La tappa è la prima di una serie di tre prettamente collinari. Si abbandonano così per qualche giorno le vicinanze del Tevere per continuare però ad assecondarne il percorso lungo la media valle, ma dall’alto.
Da tenere presente come Todi sia tappa di ben tre cammini differenti: La via Amerina, la Via della Luce e il celebre Coast to coast che negli ultimi anni sta conoscendo sempre maggior successo unendo Mar Adriatico e Tirreno. Questa tappa coincide con la decima di questo percorso molto frequentato, a riprova anche della bellezza generale di questa porzione di Umbria e di questo tratto di collina.
Il percorso è in buona parte dettato dalla necessità pratica di evitare la strettoia della valle in coincidenza del bacino artificiale di Corbara dove è complicato reperire un unico percorso pedonale sicuro. La valle infatti è percorsa in questo punto dalla trafficata e pericolosa strada dei Baschi.
Lo scollinare permette di allontanarsi da tale arteria godendo però anche dei più classici paesaggi collinari umbri, fatti di silenzio totale e natura minuziosamente curata e accudita.
Un buon punto di partenza è sicuramente il celebre tempio di Santa Maria della Consolazione, nota per la sua architettura a una sola navata circolare e per le dodici imponenti statue degli apostoli che custodisce. Affacciata sul lato sud del promontorio di Todi è facilmente raggiungibile dopo aver lasciato Piazza del Popolo e aver percorso Via Augusto Ciuffelli (lungo la quale, alla propria sinistra in cima alla scalinata il Tempio di San Fortunato e il prospiciente monumento dedicato al celebre religioso e poeta Jacopone da Todi) ed essersi affacciati dal belvedere Oberdan proprio a ridosso del Tevere prima di ridiscendere i giardini della Rocca.
Seguire quindi in discesa la grossa strada che passa di fronte alla chiesa SR79bis Orvietana per andare a raggiungere (lungo strada non protetta per il pedone) il primo grosso bivio circa 450 mt più a valle che scende in discesa verso sinistra in direzione dei paesi Camerata, Iazzalini e Fiore lungo laSP380 Strada di Pontemartino.
Anche in questo caso -e per almeno un chilometro abbandonate- porre la massima attenzione lungo il percorso perché la strada, per quanto non molto trafficata, non prevede alcun tipo di marciapiede e si snoda lungo alcune curve cieche.
Camminando sempre in discesa raggiungere così un piccolo ponticello sul Torrente Naia,posto subito dopo un edificio isolato ristorante/bar/tabacchi (trattoria Cibocchi) alla propria destra. Attraversarlo e al grosso bivio girare a destra ormai in piano per continuare sempre sulla SP380 puntando il lungo rettilineo in direzione Asprolie Orvieto.
Dopo circa un altro chilometro sempre lungo asfalto porre attenzione al bivio a sinistra in direzione Asproli. Si tratta di una piccola stradina asfaltata, Vocabolo San Sisto, in forte salita fra i campi. Imboccarla per poi continuare dritto appena il bivio davanti a sé si fa sterrato. La carrareccia si riunirà in alto di nuovo con il vocabolo ma avendo accorciato di qualche centinaio di metri e avendo evitato così il fondo asfaltato che si ritroverà in coincidenza ad alcuni bei rustici agricoli ben ristrutturati in pietra grigia alla propria sinistra.
Continuare dritto fino a raggiungere la piccolissima località di Porchiano. Per quanto lungo strada, il cammino è assolutamente piacevole e l’aver guadagnato quota regala già belle vedute sulle colline e al fondo, in direzione nord, sulla valle del Tevere.
Porchiano è in realtà un gruppo di poche case poste alla propria destra nel senso di marcia ed è ben distinguibile dal piccolo viale di bassi alberelli al suo imbocco e da un minuto monumento ai caduti posto a metà via.
Continuare dritto invece sull’asfalto di prima per continuare fra piccoli sali e scendi spesso nel bosco a guadagnare quota fino a raggiungere l’altro alto piccolo centro abitato che è Asproli distante circa 4 km.
All’ingresso del paese, sulla destra un piccolo parco giochi recintato in coincidenza con il bivio a sinistra dove un cartello stradale indica il paese di Iazzolini. Ben visibile a circa venti passi una colonnina votiva in mattoncini rossi con un crocefisso. Sorpassarla tenendosela a sinistra puntando il tetto di un edificio agricolo un po’ più in basso dritto a sé lungo la stradina sterrata.
Non abbandonarla più per almeno un chilometro scendendo sempre in leggera discesa fra boschi e campi coltivati in un incantevole paesaggio collinare, assolutamente quieto e silenzioso.
Porre attenzione a lasciare la sterrata per piegare a destra all’unico bivio ben visibile in discesa e sterrato a sua volta che costeggia un’uliveta a destra nel senso di marcia. Il fondo prenderà quello dissestato e stretto tipico del sentiero e andrà a perdere fortemente quota fra la vegetazione fino ad andare ad attraversare il Fosso Chiugena dopo aver costeggiato un ampio prato e che rappresenta non solo il confine fra le municipalità di Todi e Baschi ma anche fra le provincie di Perugia e Terni.
Il sentiero risale velocemente nel verde con alcune rampe anche ripide e un paio di passaggi potenzialmente esposti. Senza abbandonarlo mai diventa una piccola sterrata Vocabolo Monnaine che in rettilineo taglia per i campi in leggera salita verso l’abitato. Superare così diverse abitazioni rustiche alternate alla campagna su entrambi i lati fino a quando, in circa 20’, il vocabolo si fa asfaltato su Via della Chiesa che proseguendo dritto in salita, porta nel mezzo dell’abitato del piccolo borgo di Acqualoreto proprio al di sotto della bella torre sopra l’antica porta. Si tratta di un gruppo di case isolato e poco conosciuto ma che merita sicuramente una piccola visita nel suo interno e fino al belvedere prospiciente le colline boscose sul lato opposto del paese rispetto all’ingresso sotto l’arco.
A pochi passi dalla torre, andando dritto invece, una piazza con stele commemorativa dei caduti e un piccolo circolo con bar.
Sulla piazza quindi proseguire andando a sinistra sulla strada principale che è via dell’Impero e imboccare subito la strada che si innesta da destra in diagonale dopo circa 50 mt e che è Via di Santa Caterina.
Non abbandonarla mai per almeno 45’ di cammino. Si tratta di una piccola sterrata adatta anche alle automobili e si di servizio alle case isolate di quella zona e che va a sbucare a pochi passi dall’ampio piazzale posto di fronte la rocca del borgo di Moruzze, ancora più quieto e perso in mezzo al meraviglioso nulla di questa porzione di Umbria.
Un pozzo di pietra bianca è nel centro del piazzale proprio al di sotto del torrione merlato.
Andando in leggera discesa lungo la piazza puntare l’albero lasciandosi il pozzo alle spalle e imboccare la stradina che costeggia sulla destra l’edificio posto dietro l’unico albero e che dopo una cinquantina di metri piega a gomito verso destra. Seguirla fino in fondo per piegare poi a sinistra e al bivio e poi subito a destra per continuare.
Seguendo la segnaletica rossa e bianca del Cai si raggiungerà Civitella del Lago in poco meno di due ore di cammino prima su sentiero (anche ripido nella discesa) e poi su comode mulattiere fino ad avere l’abitato in vista. È da tenere presente come si tratti di una zona particolare da punto di vista geologico, caratterizzato da diversi inghiottitoi carsici dei quali il più profondo quello del “Vorgozzo”voragine di 72 mt di profondità.
Molto particolari anche le diverse “Buche del vento”che si incontreranno lungo il cammino. Si tratta di spaccature nella roccia che a seconda dell’ora della giornata, emettono un forte getto d’aria fredda oppure ne risucchiano dall’esterno. Il fenomeno è dovuto alla presenza in profondità di un grande complesso ipogeo: la differenza di temperatura tra interno ed esterno causa una differenza di pressione e quindi un flusso d’aria. Finora non è però stato trovato nessun ingresso che porti al complesso sotterraneo.
Da segnalare a Civitella del Lago il piccolo museo dell’Ovo Pinto, un piccolissimo spazio dedicato alla raccolta di questa inusuale forma di arte che attira qui moltissimi curiosi.
Il borgo inoltre offre senza dubbio i paesaggi e i tramonti più suggestivi della zona sul sottostante Lago di Corbara, la valle del Tevere e l’omonimo parco fluviale sull’altra sponda, con al fondo il profilo della cittadella di Orvieto bagnata dal fiume Paglia.
Commenta con Wordpress