Anello di Serre di Raie
Mappato da Adriano (Compagnia dell’Anello)
Questa settimana la Compagnia dell’Anello prova questo bel giro in Val Varaita, lungo il versante che sovrasta Sampeyre. L’abbiamo denominato “Serre di Raie” in omaggio a questa deliziosa borgata che ha conservato i caratteri e l’atmosfera d’altri tempi. Ma i motivi d’interesse che s’incontrano in questo tragitto sono anche molti altri. E tutti con una una loro imperdibile peculiarità. Seguiteci nel cammino…
Partiamo da Sampeyre, parcheggio sulla sinistra appena dopo aver superato il bivio stradale per Becetto e subito prima del ponte sul Rio Crosa.
Imbocchiamo sulla destra il tratturo (indicazione per Becetto con cartello su muro) che sale verso Becetto e, con il sentiero più morbido che passa dalla Cappella di San Lorenzo nei pressi della borgata Stentini, incrociamo una sterrata ed in breve raggiungiamo il tronco asfaltato per borgata Durandi.
Da qui seguiamo le indicazione per Becetto che si raggiunge per cresta con un tratto di larga e ripida mulattiera. Ammiriamo il paese, ben ristrutturato e abbellito con fioriere che risaltano la fontana sulla piazza centrale adornata di sculture lignee, mentre su tutto svetta lo storico santuario mariano di N.S. del Becetto risalente al XIII secolo.
Dal centro di Becetto seguiamo le indicazioni per il sentiero botanico, passando su asfalto per la borgata Graziani; transitiamo di fianco ad una moderna stalla (punto vendita formaggio) e procediamo lungo una sterrata che scende verso la forra del torrente Crosa: in dialetto questa parola significa “profondo”, infatti il torrente scorre in una gola costituita da pareti rocciose scoscese sul lato orografico destro e da ripidi pendii ricoperti da boschi e pinete sul lato destro.
Oltreché sentiero botanico, questo percorso è pure denominato “Giro dei 2 mulini” poiché passa presso quel che resta di due dei 14 mulini che si trovavano lungo il rio tra Becetto e Sampeyre, distrutti da un’alluvione d’inizio ‘900. Difatti, superata la “Funt dla Luscio”, una bella fontana che risente purtroppo della penuria di acqua di quest’annata, si trova la deviazione per il primo di questi mulini, “Mulin de Barbo Simun Para”, che si è parzialmente salvato dalla furia delle acque perché si trovava più scostato dal letto del torrente. Serviva le borgate di Becetto e Serre.
Arriviamo ora in vista del ponte tibetano: costruito recentemente su iniziativa della proloco di Becetto con l’aiuto di molti generosi volontari, è lungo 50 metri ad una altezza di 18 metri sul corso d’acqua e, a differenza del vecchio ponticello costituito da due tronchi affiancati, resiste alle piene impetuose e alle valanghe. La base di camminamento costituita da robuste tavole in legno, permette l’attraversamento in sicurezza a tutti senza bisogno dell’attrezzatura necessaria per attraversare i ponti tibetani delle ferrate.
Qui abbandoniamo il sentiero botanico che sale sulla destra per tornare a Becetto passando dalla borgata Morelli, mentre noi attraversiamo il torrente per portarci sul versante opposto e proseguire il percorso sul sentiero dei 2 mulini.
Su questo versante il sentiero, sempre ben tracciato, presenta però, nei numerosi saliscendi, alcuni tratti molto ripidi, a volte un po’ esposti, agevolati comunque dalla presenza di catene di appiglio.
Dopo il primo saliscendi raggiungiamo un bivio che ci permette in pochi minuti, superando un caratteristico ponticello arcuato, di arrivare al “Mulin de Tumalin Pagò” che serviva le borgate Civalleri e Durandi. La ristrutturazione da parte della proloco ha permesso di salvaguardare l’albero principale della turbina che forniva il movimento con asse di rotazione verticale.
Tornati sui nostri passi al bivio, procediamo lungo il traversone che permette alcuni bei scorci su Becetto e borgate circostanti e sul fondovalle e raggiungiamo le Meire Roina, tralasciando la traccia che scende a Miretta per seguire il sentiero che in breve raggiunge il vivaio ed il rifugio Preit. Si tratta di un complesso su una superficie di oltre un ettaro costituito da sette ampi terrazzamenti sorretti da muri a secco e da una casa del custode (il rifugio). Un grande vascone raccoglieva l’acqua da distribuire sulla superficie del vivaio per irrigare le piantine di abete e larice. Tale opera realizzata e gestita dalla Forestale, restò in attività fino alla metà del secolo scorso. Del vivaio oggi resta una una splendida peccéta, cioè un bosco di abete rosso, con esemplari di notevoli dimensioni, purtroppo non curati, nonché alcuni esemplari di abete bianco e di larice.
Da qui seguiamo le indicazioni per Serre di Raie, passando per l’isolata Meira Dugo e raggiungendo il punto più elevato del nostro percorso presso le diroccate Meire Bellocchio per confluire infine sulla sterrata che sale da Chioppano. Seguendo la strada verso destra, perveniamo in breve a Serre di Raie, amena borgata in magnifica posizione, ben conservata nella struttura originaria, al centro della più importante zona di pascolo del comune di Sampeyre.
Il posto merita una sosta per la pausa pranzo dopodiché iniziamo la discesa passando accanto alla cappella e al pilone della borgata e seguendo le indicazioni per Villaretto, raggiungiamo questa suggestiva borgata tramite una bella mulattiera in faggeta con un ultimo tratto più roccioso e aperto.
Da Villaretto seguiamo il nastro asfaltato fino a Calchesio e da qui, per tornare a Sampeyre evitando la provinciale di fondovalle, percorriamo la sterrata in destra orografica fino alla borgata Martini da dove, attraversando l’intero paese, torniamo al punto di partenza.
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