torrente dalla sponda destra orografica e, superati altri due rigagnoli su robusti ponti in metallo e legno giungiamo in vista di Baraccone dove, superata una bella “truna” in pietra, ci fermiamo per un breve spuntino (1535 m).
Ripartiamo sempre sulla destra orografica per percorrere l’ultimo tratto dell’Antico sentiero aperto quest’anno e che necessita ancora di alcune rifiniture di consolidamento nei tratti più esposti.
Intanto si è alzato il vento che porta alcune gocce dalle nere nuvole foriere di pioggia sbucate dalla Francia. Aggiriamo sulla sinistra un grosso masso e proseguiamo sulla sponda del torrente fino ad un tratto che bisogna superare su un ardito ponte in acciaio e legno, ancorato alla roccia. Ci fermiamo ad ammirare l’egregio lavoro svolto dalla squadra di climbers a cui si è dovuti ricorrere per posizionare il ponte e poi proseguiamo sul sentiero messo in sicurezza con cavi di acciaio.
In questo punto, pur non essendoci osticità particolari, data la ripidità del versante, specie in caso di terreno bagnato o ghiacciato, bisogna porre particolare attenzione aiutandosi con i cavi di sicurezza installati in loco.
Per superare il salto del torrente risaliamo un pezzo del percorso ricostruito con scalini in legno e pietra e raggiungiamo l’ampio pianoro da cui in lontananza scorgiamo jn alto, il Santuario di Sant’Anna.
Ma intanto la pioggia è aumentata di intensità e approfittiamo del riparo di alcuni larici per indossare gli antipioggia. Qui l’Antico sentiero guada facilmente il torrente, che spesso scompare sotto il pianoro, per ricongiungersi al sentiero tracciato dagli Alpini di Dronero e Demonte e, alla fine del pianoro, risaliamo sulla strada asfaltata proprio davanti all’inizio dell’ultima storica scorciatoia.
Proseguiamo su di essa ammirando lungo il percorso lo splendore di alcuni Gigli di San Giovanni in fiore, attraversiamo la frana più in alto e il rio sul ponte ricostruito in sicurezza per arrivare finalmente sul piazzale del Santuario di Sant’Anna.
Intanto la pioggia è aumentata di intensità e ci ripariamo sotto il portico prima di entrare all’interno di questa suggestiva chiesa con il caratteristico pavimento in legno in salita, realizzato per assecondare il pendio roccioso sottostante in direzione dell’immagine della Santa dietro all’altare.
Storicamente l’origine del santuario è connessa all’assistenza ai viandanti lungo il sentiero che attraversa l’attuale passo di Sant’Anna (allora colle di Brasca). Della presenza della piccola chiesa intitolata alla “Beata Maria de Brasca” si hanno notizie certe da un documento del 1307 con cui fu rogato l’atto col quale i rappresentanti di Vinadio e Isola posero fine alle lunghe liti per il regolamento dei rispettivi confini comunali. Nel 1443 la cappella è però già nota con l’attuale denominazione di Chiesa di Sant’Anna. L’attuale Santuario, costruito poco a valle della cappella originaria, risale al 1681.
L’importanza che andava acquisendo la struttura portò l’amministrazione ad insediare un custode, il “Randiere”, ivi residente tutto l’anno, con compiti che andavano dall’assistenza ai viandanti, alla manutenzione della strada e degli edifici, alla preparazione dei pasti per i sacerdoti durante le feste. Lidio Giraudo (1931-2006), che ha custodito il Santuario per oltre cinquant’anni, è stato l’ultimo Randiere.
Non ci rimane che salire al “Ristoro” situato nell’edifico “Casa San Gioachino” per un ottimo pranzo in compagnia e per complimentarci ancora con il nostro ospite per lo straordinario lavoro ideato e portato a termine da un gruppo di volontari del CAI di Fossano, con i contributi di Fondazione CRC, Fondazione Sordella di Fossano, Club alpino italiano di Fossano (che ha messo anche la «manodopera»), associazione «Il cammino di Sant’Anna» e naturalmente il Comune di Vinadio e i rettori del Santuario che hanno sempre sostenuto con convinzione l’importanza di questo cammino per i pellegrini devoti di Sant’Anna.
Finito il pasto, durante il quale abbiamo avuto l’occasione di salutare don Erik Turco, l’attivissimo nuovo Rettore del Santuario, non ci rimane che tornare a valle a bordo dell’auto che, previdenti, avevamo “parcheggiato” sul piazzale il giorno precedente.
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