Laghi Lausfer, da San Bernolfo
Mappato da Josè (Compagnia dell’Anello)
La Compagnia dell’Anello oggi rinuncia alle cime ed all’anello per godersi una splendida gita ritonificante dopo le vacanze di alcuni, farcite da Covid di altri, così puntiamo ai Laghi Lausfer in Valle Stura, sopra quel magnifico villaggio di San Bernolfo, (Sabarnui nella parlata occitana), nel Vallone dei Bagni di Vinadio, ad una quota di 1703 metri s.l.m.
Alcune baite conservano ancora i tetti costruiti con paglia ammassata e pressata, retaggio di quell’edilizia tanto povera quanto ingegnosa e redditizia (ancora oggi resistono agli elementi, dopo centinaia di anni dalla loro costruzione), che ha caratterizzato le epoche in cui l’Homo era ancora Sapiens Sapiens.
Sono costruzioni formate da un piano seminterrato in pietra sormontato da un piano in tronchi di legno che si incastrano agli estremi, garantendo solidità statica e resistenza agli agenti atmosferici.
Un intreccio architettonico sapiente conosciuto come blockbau, che nelle Alpi Sud-Occidentali pare trovare riscontro solo in alcuni villaggi francesi del Queyras) da cui si pensa sia stata importato .
Arrivati a San Bernolfo, sotto il Rifugio Dahu de Sabarnui, giriamo a sinistra e proseguiamo per alcune centinaia di metri su strada non più asfaltata fino ad un ampio spiazzo dove si può parcheggiare.
Iniziamo la nostra gita vacanza in questa ampia valle assolata, il sole è già caldo, diretti verso la testata del Vallone di San Bernolfo chiuso in alto dalla splendida e invitante cima del Becas del Corborant che ci accompagnerà per un lungo tratto della nostra ascesa.
Malgrado le rarissime piogge e le scarse nevicate invernali la cascata in alto, formata dal Torrente Corborant scendendo dalla soprastante Valle di Barbacana, si presenta ancora ricca d’acqua e il canto dell’acqua dei ruscelli che ne derivano fa da sottofondo alla fatica della salita.
I primi tre chilometri circa si sviluppano su larga sterrata di moderata pendenza inoltrantesi verso la testata del Vallone, ad un piccolo slargo (2023 m) la carrareccia termina e si continua sulla vecchia mulattiera ex militare, diventando poi sentiero-mulattiera con numerose scorciatoie, delle quali usufruiremo sia in salita che in discesa.
Alla quota di 2300 m si tralascia sulla sinistra la diramazione per il Vallone e Passo di Barbacana e si prosegue verso settentrione sul ripido pendio di erba e pietrame sottostante lo sperone orientale del Becas del Corborant, facendo una sosta per dissetarci alle fresche acque di un ruscelletto che incrociamo sul percorso: “Laudato si’ mi’ Signore per sor’aqua”.
Dopo esserci rinfrescati proseguiamo tra rocce montonate e ripiani erbosi impreziositi di cespugli di rododedro in fiore, e dopo qualche tornante e una breve salita guadiamo l’emissario del lago fino a raggiungere il Lago Lausfer Inferiore (m 2501) dove ci soffermiamo per ammirare lo splendore di questa ampia valle sospesa, chiusa dalle cime del Corborant e dalla Punta Gioffredo che si specchiano nel lago. La bellezza del posto ci invita a posare gli zaini per prenotare la pausa pranzo ed a proseguire leggeri alla scoperta del Lago Lausfer Superiore (2558 m) al fondo del quale il sentiero si biforca, a sinistra verso il Passo del Corborant e a destra verso la Punta Gioffredo. Saliamo ancora qualche decina di metri per riempirci gli occhi dell’insieme dei laghetti azzurri che accompagnano i due laghi principali.
Questi specchi d’acqua, i Laghi Lausfer, sulle tavole dell’IGM sono ancora indicati come Laghi Lansfero, una delle innumerevoli traduzioni di Mussoliniana memoria, delle quali la più pacchiana rimarrà per sempre immortalata nel Colle del “Soleglio Bue” (dal francese Beausoleil)!
Terminato il nostro girovagare, chi più su, chi più giù, prendiamo posizione per il pranzo e per il giusto riposo immersi in una pace ed un silenzio meravigliosi, rotti solo dal salto delle trote a caccia di moscerini. La temperatura è mite, leggermente ventilata, Maria non ci fa mancare la crostata, Adriano il mirto, Angelo il genepy, Frank il caffè, Josè le ciliegie: beata gioventù!
Ma poi bisogna avere il coraggio di alzarsi e…ridiscendere, riassaporando ancora l’acqua del rio e affrontando le innumerevoli scorciatoie che riportano al caldo delle auto.
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