Cominciamo con l’arrivare a Carosino seguendo Rumiz in una maniera talmente acritica che ci ritroviamo ad attraversare l’intera città contromano! Superata Carosino, andiamo avanti un po’ più cauti. La strada di campagna è bella, tranquilla e parzialmente asfaltata; la pioggia della notte e della mattina ha lasciato ampie pozzanghere e qualche piccolo allagamento, ma cosa c’è di più divertente di affrontare le pozze in velocità e schizzare dappertutto? Arriviamo al Canale Simone che, nonostante le piogge, è completamente asciutto; in compenso il ponte è allagato.Da qui parte il percorso più incerto perché, dalle descrizioni, è chiaro che ad un certo punto ci ritroveremo per fratte; ma l’idea di poter vedere la traccia dell’Appia ritrovata nei solchi dei carri incisi nella roccia ci tenta troppo e andiamo avanti.
Passiamo un piccolo boschetto e troviamo i solchi… e se per davvero sono quelli, che delusione… di segni di quel genere ne abbiamo visti un’infinità nelle rocce pugliesi e il fatto che i carri siano stati usati fino al recentissimo avvento del trattore ci fa dubitare non poco dell’attribuzione all’Appia e all’epoca romana; in assenza di ulteriori dati documentali ci sembra tutto un po’ azzardato…
Proseguiamo fino ad essere accolti da un abbaiare di cani decisamente spropositato rispetto alla struttura che dovrebbero difendere; una signora accigliata e infastidita, forse più dall’abbaiare dei suoi stessi cani che da altro, si affaccia dalla porta di casa per farci segno di andare via; noi le spieghiamo che lì ci sono le tracce dell’Appia Antica e, molto elegantemente, ci manda a quel paese. Comunque torniamo indietro, perché da quel punto in poi è tutto nei campi e la vegetazione è alta, piena di grovigli di rovi e neppure in discesa; e l’idea dei solchi dei carri non ci attira più così tanto.
La strada verso Oria è un po’ trafficata. Sembra che in un campo adiacente stiano passando dei pesticidi, o forse è una discarica? Non capiamo che puzza sia, ma per fortuna gli unici cinque minuti di pioggia di tutto il viaggio ce li prendiamo proprio lì, così l’acqua contribuisce a pulire l’aria e noi non ci intossichiamo più di tanto. Ad un tratto ritroviamo l’Appia: un cartello completamente sbiadito dal sole e una cancellata chiusa ci informano che in quell’area è stato fatto uno scavo ed è stata portata alla luce la pavimentazione della strada; anche qui scavalchiamo… è realizzata in pietra locale e di piccole dimensioni, abbiamo qualche difficoltà a riconoscerla come una strada romana, ma ci fidiamo! Poco più in là, Oria ha un bel castello e una bella cattedrale, facciamo un giro e ripartiamo. Il tratto fino a Mesagne e anche dopo è bellissimo: una stradina piccola e asfaltata che passa in mezzo ai campi di terra rossa e ulivi secolari che, insieme al profumo fortissimo di camomilla, rendono veramente piacevole questa fine viaggio; inaspettatamente, però, durante una deviazione veniamo bloccati dalla ferrovia a livello, non segnalata nelle descrizioni… verifichiamo sul libro e sul GPS… il tracciato di Rumiz la attraversa proprio lì… A cercar bene troviamo un sottopasso alto e largo quanto il manubrio della bicicletta, pieno di ragnatele e rifiuti, ma è l’unico passaggio utilizzabile. Dall’altro lato ci aspetta una strada identica a quella che stavamo percorrendo e, a guardare bene la mappa, ci accorgiamo che questo sporco sottopasso “ciclopedonale” era evitabilissimo. Presto parte un bel percorso ciclopedonale (per davvero), che attraverserà tutta la campagna fino a condurci alle porte di Brindisi. Qui strade larghe, macchine, viadotti, rotatorie e centri commerciali ci avvisano che stiamo entrando in città. Il centro storico è tranquillo, prendiamo la via Appia e seguiamo le indicazioni per le due colonne romane di conclusione del viaggio; l’arrivo al terzo mare nostrum è emozionante, ma la colonna è una sola, perchè la seconda venne donata ai leccesi per issarci sopra la statua del Santo Patrono.
Emozione, soddisfazione, felicità e qualche foto.
E cena di pesce al porto.
Adesso vorrei poter girare la bicicletta e ripartire nell’altro verso!
Cominciamo con l’arrivare a Carosino seguendo Rumiz in una maniera talmente acritica che ci ritroviamo ad attraversare l’intera città contromano! Superata Carosino, andiamo avanti un po’ più cauti. La strada di campagna è bella, tranquilla e parzialmente asfaltata; la pioggia della notte e della mattina ha lasciato ampie pozzanghere e qualche piccolo allagamento, ma cosa c’è di più divertente di affrontare le pozze in velocità e schizzare dappertutto? Arriviamo al Canale Simone che, nonostante le piogge, è completamente asciutto; in…
Commenta con Wordpress