L’itinerario ripercorre la quarta e ultima tappa del cammino di Oropa, inizialmente sviluppandosi sulle pendici del Mombarone, per poi attraversare il torrente Elvo e risalire sul sedime dell’antica tramvia la piccola valle boscosa del suggestivo santuario di Oropa.
Avendo dormito al Santuario di Graglia, o lasciato la macchina nel parcheggio, si parte di buona mattina facendo scorta di panini all’alimentari adiacente, che non lesina con la toma e gli altri prodotti locali.
Scesi dal piazzale si ritrovano i bollini gialli e neri all’incrocio e si procede decisamente verso destra, lasciandosi in breve l’abitato di Graglia e la strada asfaltata alle spalle. Si prosegue in quota per un paio di chilometri, su strada sterrata: il bosco si contende la scena con i pascoli e, sulla destra, lo sguardo può ancora spaziare sulla pianura circostante. Dirigendoci verso Sordevolo, si attraversa l’ultimo casolare isolato e si inizia a scendere a rotta di collo su un sentiero, che rivela nella parte finale un vecchio acciottolato. Dopo aver perso 200/250 metri di dislivello tocchiamo il punto più basso arrivando al torrente Elvo e al relativo ponte di pietra intitolato, come recita la targa, a Ambrosetti. Da questa lettura si viene distratti dallo scorgere, dal ponte, la ferrata dell’Infernone, che vi passa sotto risalendo la piccola gola del torrente. L’attacco della ferrata è infatti subito dopo il ponte, ma purtroppo al momento attuale risulta danneggiata e non praticabile a causa della recentissima alluvione di inizio Ottobre. La strada si allarga e si giunge a Sordevolo, di cui percorriamo via E. Bona fino ad incrociare un segnale che ci invita a girare nettamente a sinistra per risalire ed uscire dal paese (ma proseguendo per una cinquantina di metri fuori percorso si trova la panetteria, per fare uno spuntino con la specialità dolce del posto, le burrosissime “ciambelle”).
Il tracciatori ci portano un po’ a spasso nei dintorni del paese, facendoci passare prima in un breve tratto di bosco, per poi approdare ad una zona ricca di campi e pascoli, dove occorre fare bene attenzione a non perdere di vista i bollini. Nel dubbio, la strada giusta non è mai quella in piano: sebbene si tenga più o meno la stessa quota è tutto un saliscendi che porta verso Pollone ma senza entrarvi davvero, alternando boschi e prati. Si incrocia e si segue l’asfaltata via Bozzalla per un (non così breve) tratto in salita (che sale abbastanza da augurarsi di non farla sotto il sole), verso l’abitato di Chiavolino. Qui, come del resto già dall’inizio della tappa, le casette sono curatissime, con una bella vista e si trovano con sempre maggior frequenza dipinti murali della madonna nera di Oropa. (NB. Non ricordo in quale tappa di questo cammino un anonimo poeta locale scrive sul muro di casa propria qualcosa tipo: ”pellegrini lungo la via, dite anche voi un Ave Maria, che ci salvi tutti dalla pandemia”, in poche parole un genio.)
Dopo essersi infilati a sorpresa in mezzo alle case di Chiavolino si lascia definitivamente la civiltà per la seconda parte dell’itinerario, tutta bosco e sentiero in graduale salita. Dopo una decina di minuti si incontra il bivio cruciale della tappa: sulla destra si scende verso Favaro e di segue il percorso ufficiale, un po’ più impegnativo ma molto più boscoso e suggestivo, che però presenta alcuni guadi da evitarsi nei periodi molto piovosi. Noi infatti ci terremo a sinistra, sulla cosiddetta variante della tramvia, più asciutta e graduale nella salita ma meno selvatica. Mentre si sale, a poco a poco compare l’antica murata della tramvia sulla nostra sinistra e il sentiero si allarga: si incrocia anche un vecchio tunnel, evitando il quale il sentiero incrocia uno spettrale tavolino da giardino con sedie annesse che può fungere da sosta per il pranzo, se si sorvola sull’aspetto sinistro conferito (dalla nebbia) dal trovarsi così, nel bel mezzo di niente.
Dopo aver seguito la via in mezzo al bosco, scorgendo a tratti la SP144 o strada per Oropa, la si percorre per un breve tratto, prima di attraversarla e rientrare in mezzo agli alberi per gli ultimi minuti di cammino. È un vero peccato trovarsi anche se per poco su strada, ma la faggeta attorno toglie il fiato – gli alberi hanno già un’età considerevole – specialmente con i colori dell’autunno. Si arriva così al santuario di Oropa, bello e imponente, da vedere nella seconda parte del pomeriggio.
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