Spesso dico che il cammino tira fuori il meglio di noi. Oggi invece voglio dire il contrario, perché capita anche questo. Quando si è affaticati, stanchi, sfiniti, si diventa più nervosi e non ci si accorge più della bellezza del viaggio. La fatica o la fame o la sete ci fanno regredire ad uno stato di noi stessi che non è piacevole conoscere. Per questo è fondamentale prepararsi al meglio, riposarsi bene, dotarsi delle giuste cose e dell’equipaggiamento adatto: per alzare meglio lo sguardo sul mondo e guardarlo con benevolenza e amore.
Il percorso
Dal centro di San Venanzo prendiamo Via Vittorio Emanuele e poi Via Trieste, che è ancora una stradina asfaltata ma che ci porta fuori da San Venanzo. Dopo poco incontrate un bivio a cui andare a sinistra in discesa, con la strada cementata con le caratteristiche strisce per non far scivolare gli autoveicoli. Dopo breve diventa bianca ed entra nei boschi e già siamo nelle campagne più assolute. All’altezza di un cancello sulla destra questa strada diventa un sentiero che vi porta all’azienda agricola Sapio. Giriamo a destra e dopo 20 metri a sinistra. La bella e larga strada che abbiamo preso sale sinuosa fra le colline. Se ci giriamo possiamo vedere San Venanzo. Prima di un grande casolare dal nome Tenuta Colli Verdi c’è un sentiero a destra e una strada bianca a sinistra, con sbarra verde. Prendiamo per quest’ultima e incominciamo a scendere. Lentamente ci troviamo accanto ad un allevamento di maiali in fondo alla valle. Dopo l’allevamento troviamo un fosso da superare e una strada a destra che ricomincia a salire. Attenzione perché siamo praticamente dentro la proprietà di un inglese, molto grande e bella. Noi non lo abbiamo trovato e il casale era chiuso. Abbiamo trovato però dei cacciatori che ci hanno detto che di lì si può passare, che loro ci passano e forse anche per gli escursionisti non c’è alcun problema. Speriamo che l’inglese, consapevole quanto i suoi connazionali della bellezza del camminare, non vi dica nulla se ve lo trovate a casa sua. Cani, dicono, non ne ha. Comunque: questo sentiero passa accanto a casa sua e svoltando a destra vi si allontana, fino ad un cancello, oltrepassabile 20 metri a sinistra costeggiando la rete. Dunque vi trovate su di una sterrata che va presa in salita e, tenendo la destra, alla strada asfaltata provinciale, che va presa a destra. In pochi chilometri siamo a Ripalvella, che merita una breve visita, e poi prendiamo per Montecastello di Vibio, una strada sulla destra. Questa strada, bellissima e panoramica, scende fino al Fosso Faena e lo oltrepassa, pio risale e ridiscende costeggiando ancora il torrente e lo riattraversa. Incrociamo dunque una strada che va presa a destra passando accanto a un casale molto grande, ad un’edicola della madonna e all’agriturismo Campo al vento. Dunque diventa asfaltata e sale decisamente fino a giungere ad un incrocio ad H. Qui prendiamo Via Poggio San Quirico in salita a sinistra.
Prendiamo così una strada a sinistra dopo qualche chilometro che si chiama Via Belvedere. E se si chiama così ci sarà un perché. Infatti dopo breve si apre la vista su Todi, nostra meta. Prestare attenzione: dopo poco c’è una strada in piano a sinistra e una più brecciata a destra. Noi ci immettiamo nel bosco a sinistra, scendendo parecchio fino ad un casolare molto grande, dove c’è una deviazione a destra e la nostra strada che prosegue dritto. Si arriva alla Casa Andreaccia. La strada le gira a sinistra e si apre uno scenario sull’Umbria del nord, tra cui Montecastello di Vibio e Cecanibbi. Quando arriviamo all’asfaltata giriamo a destra e la percorriamo per 400 metri. Dunque svoltiamo a sinistra per una sterrata, proprio quando vi trovate davanti a Todi, coccolata dalle sue colline. Questa strada vi farà saltare un chilometro di asfaltata ma vi farà allungare. Decidete voi. Noi abbiamo girato e siamo arrivati ad un cancello a cui si svolta obbligatoriamente a destra e ci si infila in un bel bosco, quindi si arriva ad un incrocio di strade sterrate a cui andare a destra per Pian di San Martino. Ritornando infatti sull’asfaltata si gira a sinistra e si entra dentro l’abitato. Proseguiamo avanti e al campanile della chiesa, quando arriviamo al bivio a T, giriamo a sinistra. Dopo 100 metri a destra puntando il cavalcavia, che dovremo prendere e attraversare con esso il Tevere verso Ponterio, prestando attenzione alle automobili. E’ una strada pericolosa. Ci sarebbe stata la possibilità di attraversare con il vecchio ponte di ferro, ma è chiuso ed è un vero peccato che si utilizzino tanti soldi in molte maniere e non nella manutenzione di un ponte che potrebbe essere pedonale.
Ma comunque: dopo il ponte svoltiamo a destra e poi ancora a destra per una strada di erba che cammina rialzata, all’altezza del Supermercato Emi. Questa strada passa accanto al ponte di ferro abbandonato e ritorna a sinistra nelle case, dopodiché passa con un ponte il Torrente Rio e va verso Todi. Qui svoltiamo subito a destra per la strada Tevere Morto, che ci porta a costeggiare appunto il Tevere. Dopodiché, 600 metri dopo, svoltiamo a sinistra per la “corta” di Todi, che è una strada bianca che sale vertiginosamente verso l’alto e verso l’antico cimitero. Qui svoltiamo a destra e poi ancora a destra alla strada asfaltata. In breve siete a Porta Perugina, dopo 31 km di cammino. Complimenti.
Spesso dico che il cammino tira fuori il meglio di noi. Oggi invece voglio dire il contrario, perché capita anche questo. Quando si è affaticati, stanchi, sfiniti, si diventa più nervosi e non ci si accorge più della bellezza del viaggio. La fatica o la fame o la sete ci fanno regredire ad uno stato di noi stessi che non è piacevole conoscere. Per questo è fondamentale prepararsi al meglio, riposarsi bene, dotarsi delle giuste cose e dell’equipaggiamento adatto: per…
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