“Gli oggetti che porto con me nello zaino sono come cinquanta amici di un’importanza inimmaginabile. Gli oggetti, per chi si sposta, non sono solo cose, ma mondi di possibilità. Non hanno una funzione, ma un ruolo. Ho dovuto scegliere alcuni e altri no, a malincuore, ma quelli che ho scelto… li guardo e mi commuovo”.
Il percorso
La prima parte di questo percorso ricalca il tracciato che ci hanno mandato tempo fa e che costituisce la prima mappatura del nostro sito, ad opera dell’Associazione Culturale l’Ortica di Viterbo. Ecco la prima parte…
Si accede al borgo di Vitorchiano attraverso la porta principale. Si prosegue fino ad arrivare alla piazza centrale, dove si trova una bella fontana in pietra. A questo punto, proseguendo a sinistra potrete continuare la passeggiata nel borgo, sulla destra invece si trova un piccolo fontanile, utile per riempire le borracce e rinfrescarsi prima del cammino. Proprio tra la fontana e il fontanile comincia il nostro sentiero, con una scalinata che ci accompagna rapidamente fuori dal paese. Gli abitanti di Vitorchiano conoscono bene questo tratto, perché conduce alla graziosa chiesa di San Michele Arcangelo, patrono del paese.
Proseguiamo sempre sul sentiero principale, a volte un po’ coperto dai rovi e dalle belle piante di fitolacca e bardana. Si passerà tra un imponente masso e una chiesa da poco restaurata. Arriviamo rapidamente in un grande piazzale con alcuni tavoli e panche di legno. Girandosi e alzando lo sguardo ci si potrà rendere contro dell’imponenza della rupe sulla quale è sorto il paese di Vitorchiano. Questa scena appare inoltre nel film Brancaleone, quando il prode condottiero assieme alla sua fidata truppa entrano in questo paese insolitamente silenzioso e spettrale…
Si percorre tutta la piazza e si sceglie il sentiero di destra. Dopo pochi metri si attraversa un piccolo ponticello davanti al quale si può osservare una grande vasca di peperino. Proseguendo a destra si può visitare la chiesa di San Michele, ma noi svoltiamo a sinistra costeggiando il torrente Vezza. Grazie ai numerosi alberi questo tratto di sentiero è sempre all’ombra, cosa molto piacevole nei mesi estivi.
Sulla destra si possono osservare i ruderi di una chiesa, purtroppo oramai invasa dai rovi.
Arrivati ad un bivio, si sceglie la strada di sinistra, in leggera pendenza. Osserviamo numerosi noccioli, un grande sasso ed un noce dalla dimensioni notevoli.Incrociando una stradina, si decide di proseguire sempre avanti, cominciando una breve e poco impegnativa salita. Per gli appassionati di frutti particolari, si segnala un piccolo impianto di giuggioli.Si arriva dunque ad un cartello con scritto “Volpara”, il nome di questa zona. Si prosegue dritto e comincia una discesa con un bel noccioleto.Ad un bivio con delle grosse querce, si prosegue a sinistra in discesa. Qui invece, all’altezza del cartello “Fosso Gaia”, con una piccola deviazione si potrà passeggiare in un vigneto di uva fragola ormai abbandonato ma comunque produttivo…
Da qui invece inizia la nostra descrizione:
Dopo un ponticello mal messo sulla sinistra c’è la possibilità di guadare ed entrare in un noccioleto. Se andate avanti incomincerà la salita che porta a Corviano e saprete di essere andati troppo oltre. Subito dopo il guado troverete sulla sinistra un omino di pietre sovrapposte (foto), lo passate e vi mantenete lungo la collina, in direzione nord, fino a trovare un sentiero che conduce ad un cancello. Sulla sinistra c’è un passaggio e in qualche metro siete alla strada asfaltata e al ponte sul Vezza che va imboccato a destra.
Questo pezzo appena descritto è un po’ difficile e va seguito con attenzione specialmente usando i riferimenti del tracciato gpx.
Oltrepassato il ponte asfaltato va seguita la strada per almeno trecento metri e quando la strada svolta in salita a sinistra, a gomito, imboccare a destra Strada Camorello. Questa strada bianca, al principio costeggiata da un canale dell’acqua che conduce ad una centrale dell’Enel, va seguita per un buon tratto (circa 20 minuti) non curanti delle deviazioni e in prossimità dello sperone di pietra bianca ben evidente e inquietante per la sua altezza (che dovremo scalare!) imboccate il sentiero a sinistra che si inoltra nel noccioleto. Arriverete così ad un muretto a secco che vi farà accedere, salendoci sopra, ad un sentiero che sale a sinistra (foto). Quando il sentiero entra nella valle e la valle si stringe noi ci dobbiamo inerpicare a sinistra e dopo breve troviamo delle grotte per il pascolo (foto). Proseguiamo e raggiungiamo in 5 minuti una strada più evidente che sale a destra. La prendiamo e in qualche minuto siamo in un noccioleto. Abbiamo scavallato la forra e ora la strada per Grotte è semplice. Infatti dobbiamo costeggiare il noccioleto andando a destra. A sinistra si apre lo scenario del Monte Cimino. Costeggiando quindi il noccioleto si arriva vicino ad un’azienda agricola, quando troviamo la strada sterrata giriamo a destra e poi subito a sinistra verso dei Silos (foto). Arriviamo, dopo un cancello verde e una casa, alla strada provinciale che va presa per 500 metri a destra fino ad incontrare la strada bianca Pozzali. La imbocchiamo a sinistra. Davanti a noi Grotte Santo Stefano. Troverete il passaggio sopra la ferrovia (foto) e andrete sempre dritti nella stessa direzione. Girate per la strada Danzera a destra e arrivate ad un altro bivio che imboccato a destra ci conduce a Borgo le Case che rappresenta il primo abitato rialzato di Grotte.
Appena inizia la strada asfaltata girate a destra e appena rincomincia quella sterrata a sinistra. Questa strada si chiama Strada Macchiarella e veniva usata per andare dalle case al poggio. La strada scende e poi risale nel centro abitato. Qui è possibile vedere molte e bellissime grotte da cui trae nome il paese.
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