Traversata da Tende (Francia) a Limone Piemonte
Mappato da Adriano (Compagnia dell’Anello)
La voglia di tornare in Valle Roya è ormai ineluttabile… Il Covid prima, e la tempesta Alex poi, ci hanno tolto per troppo tempo l’opportunità di gioire delle risorse escursionistiche che questa ineguagliabile valle racchiude.
L’ultima escursione della Compagnia dell’Anello fatta qui data ormai a quasi quattro anni fa quando da Tende risalimmo alla Chapelle de Saint-Saveur e di seguito alla Grotte des Hérétiques e al Rocher de Maïma e concludemmo il nostro anello tornando a Tende attraverso la discesa nella Forêt de Mayma.
Né le scarse corse del treno sulla tratta Cuneo-Ventimiglia ci sono state di aiuto, salvo per il percorso del balcone delle mimose da Airole a Ventimiglia del febbraio 2022 comunque non sufficientemente rappresentativo delle straordinarie peculiarità della Valle Roya.
Ma oggi riusciamo, almeno in parte, a lenire la nostra “voglia” di Valle Roya organizzando una bella traversata da Tenda a Limone su un percorso di interesse storico-naturalistico che si concentra nell’area fortificata del Colle di Tenda.
Per fare ciò, da Cuneo ci rechiamo in auto a Limone Piemonte dove parcheggiamo l’auto e saliamo sul treno delle 7:20 che in mezz’ora, dopo gli otto km in galleria sotto il colle di Tenda, una breve fermata a Vievola e il successivo tratto in galleria elicoidale, ci lascia alla stazione di Tende. Qui veniamo accolti da una folta pattuglia di Gendarmerie preposta alla vigilanza dell’ingresso in Francia di clandestini. I gendarmi controllano attentamente chi scende e tutti i passeggeri ancora sul treno.
Siamo ancora in zona d’ombra e la temperatura tende al freddo, ma il sole che inonda la parte alta del versante idrografico destro della vallata, ci fa ben sperare per il bel tempo che oggi accompagnerà e allieterà la nostra camminata.
Dalla stazione (820m), zaino in spalla, scendiamo sulla Rue Antoine Vassallo e imbocchiamo sulla sinistra la Route de la Pia sottopassando la ferrovia. Costeggiamo l’Hôpital de Tende e la cappella di Saint-Jacques e superiamo la Roya sullo stretto ponticello dopodiché troviamo sulla sinistra la balise 56 del percorso GR 52a – Le Sentier Panoramique du Mercantour che ci accompagnerà fino al confine.
Da qui inizia il ripido sentiero che risale la cresta tra la Valle Roya e il Vallon du Réfrei serpeggiando tra roccette e arbusti di ginepro, ginestra, leccio, erica… flora significativa per confermare che siamo ai confini tra la vegetazione alpina e la macchia mediterranea.
Dopo aver lasciato sulla sinistra la pista proveniente dal Vallon d’Arimande, la pendenza si attenua e poco più avanti il sentiero sfocia in una sterrata che si sposta sul versante di Réfrei traversando sotto la sommità del Mont Court (1719m).
In questo versante ci accompagna sulla nostra destra una bella panoramica sulla dorsale che da Cime de l’Evêque, Mont Bertrand e Cime Missoun raggiunge il Monte Saccarello, mentre in basso è visibile la caratteristica rocca cilindrica di Castel Tournou
Transitiamo presso una grangia pastorizia con tanto di folto gregge al pascolo custodito da due cani, un maremmano e un cane lupo, entrambi attenti e vigili nel seguire le nostre mosse, ma senza crearci preoccupazioni o difficoltà di sorta.
Seguendo ora il Vallon de Barmadallo, con tratti di fondo pietroso alternati a tratti erbosi, entriamo in una bella e ampia pineta con alcuni esemplari di piante “adornati” di vischio e, dopo qualche saliscendi, perveniamo alla Baisse de Lagouna (1677m) che è un crocevia per Vievola, per Mont Court e per altri itinerari verso i complessi militari fortificati dei dintorni.
Da qui inizia un altro duro strappo per superare i 300 metri di dislivello necessari per raggiungere Fort Tabourde (1977m), passando per il panoramico spuntone roccioso di Cime de Tavan (1912m).
I forti ottocenteschi del Campo trincerato di Tenda (oggi tutti in territorio francese in seguito al trattato di pace del 1947), realizzati tra il 1877 e il 1888 con grande dispendio di energie e risorse finanziarie (qui se ne contano almeno otto), nel giro di pochi anni divennero obsoleti a causa del progredire dell’artiglieria e furono rimpiazzati da più moderne opere in calcestruzzo facenti parte del sistema difensivo del “Vallo Alpino”. Il Fort Tabourde (Forte Taborda), oggi in forte stato di degrado per la rimozione delle lastre che ne proteggevano le mura,.era armato con 6 cannoni all’aperto ed era difeso da una guarnigione di circa 120 uomini.
Passando sul lato occidentale del forte ci troviamo di fronte uno spettacolo infinito che parte dal Monviso e arriva alle vette della Valle delle Meraviglie e più vicino il Colle di Tenda attorniato dalle fortificazioni e la strada dei cinquanta tornanti che scende giù fino all’ingresso francese della tribolata galleria stradale del Tenda.
Da questo punto parte una bella e ampia sterrata che taglia il ripido versante della dorsale risalente verso le Cime du Bec Roux (2210m) attraversando una serie di valloncelli, tra cui il Vallon de Cannelle dal quale diparte il corso d’acqua costituente la sorgente del fiume Roya. La ricchezza d’acqua di questa zona è anche dimostrata dalle numerose stalattiti di ghiaccio che si formano sulla scarpata della strada.
Arriviamo così comodamente al Col de Cannelle (1882m), dotato di sbarra, che costituisce il confine tra Francia e Italia.
Dal colle scendiamo sulla carrozzabile Limone-Monesi (o Via del Sale che dir si voglia) risalendola nel tratto che attraversa il Vallone Cabanaira fino alla Baita 2000, punto d’arrivo della cabinovia di collegamento con gli impianti di Panice Soprana (o Quota 1400) della Riserva Bianca sciistica di Limone. Qui è anche il punto di accesso ove nel periodo estivo, i mezzi che vogliono raggiungere Monesi percorrendo la Via del Sale, devono pagare un ticket (20 euro le auto, 15 euro le moto e 1 euro le bici).
E qui è pure il punto dove decidiamo di fermarci per la meritata sosta pranzo che oggi, con la presenza di ben tre quote rosa della Compagnia (Luisa, Mary e Maria Teresa), è addolcita da vari e assai graditi manicaretti!
Ma viene l’ora di riprendere il cammino per scendere verso Limone. Seguiamo la strada di servizio degli impianti sciistici che scende nel vallone Gherra sottopassando la seggiovia quadriposto Pian del Leone-Pancani. Questo impianto di risalita serve una delle piste più belle e frequentate della Riserva Bianca ed è posizionato in un punto strategico che permette il collegamento tra le piste di Quota 1400 e quelle della zona Sole.
Ammiriamo le sculture lignee della Capanna Niculin e, deviando sulla destra, affrontiamo l’ultima asperità della giornata che ci porta a scollinare, nei pressi del Gias Chiotto della Sella, nel Vallone del Lagone, ove troviamo, incastonato nell’anfiteatro della testata, il lago Terrasole, chiamato anche Lagone (1779m), sede di concerti estivi di musica dal vivo.
In questo passaggio possiamo contemplare un ampio panorama ove primeggiano il Bric Costarossa, il lontano Monviso, nonché il Monte Vecchio, il Colle Arpiola, il Bric Castea e il Bec Baral.
Proseguiamo sulla strada sterrata che lambisce la stazione d’arrivo della seggiovia Pian del Sole entrando in pieno nella parte più robotizzata della montagna, costituita dall’intera gamma di sistemi di risalita meccanizzati (cabinovie, ovovie, seggiovie, skilifts, tapis roulant…) e un numero infinito di cannoni sparaneve con tanto di bacino artificiale per per garantire la riserva di acqua indispensabile per il loro funzionamento insieme alla rete di grossi cavi elettrici per alimentarli. Tutto ciò per dare la possibilità agli appassionati di godersi l’ebbrezza della discesa sugli sci anche quando la neve vera non c’è…(sic!).
Arriviamo fino alle Maire Buffe (1518m) dove abbandoniamo questo eden artificiale dello sci e finalmente possiamo immergerci nell’ambiente più naturale del bosco di faggi della Tirela scendendo sul sentiero fino ai Casali Brick.
Poco più avanti raggiungiamo la Cappella di San Giovanni (1224m) e la strada dell’omonimo vallone che scende verso il maneggio ed entriamo nell’abitato di Limone (987m) dove ammiriamo, poco prima del parcheggio, la bella cappella del ‘600 dedicata alla Beata Vergine delle Genitrici (localmente chiamata confidenzialmente Cappella della Madonnina) e concludiamo così la nostra bella traversata. Ripensandoci: se ci aggiungiamo l’andata in treno potremmo chiamarlo anello…ibrido!!!
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