Questo percorso ci è stato gentilmente concesso da Albano Marcarini, urbanista, cartografo, viaggiatore a piedi e in bicicletta. Appassionato compilatore di guide di viaggio, si è dedicato fin dalla più tenera età all’esplorazione geografica (cit. dal sito dell’autore). Marcarini fa parte della giuria del concorso per la migliore ammappatura e ha dato ad Ammappa l’Italia la disponibilità a pubblicare alcuni percorsi presi dal suo sito: www.sentieridautore.it.
Questo percorso è anche utile per tutti coloro i quali volessero trarre esempio di come si descrive idealmente un percorso per ammappalitalia (Itinerario pubblicato su BELL’ITALIA 216, aprile 2004. Aggiornato il 13.12.2009)
Montebotolino: un salto indietro nel tempo
«Certe sere i casoni di Montebotolino volano via e sembrano delle macchie rosa sopra una tela trasparente. D’inverno, se piove, restano coi piedi dentro le pozzanghere e l’acqua gli scivola addosso come se fossero delle rocce.» (T. Guerra, Il libro delle chiese abbandonate).
Chi volesse rendersi conto di come si viveva nel Medioevo fra la Toscana, la Romagna e le Marche non deve recarsi a Gradara o a San Marino, le cittadine che rievocano un po’ ad arte i fasti di quel periodo storico, ma deve scegliere come meta un minuscolo villaggio della Val Marecchia, nascosto nelle pieghe delle montagne, le più aspre e ventose che si possano immaginare. Si chiama Montebotolino. Non si sa perché abbia un nome così infantile dato che le sue case contano i secoli e le pietre i millenni. Certo è che lì il tempo si è fermato. Solo gli abitanti se ne sono andati, il resto è come ai tempi dei feudatari e degli abati.
Al villaggio si sale per la vecchia mulattiera non per la moderna strada, comunque disagevole. Il cammino prende le mosse da Rofelle, frazione di Badia Tedalda, in provincia di Arezzo. Qui si trova una simpatica osteria, detta Herbosteria per via del menù a base di erbe e fiori che può predisporre all’escursione o ripagarla alla fine della giornata. Vengono proposte prelibate ricette di stampo rinascimentale come il carpaccio ai fiori, le tagliatelle con i prugnoli, la faraona alle ghiande e la torta di borragine.
A questo punto si parte seguendo per breve tratto l’asfalto, poi si devìa a sinistra passando accanto al vecchio cimitero fino a raggiungere il guado sul Fossone. Le pendici sono ammantate di prati smeraldini e sparse di casali. Ora la mulattiera affronta decisa la costa del monte, lasciando aperta alla vista la lontana veduta del fondovalle e dei monti d’Urbino. Anche quando si entra nello scuro del bosco non si perde la traccia, battuta per secoli da uomini e animali.
Si ha l’impressione di vederlo, prima o poi, questo villaggio, ma non s’immagina di scorgerlo orribilmente esposto a una vertiginosa parete di roccia. La chiamano il Paradiso. Le case stanno lassù, in fila, a sfidare la terra e il cielo. Nel 1301 a Montebotolino viveva Agnolo, detto il Malizia, capostipite della famiglia che tenne il feudo fino a quando altri prepotenti non la soverchiarono. Non si viveva in pace, ma di soprusi e rapine per via dei molti pretendenti, nobili o meno nobili, spalleggiati dal potente abate di Badia Tedalda. Come se non bastasse la povertà del luogo!
Anche la chiesuola di Montebotolino cerca un po’ di quiete, avvinta fra le dimore del villaggio, con una facciata che sembra quella di una casa contadina, forse per celarsi alla vista dei sacrileghi o dei ladri. Dentro, infatti, si trova ancora una terracotta smaltata, di scuola robbiana, con S. Tommaso che tocca il costato di Cristo risorto.
Invano cercherete una famiglia a Montebotolino: d’inverno si dice abiti una sola persona, l’ultimo dei 60 che popolavano ancora il villaggio nel dopoguerra. Allora si viveva di poco; quel tanto di patate e fagioli, di verze e pomodori che dava la terra. D’estate è diverso; molti salgono per la villeggiatura e diverse case sono state risistemate. Un gesto riconoscente e devoto per un villaggio che racconta le sue storie al vento e qualche volta agli uomini, se ancora sono disposti ad ascoltarle.
L’escursione si potrebbe completare con la salita alla vetta del monte omonimo (meno di un’ora) per contemplare il villaggio dall’alto. Si tratta però di un percorso non agevole, dove occorre scavalcare qualche recinto e seguire una traccia non sempre sicura. Vale solo per chi si orienta con facilità.
Seguendo i riferimenti della mappa disegnata:
- 1. La frazione Rofelle si trova a 5 km da Badia Tedalda. Si parcheggia presso l’Herb’osteria. Prima di iniziare l’escursione si può visitare la chiesa di Rofelle, di antica fattura. Dinanzi ad essa si trova un cippo romano, memoria della strada Ariminensis che risaliva la vallata.
- 2. A piedi si raggiunge il vecchio cimitero, poi si scende nella valle del Fossone traversando a guado il corso d’acqua. Subito dopo inizia la vecchia mulattiera per Montebotolino. Si sale nel bosco rado che poi si trasforma in una scura pineta.
- 3. Dopo circa un’ora di salitasi scorgono sulla linea di cresta della montagna le case di Montebotolino, dello stesso scuro colore della pietra che le sorregge. Si entra nel villaggio per vedere la chiesuola di S. Tommaso.
- 4. Avendo ancora un po’ di forza nelle gambe si può raggiungere la vetta del Monte Botolino. Si erge nascosta dagli alberi sopra il villaggio e si raggiunge in meno di un’ora lungo un sentiero che poi si confonde con i prati sommitali. Da lassù si gode un estesissimo panorama sulla Val Marecchia e sull’Alpe della Luna. Il ritorno si compie sullo stesso percorso dell’andata.
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