Questa piacevole passeggiata nei boschi muove i passi dall’abitato di Robilante e raggiunge il Santuario della Madonna delle Piagge con un giro ad anello di circa dieci chilometri percorribile in entrambi i sensi. L’itinerario proposto segue all’andata (o almeno ci prova) un sentiero antico (L02), più breve e ripido, e la battutissima strada di Snive (viasoel Jòrs de ‘Snive) al ritorno, un poco più lunga e gradevole.
Il dislivello complessivo è di circa 650/700 metri (quota massima 1350 circa) e può essere percorso da grandi e piccoli in tempo variabile fra le 2 ore per gli allenatissimi e le 4 per chi lo esplora a passo tranquillo (tempi comprensivi di andata e ritorno).
Dalla piazza principale di Robilante (rotonda della chiesa, lungo la SP259) si devia verso destra su via Ghiglione, poi strada Balme, per qualche centinaio di metri, fino ad arrivare ad un ponticello, prima del quale si può parcheggiare la vettura, nei pressi del B&B la Cialancia. Sulla sinistra si vedono le nuovissime indicazioni (cartelli, placchette rosse e bianche) che indicano il Viasoel Jòrs de ‘Snive e si imbocca una strada asfaltata per un breve tratto che inizia a risalire la collina. In breve ci si addentra nel bosco di castagni e si superano le ultime case isolate, per poi incontrare alcuni tornanti. Rimanendo su questa strada ben segnala si può arrivare al Santuario lungo la strada di Snive, ma personalmente volevo tentare l’ascesa dal sentiero. Contrariamente a quanto svela la mia traccia gps, che mostra come io abbia sbagliato incrocio e mi sia arrabattata a ritrovare la via muovendomi a naso, il bivio per il sentiero L02 è segnalatissimo e si incontra dopo circa un chilometro: la palina indica chiaramente la possibilità di lasciare la strada di Snive e raggiungere la Madonna delle Piagge deviando a sinistra (1ora e 10’ da palina) su un sentiero stretto e ripido che si addentra nel bosco di castagni. Muovendomi con indicazioni sbagliate (mio padre si diverte a mandarmi a sperdere) la mia traccia gira a sinistra prima di incontrare il bivio giusto, in assenza di un qualsivoglia cartello, e raggiunge Tetto Maigre e, dopo aver spaventato almeno una ventina di caprioli non abituati a vedere passeggiatori su questa variante non battuta, risale su sentieri a caso fino a incrociare il sentiero L02, lungo il quale si può essere confortati da periodici cartelli in legno indicanti la dicitura “Piagge”. Dopo un’oretta di salita dal bivio, il sentiero si raddrizza e, nella parte terminale, si infila in un piccolo vallone per raggiungere il prato pianeggiante retrostante il Santuario. Qui ci si può fermare per uno spuntino e per godere della splendida vista su alcune cime: la Bisalta che si srotola in tutta la sua lunghezza e cattura per prima lo sguardo a est, il Marguareis, la Rocca dell’Abisso a sud e il Monte Matto ad ovest.
Da qui, volendo si può raggiungere in pochi minuti la Madonnina (Madonna della Luce) che viene illuminata la notte, dove, mi dicono, è stata posizionata una di quelle panchine giganti (ma io non sono un’amante quindi la salto).
Lasciandosi alle spalle il Santuario, si scollina e si inizia la discesa su strada, lasciandosi alle spalle la fontana. In pochi minuti si raggiunge lo stradone dello stabilimento Sibelco, enorme e soleggiato che, purtroppo occorre seguire per 10/15 minuti prima di incontrare, sulla sinistra proprio su uno dei tornanti, la strada di Snive. Il cartello è ben visibile ma può comunque aiutare ad addocchiarlo il segnale di divieto di transito per le moto, lì accanto. La discesa lungo il Viasoel Jòrs de ‘Snive è piacevole e su un versante molto più soleggiato e meno selvatico. Si attraversa la bella faggeta Bandita Violetta e si raggiunge il curato Tetto Rescasso. Su questo versante il paesaggio è modellato dal passaggio di questa sterrata ma comoda strada e dall’esposizione favorevole: Tetti, case isolate usate per la conservazione della legna o degli attrezzi e, in questo periodo di fine inverno, primule, giunchiglie selvatiche e violette dappertutto. Lungo la discesa, poco dopo il Tetto, si supera la cosiddetta casa dal tetto di paglia, arricchita di un pannello informativo su questo tipo di copertura un tempo utilizzata. Più a valle si incrocia anche il sentiero L44 per Tetto Angelo Custode e Roccavione (e per la gioia di chi ama come me unire i puntini e scoprire nuovi itinerari fra destinazioni ormai note) e si supera anche il bivio per il sentiero L02 fatto all’andata e si ritorna infine alla macchina.
Si tratta di una passeggiata storica, conosciutissima, indicata quasi in tutte le stagioni (in inverno con le ciastre però!), tenete però conto che in piena estate il pianoro del Santuario è raggiungibile in auto dallo stradone Sibelco, quindi è invaso dagli amanti del pic-nic facile.
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