Cominciano le salite, la tappa si preannuncia un primo assaggio di Appennino, ma le pendenze sono ancora relativamente tranquille. Con l’avvicinarsi delle Forche Caudine qualcosa inizia a ribollire dentro di noi, un orgoglio romano che comincia a scaldarsi fino a bruciare definitivamente sotto al cartello di benvenuto a Forchia, che recita così: “Antico comune dove nel 321 a. C. i fieri romani furono sconfitti dal popolo sannita”. Ma questa volta le Forche Caudine ci hanno fatto un baffo!
Prima di arrivare a Benevento facciamo un’altra deviazione, con tanto di basolato antico e borbonico. La strada è molto bella, ampia e scende tra i campi, ma ad un certo punto termina! Dei cumuli di terra ci costringono a scendere dalle biciclette, per spingerle a mano oltre l’ostacolo. Tra noi e la strada da prendere ci sono solo una ventina di metri, ma non è previsto alcun inserimento ragionevole. Così siamo costretti a farci largo tra la vegetazione per risalire verso la strada asfaltata, scavalcare il guardrail e fare un tratto contromano. Per fortuna in quel punto c’è una banchina molto larga, per cui non risulta una cosa troppo pericolosa, tuttavia la presenza di uno spartitraffico tra i due sensi di marcia ci costringe a procedere per un po’ in queste condizioni, prima di poterci immettere nella nostra corsia. Arriviamo a Benevento più o meno per l’ora di pranzo; visitiamo il teatro, l’arco di Traiano e facciamo un giro per il corso Garibaldi, pedonale. E per la pennica pomeridiana scegliamo un tranquillissimo giardino, pulito e silenzioso, con sculture di Mimmo Paladino.
Oggi è una giornata molto calda ma per fortuna, poco fuori città, cominciano le deviazioni nella campagna. L’Appia Antica corre dritto per dritto, in un continuo e dolce (ma non dolcissimo) saliscendi. Come ci spiegherà più tardi Luigi, massimo esperto dell’Appia Antica incontrato fortuitamente nelle campagne, ci sono varie ipotesi sul reale passaggio della Regina Viarum per queste colline e forse anche varie “Appie”, che venivano modificate a seconda dei terremoti, alluvioni ecc. Ci parla di un “Giove sedente”, una statua bellissima posta sul ciglio di una strada vicina (non quella percorsa da noi né quella che percorreremo), che ormai potrebbe anche essere nascosta dalla vegetazione e di cui nessuno sa nulla; lui ha trovato tracce solo nelle mappe di Napoli, ma le ha prestate in giro e non gli sono mai più tornate…All’epoca di suo nonno provarono a portarsela via legandola a dei buoi, ma ottennero solo di decapitargli la testa per cui adesso, oltre che sedente, è pure decollato.
In casa sua ha una pietra, il fatto che gli dedichiamo tempo gli fa piacere e così ce la fa vedere; dice di averla trovata nella sua proprietà, lì dove lui sostiene che passi l’Appia: è un basolo lavorato da un lato, lo tiene in giardino. Infine ci dà indicazioni per continuare a seguire l’Appia fino al Ponte Rotto, continuando a stupirsi per lo sforzo fisico che secondo lui stiamo facendo…. Lo salutiamo e proseguiamo il nostro saliscendi per le colline, fino ad arrivare al guado del Calore. Questo famoso guado, tanto atteso dal momento in cui mi ero resa conto che avremmo dovuto farlo, si presenta come poco più di un ruscello, ma poi scopriremo che quello è il Mele, un affluente, il vero guado ci toccherà domani; ce lo spiega Angelo, il proprietario del B&B “Artistico relax” di Castel del Lago. È un attore di teatro e fa degli spettacoli molto curiosi ed interessanti; è un conoscitore delle sue terre, della loro storia e delle popolazioni locali; anche con lui abbiamo avuto più di uno scambio nella serata, con racconti e storie. Relativamente al reale tracciato dell’Appia, lui ipotizza che in Irpinia fosse diventata una strada di poco conto e di cattiva fattura, per cui veniva rifatta spesso in punti diversi e non se ne trovano molte tracce.
Cominciano le salite, la tappa si preannuncia un primo assaggio di Appennino, ma le pendenze sono ancora relativamente tranquille. Con l’avvicinarsi delle Forche Caudine qualcosa inizia a ribollire dentro di noi, un orgoglio romano che comincia a scaldarsi fino a bruciare definitivamente sotto al cartello di benvenuto a Forchia, che recita così: “Antico comune dove nel 321 a. C. i fieri romani furono sconfitti dal popolo sannita”. Ma questa volta le Forche Caudine ci hanno fatto un baffo! Prima di…
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