Si tratta di un Trekking giornaliero di media difficoltà e di lunga percorrenza, perlopiù su stretti sentieri con tratti su campo e una piccola parte finale su asfalto, circa 35 Km quasi tutti su costa con un dislivello che cresce nella seconda parte del tracciato per la presenza di alcuni canaloni che richiedono un continuo sali-scendi. Il dislivello complessivo è di circa 950 m con poco più di 170 m di altitudine massima. Il percorso non è segnato (consigliamo pertanto adeguata strumentazione) e richiede un’intera giornata di cammino.
La partenza non potrebbe avere cornice migliore: l’arco naturale di S’Archittu e la sua piccola spiaggia di prima mattina preparano lo spirito per una lunga camminata. Il monumento naturale è facilmente raggiungibile nell’omonima borgata marina del comune di Cuglieri (OR).
Una volta arrivati sull’arco consigliamo di procedere sul suolo calcareo per arrivare alla “grotta del Genovese” scavata dalle onde nella bianca roccia, e prendere sulla destra il facile sentiero che conduce alla falesia calcarea di “Cagaragas” dalla quale si ammira il borgo di S.Caterina di Pittinuri, la sua torre aragonese e la splendida baia.
Ridiscesi ed attraversata la spiaggia d ciottoli si sale verso la torre tramite una ripida e stretta scalinata che fiancheggia alcune case costruite a picco sul mare. Arrivati alla torre si prosegue tramite sentiero lungo varie insenature caratterizzate dalla bianchissima roccia calcarea. A tratti sembra di camminare sulla Luna. Si raggiunge il piccolo fiordo di “Su Riu ‘e sa Ide”, dove la luce che picchia sull’acqua colora il fondale di smeraldo. Per ritrovare il sentiero si dovrà scendere fino all’insenatura e risalire fino in cima sul lato opposto dove una piccola breccia nel calcare indica la ripresa della via. Si prosegue verso “Su Coduleddu” per ammirare il suggestivo crollo di un enorme porzione sferica della falesia calcarea.
Lasciata alle spalle questa località ci si allontana leggermente dalla costa per ritrovala mutata: dal bianco del calcare di passa al nero, da qui partono infatti i meravigliosi bastioni basaltici formatisi dalle eruzioni vulcaniche del Montiferru. Dopo un semplice sentiero si ariva ad un cancello (sempre aperto), dal quale il sentiero porta alla località “Cabu Nieddu”, da qui in primavera si può ammirare una delle più alte cascate a mare d’Europa. Passato il torrente (in secca d’estate) nel punto vicino al salto, si raggiunge la torre aragonese che prende il nome dalla stessa località. Se ci si affaccia dalla scogliera si potrà notare il tratto in cui il mare smeraldino è “pavimentato” da conformazioni basatiche esagonali (basalto colonnare).
Da qui il sentiero inizia ad essere meno battuto e spesso ci si deve affidare all’esperienza o ad una buona traccia GPS. Si attraversano alcuni terreni recintati, per accedere ai quali ci si deve avvicinare dalla parte della scogliera. Le torri costiere servono da faro indicando la direzione corretta. Ci si dirige verso la torre di Foghe prima della quale si dovrà attraversare il Rio Mannu, occorre fare attenzione per individuare l’inizio della discesa verso la foce, generalmente segnato da un omino.
L’incontro tra mare e fiume è meraviglioso ed il paesaggio intorno è mozzafiato, se si ha tempo ci si può concedere un bagno prima di salire alla torre e procedere verso quella successiva: quella di Ischia Ruja. Si lascia il Montiferru e si entra in Planargia. In questo tratto, fino alla torre successiva si possono incontrare diverse calette rocciose con piscine naturali dall’acqua limpidissima, ma soprattutto si ammirano dall’alto i suggestivi scogli di “Sa Corona Niedda”.
Questo tratto risulta essere il più faticoso del percorso in quanto la presenza di diversi canaloni costringe ad avventurosi sali-scendi o allontana dalla costa per la ricerca di sentieri sicuri. Diventa visibile la torre di Columbargia, tuttavia per raggiungerla è necessario allontanarsi dalla costa passando per il rifugio del corpo forestale, tra le pinete e attraverso una piccola lecceta, fino a rivedere il mare. Siamo finalmente vicini a Porto Alabe e dopo una camminata tra terra e sabbia si scorge la spiaggia che va attraversata per tutta la sua lunghezza.
Alla fine della spiaggia si sale verso la strada per percorrere l’ultimo tratto in buona parte su asfalto.
Consigli utili:
Poco prima del 14° km sarà necessario attraversare la foce del Rio Mannu, il passaggio è abbastanza agevole d’estate ma consiglio di mettere nello zaino delle scarpette leggere da scoglio in quanto il fondale (acqua al ginocchio punto più profondo), è composto da ciottoli su cui è fastidioso camminare scalzi. Meglio evitare di frantumarsi un dito a metà cammino.
Consigliatissimo nella bella stagione il costume da bagno, si raggiungeranno splendide calette nelle quali si potrà sostare (non troppo a lungo) per un tuffo rinfrancante.
D’inverno la costa è sferzata dal maestrale ed il livello del Rio Mannu sale, se pertanto si vuole camminare sul percorso in questa stagione occorre accertarsi delle buone condizioni meteo e mettere in conto di poter essere costretti a rientro una volta raggiunto il fiume. In ogni caso il percorso a bastone fino alla Foce non è affatto male. Considerata la lunghezza del percorso inoltre con le giornate corte invernali è necessario essere camminatori veloci per concluderlo tutto con la luce del Sole. Evitare il cammino in solitaria nel periodo invernale se non si è esperti e mettere nello zaino un buon cordino che può dar sicurezza nell’attraversamento. Portare buste o contenitori stagni per gli oggetti elettronici (cellulari, fotocamere, gps, etc).
Portare molta acqua, soprattutto d’estate, non si incontreranno fonti di acqua potabile.
Il percorso non è segnato, solo in alcuni passaggi si possono trovare “omini” indicatori, munirsi pertanto di tracciati.
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