Questa antico passaggio dal nord Europa alla penisola italica lo segnarono uomini vecchi di migliaia di anni. Cosa c’era quando vi misero piede per la prima volta? Solo boschi, aquile e vento. Oggi una fila di tir, di macchine, centinaia di treni, decine e decine di bici. La storia è passata di qui: soldati, mercanti, artisti, pellegrini. Tra tutto quel che c’è stato, a me piace contrassegnare il nostro passaggio con le frasi di Goethe e del suo Viaggio in Italia, del 1786, scritte proprio a Brennero: “[…] L’albergatore mi domandò se per avventura io non volessi partire; mi disse che splendeva la luna, che la strada era buona, e tuttochè io sapessi benissimo che abbisognava al mattino per tempo dei cavalli per altra corsa, che desiderava riaverli nella notte, e che pertanto il suo suggerimento non era punto disinteressato, siccome però corrispondeva questo al mio desiderio interno, lo accettai per buono. Il sole era ricomparso sull’orizzonte, il vento era tollerabile; posi in ordine il mio bagaglio, ed alle sette sali in vettura. L’atmosfera era limpida, e la sera bellissima. Il postiglione sonnecchiava, ma la strada era buona, ed i cavalli, assuefatti a percorrerla, correvano rapidamente nella discesa; giunti ad un tratto piano, rallentarono il loro corso. Il postiglione, svegliatosi, ridestò il loro ardore, e camminando a traverso alle rupi, non tardai ad arrivare all’Adige. La luna splendeva; tutti gli oggetti che mi circondavano assumevano proporzioni grandiose. Alcuni molini, i quali sorgevano fra mezzo a vecchie piante di pini sul fiume spumeggiante, erano veri quadri di Everdingen. Allorquando arrivai, verso le nove, a Sterzingen mi si disse che avrei pure potuto continuare il mio viaggio, e quando arrivai al punto di mezzanotte a Mittelwald, trovai tutti addormentati, ad eccezione del postiglione, cosicchè potei proseguire la strada fino a Brixen, e di lì a Colman, dove arrivai sul fare del giorno […]”.
Il percorso
Dalla torre civica “Delle Dodici” di Vipiteno si va verso il Centro Turistico e andando a destra si passa vicino alle scuole, dunque si sale con delle scalette sopra l’argine dell’Isarco e con ponticello lo si supera, svoltando a destra per Via Mulini. Si passa sotto la statale e andando a sinistra si passa sotto la ferrovia, dunque ancora a sinistra e ci sentiamo già fuori da Vipiteno, con una strada che sale. Questa strada dopo breve diventa brecciata, piacevole alle suole del camminatore, arriva ad una sbarra verde e qui andiamo a sinistra, seguendo le indicazioni Colle isarco 1 ora e 20 minuti. Dopo breve troviamo una deviazione a sinistra per un sentiero ancora più piccolo, da prendere. Non troppo e ci troveremo in un punto un po’ strano da decifrare, nel bosco: bisogna andare a destra in salita e poi seguire, all’altezza di una panchina, i segni nero-gialli e bianco-rossi del sentiero 21b. Arriviamo ad un altro incrocio e andiamo a sinistra in discesa seguendo le indicazioni per Colle Isarco. Come dice il buon Pietro Vertamy “si ritorna a vedere la luce all’altezza di un bel maso” e qui andare a destra per asfaltata, giungendo ad una frazione con latteria, dopodiché, sempre seguendo le indicazioni, si passa vicino al Castello di Strada. Dopo nemmeno 100 metri da esso lasciamo l’asfaltata per un sentiero a sinistra nel bosco. Si esce dopo una decina di minuti sulla ciclabile e si va a destra, passando sotto ai giganti piloni dell’autostrada, poi siamo a Colle Isarco.
Dalla chiesa principale del paese andiamo per stradina accanto al cimitero e uscendo da questo andiamo a destra al bivio a T. Pochi metri e andiamo a sinistra, quindi imbocchiamo sentiero a destra per campi. Si esce su strada asfaltata e si va a sinistra, poi ancora a sinistra facendo i tornanti. Un paio di essi e si reintercetta la ciclabile, da prendere a destra, pista che avevamo lasciato a Colle Isarco. Passiamo vicino alla vecchia stazione della Mocucco – Schelleberg, il che significa che siamo su di una vecchia ferrovia dismessa e riconvertita. Ci sono delle gallerie, un tratto lungo e rettilineo, dopodiché prima di Terme di Brennero c’è uno sbarramento (ma i lavori potrebbero finire presto). Noi che siamo a piedi abbiamo fatto finta di nulla e siamo andati avanti fino alle reti, passabili a sinistra, poi dopo la chiesa del paese abbiamo preso la passarella degli operai che supera la ferrovia e siamo usciti dal cantiere passando in un buco sotto la rete. Dunque si riprende la ciclabile e costeggiando un giovane Isarco si giunge, in 4 km, a Brennero.
Questa antico passaggio dal nord Europa alla penisola italica lo segnarono uomini vecchi di migliaia di anni. Cosa c’era quando vi misero piede per la prima volta? Solo boschi, aquile e vento. Oggi una fila di tir, di macchine, centinaia di treni, decine e decine di bici. La storia è passata di qui: soldati, mercanti, artisti, pellegrini. Tra tutto quel che c’è stato, a me piace contrassegnare il nostro passaggio con le frasi di Goethe e del suo Viaggio in…
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